Bernard NOËL nella traduzione di Lucetta FRISA


(Anne Slacik, Les Reflets 1, 2005)

Testi tratti da: Bernard Noël, L’Ombra del doppio, traduzione di Lucetta Frisa, postfazione di Marco Ercolani, Novi Ligure (AL), Edizioni Joker, “I Libri dell’Arca”, 2007 (Ed. orig., L’ombre du double, Paris, 1993).

         sequenza 1

che cosa è il tempo

mangi la carta
la bocca si cancella

chiudi la finestra
per contare l’aria

si alza un riflesso
un corpo di fronte

il tu di un te
il contro viso

*

ecco la tenda di fumo

una casa a rovescio
dove l’ombra mangia l’essere

tu metti gli occhi
nella bocca muta

un gesto si stacca nel fumo
il movimento delle labbra

chi si ricorda di sé
fa un buco d’aria

*

la vista si piega da fuori a dentro

isola di nuvola e di bolla
all’interno questa piega di nulla

il te si ripiega sull’altro
in te anche te e tutto in niente

il corpo s’impara col desiderio
gli occhi lo perdono là fisso

sempre l’anima si impaglia
in qualche sguardo d’angelo

*

che cosa è il mistero

la notte è uno specchio
dove il tu mette un’ala al te

quando l’altro cade dagli occhi
la sua morte è il lato visibile

alzi le mani verso il vetro
il niente risale nelle braccia

una casa di storia
una casa di tempo

*

è la chiarezza del nero

una specie di profondità
dove questo spettro di memoria

un doppio, tu dici, diviso
perfino in me

il lui di qualche
io staccato da sé

il prima e il dopo
sotto la porta del presente

*

cerchi i tuoi occhi

in questo corpo uscito dal corpo
forse una donna a rovescio

l’uno è sé e l’altro
è chi viene e parte

a meno che tutto questo
sia una cavità nella testa

un pensiero eretto
davanti alla sua ombra

*

che cosa è la vista

lo slancio il muro d’aria
il viaggio immobile

un alfabeto banderuola
che parla del più e del meno

materia vetrosa
e il desiderio che va

un tatuaggio nel profondo
degli occhi

*

fumo qui e là che sale

da un lato all’altra
del nero sé

in mezzo al cieco
dialogo del sì del no

basterà essere là
un giorno

intorno la controfigura
il cuore vuoto e lo spettro

*

dopo lo stesso parola per parola

sempre a tessere
lo spazio mentale

sempre ad alzare
la stessa lama d’aria

il sacrificio dell’io
al tu

lo sgozzarsi verbale
dell’illusione con l’illusione

***

         Séquence 1

qu’est-ce que le temps

tu manges le papier
la bouche s’efface

tu fermes la fenêtre
pour compter l’air

un reflet se lève
un corps d’en face

le tu d’un toi
le contre visage

*

voici la tente de fumée

une maison d’envers
où l’ombre mange l’être

tu mets tes yeux
dans la bouche muette

un geste part en buée
le mouvement des lèvres

qui se souvient de soi
fait un trou d’air

*

la vue plie dehors sur dedans

île de nuage et de bulle
à l’intérieur ce pli de rien

le toi s’y replie sur l’autre
même toi que toi tout en rien

le corps s’apprend par le désir
les yeux le perdent là fixé

toujours l’âme s’empaille
de quelque regard d’ange

*

qu’est-ce que le mystère

la nuit est un miroir
où le tu met une aile au toi

quand l’autre tombe des yeux
sa mort est la face visible

tu lève ta main vers la vitre
le rien remonte dans ton bras

une maison d’histoire
une maison de temps

*

c’est la clarté du noir

une sorte de profondeur
où ce fantôme de mémoire

un double dis-tu coupé
à même moi

le il de quelque
je détaché de soi

l’avant et l’après
sous la porte du présent

*

tu cherches tes yeux

dans ce corps sorti du corps
pet-être une femme à rebours

l’un est soi et l’autre
est qui vient qui part

à moins que tout cela
un creux dans la tête

une pensée debout
devant son ombre

*

qu’est-ce que la vue

l’élan le mur d’air
le voyage immobile

un alphabet à tout vent
de chose et d’autre

la matière vitreuse
et le désir qui va

un tatouage au fond
des yeux

*

fumée d’ici et là montant

de part et d’autre
du soi noir

parmi l’aveugle
dialogue du oui non

être là suffira
un jour

et la doublure autour
le cœur vide et le revenant

*

plus tard le même mot à mot

toujours tissant
son espace de tête

toujours levant
le même couteau d’air

le sacrifice du je
au tu

l’égorgement verbal
de l’illusion par l’illusion

         sequenza 2

che cosa è il faccia a faccia

dal fondo del vetro viene
il tu che non è dell’altro

lancia attraverso gli occhi
un grido di fumo

il sapere allora
è lama che si torce

testa e coltello hanno freddo
dentro il pensiero

*

una lingua d’ombra

lecca i tuoi occhi senti
il nero che pensa

il tuo viso lo vedi
sciogliersi sotto la morte

tutto il sangue dello sguardo
qui e là nel buco

trasparente l’io e il tu
sono il sudore del vetro

*

a volte è una bocca

aperta nello spessore
tu il dente della notte

io l’occhio scoppiato che cola
dentro i tuoi occhi d’ombra

poi la nerezza prende
tutta la carne di me

la morte si veste di tu
dentro la mia ferita

*

che cosa è un viso

il tu del corpo
gli si dà un nome

scavando l’orbita
piccolo crimine d’aria

dove beve il tempo
una pietra di pelle

lassù posata
sulla fine di sé

*

laggiù quest’altro corpo

la tua aria invecchia dentro
escono le tue ombre

qualcuno se ne va sui denti
poi passa il vetro

cerchi sotto la lingua
un grido di crepacuore

caduta di carne in testa
la vita sprofonda

*

te che sei nel mio tu

il mio presente è una pietra
che mi getti negli occhi

s’alza la pagina di vetro
il viso esplode dentro

io succhio il bianco
lenzuolo dello sguardo rubato

scorre il letto del tempo
al centro della bocca

*

che cosa è la vita

la tua lingua tocca l’occhio
brucia nella luce

tendi la tua mano di polvere
troppe lettere sotto le unghie

ancora un po’di nulla
nella parola corpo

là qualcuno striscia
fuori della tua faccia

***

séquence 2

qu’est-ce que le face à face

du fond de la vitre vient
le tu qui n’est pas de l’autre

il jette à travers les yeux
un cri de fumée

le savoir est alors
lame retournée

tête et couteau ont froid
dans la pensée

*

une langue d’ombre

lèche tes yeux tu sens
le noir qui pense

ton visage tu vois
qui coule sous la mort

tout le sang du regard
ici là-bas au trou

transparent je et tu
sont la sueur du verre

*

parfois c’est une bouche

dans l’épaisseur ouverte
toi de la nuit la dent

moi l’œil crevé coulant
dans tes yeux d’ombre

puis la noirceur prend
toute la chair du moi

la mort l’habille en tu
dans ma blessure

*

qu’est-ce qu’un visage

le tu du corps
un nom s’y met

creusant l’orbite
petit meurtre d’air

où boit le temps
une pierre de peau

là-haut posée
sur la fin de soi

*

cet autre corps là-bas

ton air vieillit dedans
il en sort tes ombres

quelqu’un s’en va sur tes dents
puis passe la vitre

tu cherches sous la langue
un cri crève cœur

chute de chaire en tête
la vie s’enfonce

*

toi qui es dans mon tu

mon présent est une pierre
tu la jettes dans mes yeux

la page de verre monte
le visage éclate dedans

je tète le blanc
le linge du regard volé

le lit du temps coule
au milieu de la bouche

*

qu’est-ce que la vie

ta langue touche l’œil
elle brûle dans la lumière

tu tends ta main de poussière
trop de lettre sous les ongles

encore un peu de rien
dans le mot corps

quelqu’un rampe là-bas
hors de ta face

Nota

Romanziere, saggista, poeta, drammaturgo, Bernard Noël nasce nel 1930 nell’Aveyron. La sua ricerca poetica si muove nel segno di Artaud, Blanchot, Bataille, in un’incessante ricognizione del rapporto tra scrittura e corpo, tra eros e linguaggio. La sua produzione è sterminata. Si segnalano anche i libri scritti per artisti contemporanei, da Géricault, Moreau e Giacometti a Magritte, Masson e Michaux, oltre diverse plaquettes in collaborazione con amici artisti. All’epoca della sua prima uscita, il romanzo Le Chateau de Cène (Gallimard,1969), successivamente tradotto in Italia da Guanda nel ‘91, fece scandalo per il violento erotismo, interpretato anche come attacco di carattere politico. Extraits du corps (Gallimard 1958, Mondadori 2001), è considerata la sua «opera prima», che insieme a Journal du regard (POL.’88, Guerini e Associati ’92), La chute des temps, (Flammarion ‘83, Guanda ’97), Artaud et Paule (Lignes et Manifestes 2003, Joker, I libri dell’Arca 2005) e L’ombre du double (POL.’93, ivi 2007), rappresentano, forse, i suoi titoli più significativi.
Tra i traduttori italiani di Bernard Noël: Fabio Scotto, Donatella Bisutti, Antonio Prete e Lucetta Frisa.

Per la prima edizione italiana de L’ombre du double, da cui si riportano qui le due sequenze iniziali, Bernard Noël ha scritto la seguente nota introduttiva:

Ogni cosa mentale ha il suo retroterra che si perde nelle tenebre. La scrittura cerca di dialogare con la figura che si mantiene nella lontananza,nell’oscurità. O ci dà l’illusione di mantenersi così. Per molto tempo si è creduto che quel laggiù fosse in qualche aldilà mentre invece si trova nell’aldiquà. Che è molto prima, dalla parte dell’origine irraggiungibile e non di un dopo la cui porta è la morte. Chi scrive, qui o altrove, vede alzarsi la sua ombra,la vede avanzare, indietreggiare, perdersi. Ma è proprio la sua ombra o soltanto il suo doppio? L’Io non è nulla finché non si riflette nel Tu, ma in questo incontro il Tu cancella l’Io perché su di lui ha il vantaggio del silenzio. Così la lingua dell’Io rimbalza sul Tu poi, essendosi riflesso in lui, riempie d’ombra la bocca dell’Io. D’ombra e di silenzio. Carica della sostanza oscura di questo ritorno, la lingua trascina nella pagina la presenza essenziale del Tu come se, vuota e bianca, la superficie specchiasse il paradiso perduto dell’unità.

***

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18 pensieri riguardo “Bernard NOËL nella traduzione di Lucetta FRISA”

  1. noel è uno dei miei preferiti…Extraits du corps, di cui lessi qualcosa qualche anno prima dell’edizione mondadori, mi fecero una grande impressione…trovate qualcosa di B.N. anche su Imperfetta Ellisse, credo inediti in Italia.
    saluti
    G.

  2. caro Giacomo, grazie per avermi segnalato il Noël nel tuo sito che ho letto con grande piacere e mi complimento anch’io per la bella traduzione. Si, credo siano restati inediti quei testi.
    un caro saluto

  3. Viola, GRAZIE di cuore per avere letto questo grande francese e lasciato la tua generosa approvazione.
    Tradurre è una prova rischiosa, tra presunzione e umiltà e personalmente ben poco tranquillizzante.
    un saluto speciale a te
    lucetta

  4. dimenticavo di dire che l’immagine di Anne Slacik è bellissima, mi ricorda perfino Turner e altri sulla sua scia…
    Grazie, Francesco, anche di questo
    lucetta

  5. i miei complimenti a Lucetta. i testi sono splendidi e anche la traduzione.
    solo chi – fa – poesia e Lucetta è poeta – possa avere la “giusta” alternanza di presunzione e di umiltà per addentrarsi in un poeta di lingua “straniera” anche perchè al di là della lingua ci si parla annusandosi e ci si vede senza occhi.
    complimenti.
    paola

  6. Concordo, Paola: queste traduzioni sono tra le migliori versioni italiane di NOËL: da poeta a poeta, penetrando nelle fibre più intime del testo, e senza occhi.

    fm

  7. Stupende queste vostre troppo lusinghiere osservazioni: le tue, cara Paola e le tue, caro Francesco, entrambi poeti “scorticati” ( e non credo ci sia bisogno di spiegazioni)
    Grazie
    lucetta

  8. Un senso di bellezza…un prolungamento in profonde riflessioni
    Grazie Lucetta e complimenti la tua “traduzione” muove il chiarore dell’ombra
    margheritarimi

  9. Precisazione -forse superflua. Ho considerato troppo lusinghiere le vostre osservazioni rivolte alla mia traduzione e non certo quelle rivolte a Noël…
    Grazie anche a te, cara Margherita, per la tua frase luminosa
    lucetta

  10. Lucetta, davvero complimenti per queste tue poesie, dall’originale all’originale, lì è la traduzione.

    un abbraccio

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