(Tratto da: Hairesis, Milano, Biagio Cepollaro Edizioni, E-book “Poesia Italiana”, 2006)
Conosco dimore
dove vivono genti del sud
uomini antichi
solcati da penombre di silenzio.
Li ho visti entrare
in ogni pianto.
Presenti al dolore di ogni sera.
Le voci che bussano alle porte
di labirinti ciechi
nelle mani fiaccole di vento
e l’anima sui gradini
in attesa dei passi
di ogni assente.
Dialoghi di vite periferiche sopravvissute
voci di naufragio
intanto che rotola tra illusorie risa
questa stagione di sonno –
arida distesa di sterpi
dove spighe d’incendio sono il frutto
maturo dei giorni e la terra
è un sigillo di ostinato silenzio
nel vento che ripete
inascoltato
l’ultima sillaba d’acqua alle sue sabbie.
Dove le case abbracciavano l’infanzia degli alberi
e le mani
riarse
cingevano di sudore
la zolla dove nasce il temporale –
dove la pietra sorgiva ai margini di un fosso
era febbre di raccolto
e una rosa popolata d’alba
guardava crescere la città degli uomini
pochi vecchi testimoniano ora
memorie frantumate
gettate in pasto a una morte anonima
– lente figure insonni
che vegliano abissi e voli
fuori dalla notte delle parole
custodi di un grido che passa inosservato
nelle strade dove non hanno nome
dove le sillabe che si univano
per dare voce al mondo
diventano cenere
arabeschi di sogni
dilaniati dal morso di bestie affamate.
Io li ho visti vivere e lottare
coltivare semi di speranza
tra solchi malati di abbandono
riconoscersi simili alle foglie
nel dolore sacro
degli autunni
abitare dimore senza muri
aperte al passo stanco dei viandanti
asili dove approdano le sere
per sciogliere a lume di canto
gli alfabeti di neve
raccolti nel cammino –
li ho visti là
sull’arco d’amore del mio sguardo
strappare alle derive del tempo
brandelli di esistenze profili di volti
reliquie da custodire come doni
nel calice inviolato
di fraterne labbra.
Ho visto i loro occhi
accamparsi vigili e sicuri
nella quiete segreta degli astri
dove il seno pudico delle madri
allattava i ricordi e il domani
coi suoni partoriti dentro l’ombra –
intorno al collo
portavano fieri il fazzoletto nero
che li consacra per sempre
compagni di ogni pena
gli orli fasciati di rosso
per costruire legami
nel colore che annulla le distanze
Li ho sentiti
parlare all’orecchio del cielo
di storie raccattate per strada
al ritorno da guerre mai vinte
urlare accenti di rifiuto
contro i passi festanti
sulle macerie dimenticate di ieri
sul sangue versato
dove mai si raccoglie
un pensiero –
conservavano immagini dolenti
di case diroccate alle spalle
l’esilio e la fame
nei deserti di paesi lontani
la luce del ritorno
incisa sulla pelle
nei segni dell’unico orizzonte
dove non ha tramonto
Oggi sono vele
che lentamente scivolano
nella schiuma innaturale delle acque
verso l’approdo di soli sconosciuti
sono fuochi di pupille
visibili
a chi si china con labbra devastate
a chi ferito
dentro l’onda cerca
il cristallo che spegne la sua sete
i giorni taciuti alla sua vita –
sono volti impressi
sullo specchio nascosto della luna
mani che scavano
sentieri di memoria
traversando il lampo
delle stagioni negate alla terra…
Parlo di mani in forma di sorgenti
levate a frugare tra i sassi
per scacciare
notte
e arsura
mani da lungo tempo spente
lungo le rovine degli anni
ma vive nel cuore
come lingue che ancora gridano
al morso aspro della spina
lingue di fiumi senza rive
che fioriscono nell’aria
alfabeti
evasi dalla morte
tracce indelebili
di trascorse
acque
sillabe gravide di linfa
da stringere nel pugno
per sentirsi
almeno un giorno
più forti dell’oblio
Parlo di voi
testimoni silenziosi
mentre nel cielo trascorre
da lontananze di rimpianto
la preghiera di corpi
che si levano
al chiarore del mattino
steli che nella luce allevano
nuove radici
per camminare eretti
Ha il vostro profilo
l’ora
che lacrima parole
fedeli al passo
del vento e delle messi
accimate in presagi di futuro –
mormora i vostri nomi uno a uno
il canto della spiga
che matura il pane
nel respiro visibile dei campi
la fonte
sulle cui labbra la terra declina
e si concede all’abbraccio della sera
alla purezza
di quarzo
delle stelle
E’ quanto di voi rimane
ogni ombra
dagli occhi recisi
che dal suo grembo colmo di voci
va seminando albe
nelle città del vuoto.
***
Quando bellezza e sostanza lasciano senza fiato. Come deve essere.
grazie
jolanda
Grazie, di cuore.
fm
“Conosco dimore
dove vivono genti del sud
uomini antichi
solcati da penombre di silenzio.”
è la sensazione che provo quando torno al mio paese e cammino per i vicoli deserti, rare porte mostrano segni di vita, sulla soglia un vecchio e tanto silenzio, e guardando quegli usci chiusi echi lontani si avvicinano e i vicoli ridiventano lo spazio di giochi infiniti di quella che fu la mia infanzia e quella del mio paese, che come tanti paesi del sud ha prodotto generazioni di emigranti. Hai saputo con poche parole raccogliere e moltplicare il mio sentire. Grazie Lucia
Ti ringrazio Francesco, mi hai fatto rivivere ricordi sopiti, lontanissimi in lontane terre del sud…le mani di mio nonno porgono una melagrana a mia madre in una sera di polvere di ulivi biancazzurra…i muri a secco lentamente si sgretolano…
rita
La dimora del tempo sospeso: è affascinante …. e terribile …. Li ho visti entrare uomini antichi e stanchi (ma non i soli purtroppo) E’ quanto di voi rimane … nelle città del vuoto. (La dimora… è un bel titolo per un libro. come pure per soglie…. certo…. ma dimora di più…. no? sembra quasi tu stia cercando il tempo giusto. Ti seguo).
wip
Grazie a tutti per la bontà.
fm
“…mormora i vostri nomi uno a uno
il canto della spiga…”
Quei nomi stanno inscritti dentro di noi, fanno la nostra sostanza e ci chiedono di continuare quel lavoro e di dare senso a quel sudore.
Grazie, Paola.
E’ proprio quella “sostanza” che impedisce di “addormentarsi” e impone di vigilare, soprattutto nei momenti cruciali: quello che stiamo vivendo, è uno di questi.
fm
Francesco, oggi ho letto tutta la raccolta Hairesis. Non ho parole, solo un silenzio colmo di altri silenzi, la tua voce, fiume in fuga di correnti alterne, fuoco che si espande e scava fin oltre le radici del possibile.
Che non si offendano altri poeti, per me tu sei il Poeta.
un forte abbraccio
jolanda