Si chiamava Vito, aveva diciassette anni

“inquietanti interrogativi sulle garanzie a presidio della sicurezza negli istituti scolastici”
Il Presidente Giorgio Napolitano

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(Foto tratta da La Repubblica)

Si chiamava Vito, aveva diciassette anni
(di Enrico Cerquiglini)

Si chiama Vito, ha diciassette anni, sogni e paure dei diciassette
anni, Vasco Rossi a palla e fede bianconera, diciassette anni
e la scuola e il calcio e la gita forse in Spagna e diciassette anni
per costruire in un liceo un percorso un sogno di calcio e musica
e un amore, sì un amore, forse segreto, forse nascosto, da arrossire
allo sguardo da chewing gum, al sorriso in costruzione, un amore
da palpiti diuturni che si insinua nelle righe di una poesia, nel tackle
del difensore rude e tenero nello scusarsi, un amore che ti toglie
il sonno e ti disegna la vita. Vito ha diciassette anni e molti altri
da spendere nel vivere. Vito sa e non sa come i ragazzi del liceo,
Vito è vita in divenire. Sa che nel pomeriggio gioca a San Siro
la sua Juve, sa che forse è possibile l’aggancio… Ha solo diciassette
anni e sa, perché a diciassette anni si sente, che una partita non è solo]
un prendere a calci una palla, è un misurarsi con illusioni e delusioni,
è uno scalare l’Everest e lanciarsi in parapendio verso il campo base,
verso villaggi che galleggiano tra le gole strette dell’Himalaya prima
di sfociare in città urlanti e festanti, è un conoscere una vetta che si nega,]
come una fanciulla, come un tabù. Vito ha diciassette anni e non sa
che il mondo gli crollerà addosso, il mondo in costruzione, il mondo
dell’adolescenza, il mondo dei passi rapidi, degli sguardi complici
o desolati. Vito è sotto le macerie e lascia tra il pietrisco bianconeri
slanci, l’urlo di Blasco e quell’amore che c’è sempre a diciassette
anni, e gli affetti più veri, più semplici, più diretti – una famiglia
tra i pensieri e mille sorrisi e carezze – e Vito là resta senza vita,
per sempre vivo, giovane che non invecchierà, giovane sottratto
allo smacco degli anni, giovane sottratto al desiderio della vita.
“È l’ennesima tragica fatalità” – ma non credetegli – è l’ennesima
vita sottratta alla vita che poco conta nel novero delle cose, un costo
abbattuto, un dolore che attraversa le coscienze e le carni prima
di aprire il vuoto in cui il potere, ogni potere ci getta. Molti Vito
in questi tempi parlano di sprechi e tagli, molti, troppi piangono
a telecamere accese, e si apprestano a tagliare e tagliare ancora
tanto le lacrime di circostanza non costano nulla e le fatalità sono
sempre in agguato, e un ingegnere che certifica sicurezza si trova
sempre, e qualcuno che tace per comodo e vigliaccheria pure.
Si chiamava Vito, aveva diciassette anni, sogni e paure dei diciassette]
anni, le parole di Blasco e un sogno bianconero. Vito non corre più
dietro un pallone, Vito corre in chi corre e si abbandona al vento.

***

La risposta agli inquietanti interrogativi sollevati dal Presidente della Repubblica? Detto fatto: taglio del 22% ai fondi per la sicurezza! E a fronte di migliaia di istituti senza nessuna certificazione di agibilità statica

Sì, perché solo gli idioti, e i complici, non sanno, o fanno finta di ignorare, che la crisi economica di questo paese svenduto alle finanziarie, alle lobbies e ai potentati economici, devono pagarla, come ieri, come sempre, operai, studenti e categorie sociali non garantite.

Altro che fatalità e ignobili menzogne del genere: alibi buoni, forse, insieme alle lacrime finte di circostanza, per tacitare le coscienze della maggioranza silenziosa che fa da comodo zerbino e supporto allo sfascio imperante…

(fm)

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12 pensieri riguardo “Si chiamava Vito, aveva diciassette anni”

  1. Quello che mi sono sempre chiesto è come mai gli istituti scolastici hanno quasi sempre avuto sedi fatiscenti.
    E non è un problema di oggi perchè è crollato un controsoffitto ed è morta una persona. E’ una cosa che c’è sempre stata. Me lo ricordo ai tempi delle elementari quando pioveva in classe, e al liceo. E me lo ricordo perfino alle medie, nonostante abbia frequentato un istituto privato.
    Quindi, qua non è tanto questione di certificazioni o di normative in materia di sicurezza. E’ proprio un concetto di cultura generale.
    Ovvero che lo studente e il lavoratore sono considerati quasi come un “problema” sul quale è ammesso risparmiare a più non posso.
    E lo dice uno che non è certo schierato a sinistra. E’ solo schierato dalla parte giusta e, per lavoro, sa bene come gira questo mondo.

  2. Ma quale fatalità? la tragedia, all’interno del vero e doloroso dramma di una famiglia, è proprio quell’affermazione che offende l’intellingenza e la sensibilità della gente perbene. Enrico, tu hai colto l’anima, i sogni, il vuoto, la solitudine di chi resta ad abbracciare un’ombra.

    Quell’affermazione ha ucciso Vito per la seconda volta perchè la prevenzione, in ogni campo, sembra ormai solo utopia. L’importante, per certa gente, è solo l’arma del potere. Mi fermo, sono troppo triste e indignata.

    un caro saluto a voi
    jolanda

  3. La scuola per cui viveva, in cui credeva, l’ha imprigionato. Un ragazzo che si alzava alle quattro del mattino per essere poi all’altezza della situazione..
    Non si può parlare di fatalità in certi casi.
    Un ricordo gli va donato ..non basta essere tra i migliori, la vita può riservare sorprese amare..

    Un saluto, e speriamo che ci si svegli, e si smetta di farsi del male da soli, scioccamente, per incuria, per leggerezza
    Rina

  4. Perché la fatalità non colpisce mai chi la invoca surrettiziamente? Chi racconterà la vita perduta di questo ragazzo? Sì, certo, la tristezza passerà ma chi ne avrà memoria, di un adolescente sacrificato?

    La rabbia alimenta lo sconforto ma dovremmo tutti nutrirci di integrità. E’ brutto dire che a morire sono sempre gli stessi.

    Un saluto

    Antonio

  5. E’ proprio così, queste inaccettabili “disgrazie” mostrano il vero rispetto che, nei fatti, la nostra “cultura del profitto” ha per la vita. Se non le si contrappone una diversa progettualità, una scala di valori a misura d’uomo, con determinazione assoluta, dovremo assistere a chissà quante altre simili “fatalità”.
    Grazie a Enrico ed a Francesco per il tempestivo rilievo della loro testimonianza, che accogliamo tutti con altrettanta indignazione.
    francesco

  6. Alla scuola elementare dei miei figli sono almeno tre anni che sui vetri delle finestre (di tutte le finestre!) c’è scritto “vetri non in sicurezza” e qualcosa di simile c’è scritto su un cartello all’entrata anche per quanto riguarda la pavimentazione e dire che non è una scuola fatiscente pure se io stessa la frequentavo una quarantina d’anni fa, ma certo avrebbe bisogno di una revisione che però non viene effettuata. Senza contare che dobbiamo noi procurare la carta per le fotocopie, la sottex, la carta igienica e il sapone liquido… E’ davvero penoso!
    Ed è una pena vedere la vita di un giovanissimo stroncata così! Altro che fatalità!
    Grazie a Enrico e Francesco per questa testimonianza. Un saluto, Lucianna

  7. Quando una delle massime autorità dello stato parla di “fatalità” e, contemporaneamente, è “costretto” a dichiarare che la metà, e più, delle scuole italiane non sono sicure, tu stai lì a chiederti: ma che cazzo di paese è mai diventato questo, per mettersi nelle mani di questa gente?

    Cosa significa, poi, al di là dell’assoluta mancanza di rispetto verso il dolore senza fine di genitori costretti a sopravvivere a un figlio adolescente, dire che “poteva capitare ovunque e a chiunque”? Significa che la mattina i nostri figli, quando vanno a scuola, partono per la guerra, e possono benissimo non ritornare più?

    Ma di cosa c’è bisogno per mandare affanculo una volta per sempre questa banda di squallidissimi affaristi?

    fm

  8. Purtroppo anche questa tragedia è figlia della superficialità di un Paese dove, per esempio, si possono scaricare dalle tasse l’acquisto di decoder per il digitale terrestre, dove si tagliano servizi fondamentali e si privatizza l’acqua in gran segreto (nemmeno negli USA è stato fatto perchè l’acqua è considerata BENE FONDAMENTALE), dove il Presidente del Consiglio parla sempre come se fosse al bar con gli amici “cumenda”.
    Altro grande testo di Enrico Cerquiglini che in Paese normale sarebbe ascoltato, sarebbe tenuto in considerazione il suo grido civile poetico, invece da noi…
    Vabbè, c’è poco altro da dire di questa immane tragedia della stupidità italica.

    Un caro saluto

  9. ascoltare ogni secondo di piu la storia di vito è devastante…anche io sn una studentessa e so cosa vuol dire avere mura penzolanti…
    ma la colpa è solo delle istituzioni che parlano parlano senza mai concludere nulla….xmetteno prima che la vita di innocenti ragazzi venga strappata x pigrizia o x mancanza di attenzione e poi xcepiscono il valore della vita…eppure basta un secondo…governo sveglia!!!è giunto il momento di far prevalere i nostri diritti basta cn l’ingiustizia datevi da fare che questo è l’unico vostro dovere

  10. se mai, sottolineando il mai, qualcuno avesse la benchè minima intenzione di dimenticare Vito, la sua storia, la sua morte, in nome della fatalità, parola di tremenda offesa e di totale incurabile insensatezza, avrà, se non volterà lo sguardo (neanche la decenza di abbassarlo!!) da altre parti, davanti a sè un altro ragazzo, come Vito sepolto nella sua scuola, che vivrà certo, ma al prezzo alto di un’immobilità che i suoi diciassette anni non potranno accettare.
    come noi, che non accettiamo altre morti, sul lavoro, nelle piazze, nelle case, nelle strade e nelle notti di follia, davanti ad un immonda mancanza di pudore.d’umanità. di giustizia. antonia.

  11. nn ci riesco ankora a credere,,,,,,non è possibile….non può essere successo………una scuola dove si pensa di essere al sicuro,dove si cerca di imparare per avere un fututo migliore, un lavoro e poi la morte…..non è possibile…..17 anni……una vita davanti ankora da vivere,da divertirsi….non è giusto ke lui, ragazzo cm noi…nn potrà + divertirsi,ridere,skerzare e realizzare i suoi sogni……..è una delusione,una vergogna di essere italiani…almeno x me……..
    vito nn ti scorderemo mai……rimarrai x sempre cn noi……..

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