Hjalmar Flax, Cara nonna

Otto poesie di Hjalmar Flax
tradotte da Emilio Coco
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Rimbalzi/Rebonds (1)
Yves Bergeret
R I M B A L Z I
Vita e metamorfosi di otto poemi di montagna
REBONDS,
Vie et métamorphose de huit
poèmes de montagne.
Tratto da Carnet de la langue-espace.
Traduzione di Francesco Marotta.
Spedizioni cosmiche
Nikola Šop
Spedizioni cosmiche
I
Miracolo, miracolo.
Inclinati noi guardiamo
la notte capovolta.
Quel che prima fu su di noi, nei cieli
infiniti, in alto,
ora profondo sotto di noi sventola,
si agita, oscilla.
3 di > Yannis Yfandìs
3 (poesie) di Yannis Yfandìs
tradotte da Massimiliano Damaggio
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David La Mantia, Gesti lievi
Per anni abbiamo finto
di vedere male l’ago nel braccio,
gli artigli degli amici, il fresco taglio
dell’erba, il colpo sul collo secco
del coniglio allevato per la morte.
La morte. Eppure sì,
sarebbe stato semplice seguire
passo per passo quel dolore, senza
annusare la muffa, senza mai
adagiarsi, attutire il respiro, senza
seguire il corteo, la fila nera.
Sì, sarebbe stato bello chiamarci
al mattino con veri nomi, David
l’amato e Margherita la perla,
imparare a toccare le crepe
reciproche, visitare a sera
i nostri occhi recisi, coltivare
la fragilità della foglia
di basilico, perdonarsi
e chiedere perdono, riconoscersi
come fratelli e come amanti
nel comune ventre, essere terra
nella pianura lieve, accogliente.
Ultima serie nera
Giuliano Mesa
I
tranne lì,
dove la mente si affatica a cercare silenzio,
e il corpo che ancora un passo,
ancora un sudore
*
La poesia: due o tre cose che so di lei
Incontro con Stefano Raimondi, Teatro Franco Parenti di Milano, 25 maggio 2022 ore 18,30 LA POESIA: DUE O TRE COSE CHE SO DI LEI
3 di > Stràtos Kossiòris

3 (poesie) di Stràtos Kossiòris (Στράτος Κοσσιώρης)
tradotte da Massimiliano Damaggio
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Scritto 76
(per Stefano Raimondi)
La cisterna-prigione – in fondo alla quale si fu gettàti a giacere – si rovescia in spazio ascoltante, in silenzio significante, in soglia.
Nulla di quello che filtra per gl’interstizi va perduto dall’orecchio di chi, giuseppe sepolto sotto i passi d’ignari transitanti, stringe nel suo rannicchiarsi in posizione fetale la chiave dell’aprire, la pietra focaia dell’illuminare, il pugno di farina figliato dal germogliare.
Forse c’è buio in fondo alla cisterna, ma certamente c’è la luce dell’ascoltare, del vedere i sogni altrui, del fantasticare.
Forse c’è la durezza del fondo di pietra impermeabile, ma certamente c’è la tenerezza di un giaciglio di parole, di musica, si sommesso sperare.
Ascoltare è l’etica del dire.
Finestre
Rainer Maria Rilke
Finestre
Traduzione di Lucetta Frisa.
I
Basta che ad un balcone
o nel riquadro di una finestra,
sosti una donna… e già lei è perduta
senza che sia mai apparsa.
E se solleva le sue braccia
per annodarsi i capelli – tenero vaso,
quanta enfasi alla nostra perdita
dedichiamo e al rilievo dell’infelicità?
Water melody / 3 (Bevendo il vino 1-5)

Sulla poesia di Giannino di Lieto
L’effetto della poesia
Hugo von Hofmannsthal
Si lasci che noi artisti siamo con le parole come altri con le pietre bianche o colorate, col metallo sbalzato, coi suoni affinati e con la danza. Ci si apprezzi per la nostra arte e però si lodino i retori per i loro principi e la loro foga, per la sapienza i saggi, i mistici per le loro illuminazioni. Ma, se ancora si volessero confessioni, le si trovi nelle memorie degli statisti e dei letterati, nelle confidenze dei medici, delle ballerine e dei mangiatori d’oppio: per coloro che non sanno distinguere l’elemento materiale da quello artistico, l’arte è assente in ogni caso; ma certo anche per loro esistono cose scritte a sufficienza.
Il danzatore Malige
Stefanie Golisch
Il danzatore Malige
Ho riletto in questi giorni un breve racconto del poeta Johannes Bobrowski (1917-1965) che si intitola Il danzatore Malige e che è ambientato nell’agosto del 1939. In una piccola città polacca un gruppo di soldati tedeschi attende. Non si sa – non sanno – che cosa. Ammazzano il tempo giocando a carte, dormendo, bevendo, condividendo barzellette. Tra di loro si trova il danzatore Malige, un artista di varietà, un outsider per natura.
3 di > Yòrgos Kartàkis

3 (poesie) di Yòrgos Kartàkis
tradotte da Massimiliano Damaggio
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Anatomia dell’estate
Stefanie Golisch
Anatomia dell’estate
Für ein Bonbon leb ich weiter
Else Lasker-Schüler
I
Quasi mezzogiorno.
Quando la calura divora le anime. E
a sud, gridano aiuto le cicale.
Il tempo è quello degli inizi. E
tu eri in questa ora spaventosa il
mio spavento e io ero il tuo
spavento
3 (inediti) di > Manòlis Anagnostàkis
Traduzione e introduzione di
Crescenzio Sangiglio
Le poesie che seguono non risultano inserite in nessuna raccolta di Anagnostakis. E sono del tutto sconosciute, praticamente sono come inedite, essendo apparse una sola volta, rispettivamente negli anni 1945, 1946 e 1947, nella rivista anti-regime Ελεύθερα Γράμματα, “Lettere Libere” poi eliminata dalla circolazione e letteralmente scomparsa e inesistente. Sono state ultimamente ritrovate dallo studioso e ricercatore Vassos Vomvas che le ha affidate allo scrivente per la traduzione italiana.)
Marotta tradotto da Polymou

να γράφεις είναι μια μοίρα που τρέφεται από τον ίσκιο των ωρών
το ερωτικό αγκάθι όποιου δεν αφήνει τίποτα πίσω του
για να ‘ναι στάχτη, στοιχείο του ανέμου
είναι χαραγμένο πάντα με γράμματα φωτιάς
μες στις ίριδες των σημαδιών που σέρνει – ένα υμνολόγιο
ταπεινό, μια σύνοψη βημάτων δίχως ίχνη
ξεχειλίζει συλλαβές αθωότητας και μνημούρια άμμου
από το σιωπηλό λαγήνι που ξεδιψά τα χείλη,
όταν νοσηρές λέξεις άριας αποσπώνται απʼ τα χέρια
συνθλίβονται στην αδιόρατη άβυσσο
μίας σελίδας
*
scrivere è un destino covato dall’ombra delle ore
la spina amorosa di chi non lascia niente alle sue spalle
perché essere cenere, sostanza di vento
è inciso da sempre a lettere di fuoco
nelle pupille dei segni che trascina – un canzoniere
infimo, un breviario di passi senza orma
tracima sillabe d’innocenza e memoriali di sabbia
dalla brocca silente che disseta il labbro,
quando parole malate d’aria si staccano dalle mani
precipitano nell’impercettibile abisso
di una pagina
leggi il resto su La macchina sognante
leggi anche un’intervista di
Evangelia Polymou a Francesco Marotta