Der Frühling
Die Sonne kehrt zu neuen Freuden wieder,
Der Tag erscheint mit Strahlen, wie die Blüte,
Die Zierde der Natur erscheint sich dem Gemüte,
Als wie entstanden sind Gesang und Lieder.
Die neue Welt ist aus der Tale Grunde,
Und heiter ist des Frühlings Morgenstunde,
Aus Höhen glänzt der Tag, des Abends Leben
Ist der Betrachtung auch des innern Sinns gegeben.
Der Frühling
Die Sonne kehrt zu neuen Freuden wieder,
Der Tag erscheint mit Strahlen, wie die Blüte,
Die Zierde der Natur erscheint sich dem Gemüte,
Als wie entstanden sind Gesang und Lieder.
Die neue Welt ist aus der Tale Grunde,
Und heiter ist des Frühlings Morgenstunde,
Aus Höhen glänzt der Tag, des Abends Leben
Ist der Betrachtung auch des innern Sinns gegeben.
La primavera
Il sole fa ritorno a nuovi incanti,
il giorno appare in strali, come i fiori,
l’ornato di natura appare ai cuori
come un comporsi di canzoni e canti.
Viene dai fondivalle il nuovo mondo,
e sereno è il mattin di primavera;
dai picchi splende il giorno, la vita della sera
è data al meditare di un senso più profondo.
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I testi qui raccolti risalgono agli ultimi giorni di vita del poeta, che morì a Tubinga il 7 giugno 1843. Da più di trent’anni abitava presso la famiglia Zimmer che lo accudiva, da una ventina non usciva di casa limitandosi a guardare fuori il paesaggio e a ricevere le rare visite di giovani ammiratori, da almeno due era Scardanelli.
Dal contenuto traspare lo stesso spinozismo che aveva infiammato Hölderlin studente, solo che esso coincide qui con la struttura formale, perfetta al punto da inverare il miraggio schilleriano di una poesia ingenua. Che poi tale adaequatio concida a sua volta con la psicosi è cosa che avrebbe meravigliato forse Spinoza stesso.
Inevitabile perciò che i testi (e soprattutto l’ultimissimo, composto a pochi giorni dalla morte) siano stati una crux della critica novecentesca. E se si pensa che Heidegger a più riprese vi ha sviscerato il tema del misurare senza però mai indagare il metro, che Jakobson vi ha colto un nulla di comunicazione quando sono tutti su commissione, che Adorno li ha costretti alla paratassi benché sorretti da una sintassi spesso ferrea, l’impressione è che ci sia ancora molto da fare (e da tradurre, se l’ultimo italiano, e primo a tentar la rima, dice di averlo fatto “naturalmente al prezzo di una inevitabile alterazione del lessico”).
[Versione e nota sono tratti da: Scardanelli, Stagioni, Quaderni di Orfeo, Milano 2004.]
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Felicissimo di rileggere questa quartina di Scardanelli in una nuova versione. Francesco sa bene quanto il mio amore per l’Holderlin degli anni della follia sia assoluto. Negli ultimi due libri dell’Arca, il mio “Discorso contro la morte” e di Dieter Schlesak “Poesia, malattia pericolosa”, ci sono due lunghi racconti proprio sugli ultimi anni di Holderlin (quello di Schlesak riguarda anche la sua detenzione in manicomio prima della “custodia” definitiva del poeta presso la torre di Neckar, a opera di Zimmer, il falegname.
Un saluto, Marco
Grazie, Marco, questa traduzione è un gioiello difficilmente imitabile.
Per il resto, vedrai che arriva anche il momento di Schlesak…
Ciao, a presto.
fm
commento alla foto:
Con quel sorriso sornione irrideva anche il tempo. Respingeva con disinvoltura i suoi attacchi, e restava immutato, stagione dopo stagione, come un monumento vivente a se stesso.