“Luminoso e persino rutilante. Cerco, è evidente, gli aggettivi “giusti” per avvicinare la poesia di Antonio Spagnuolo, per ricondurre la sua ideale coloratissima luce napoletana alla dimensione fisica della grigiastra nebbia nostrana. Una luce che illumina ogni poesia, ogni verso. […] La voce dello scrittore napoletano risuona nel silenzio rumoroso e spesso assordante che circonda oggi tutte le cose, della cultura o della vita, per ricordarci l’annientamento dell’illusione, il dileguarsi dell’inganno dei sensi, l’impressione insomma che tutto proceda verso la propria fine. Continua a leggere Fugacità del tempo – di Antonio Spagnuolo
Archivio mensile:aprile 2009
Sguardi a perdita d’occhio
I poeti leggono il cinema.
Rassegna di Poesia Contemporanea. II Edizione.
Bergamo, Maggio – Giugno 2009.
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Parola come salvezza. Selma Meerbaum-Eisinger – di Stefanie Golisch
“Ein Leben kann Schatten werfen über den Mond.”
Das ist das Schwerste: sich verschenken / und wissen, daβ man überflüssig ist, / sich ganz zu geben und zu denken, / dass man wie Rauch ins Nichts verflieβt.
Tragicità
Questa è la cosa più dura: donarsi / e sapere che si è superflui, / darsi completamente e pensare / che come fumo nel nulla si scompare.
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E’ il respiro di un’ombra la forma – Giorgio Bonacini
(Vasilij Kandinskij, Quadro con arciere, 1909)
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Ad occhi vergini – di Francesco De Girolamo
Francesco De Girolamo – Ad occhi vergini (Luci di un timido orgoglio), 2009. (*)
Nascondiglio
Avranno avuto forse quindici anni,
quelle due, rifugiate contro il muro:
l’Una, sulla spalla dell’Altra, d’improvviso,
ha nascosto la faccia al mio sopraggiungere,
per non svelare ad altri la vergogna.
Continua a leggere Ad occhi vergini – di Francesco De Girolamo
Il pezzullo di db (XIV) – PRETI
Se a fine ’56 in Ungheria si mossero i carri sovietici, a fine ’57 in Italia li imitarono i carristi ideologici; solo che lì il bersaglio era lato e vago, qui puntiforme e rispondente al nome di Giulio Preti. Ovviamente era un nemico interno, e perciò benissimo localizzato: iscritto al Pci verso la fine della guerra, ne era uscito infatti nel ’46 per due bocconi che non riuscì a ingoiare: l’amnistia ai fascisti e il concordato ai preti (nomen ≠ omen)…
Finché, undici anni dopo, esce per Einaudi Praxis ed empirismo, una miscela di giovane Marx e nuova logica viennese che avrebbe dovuto, nelle intenzioni, esplodere sul campo imprescindibile della democrazia. Continua a leggere Il pezzullo di db (XIV) – PRETI
Diecimila civili – di Maria Grazia Calandrone
Alcuni tra quelli che davano ordini // parlavano il dialetto delle nostre parti e infatti // portavano bende colorate // sul volto per la vergogna // che il loro volto rimanesse visibile nello stupore dei morti.
Continua a leggere Diecimila civili – di Maria Grazia Calandrone
25 APRILE 2009 SEMPRE
Giù le mani dal 25 aprile!
Il canto nel cerchio dell’acqua – Natàlia Castaldi
(Luigi Masin, L’anima dell’acqua, 2000)
“La poesia è immediatezza espressiva; talvolta criptica, essa dice e non dice, omettendo deliberatamente al solo scopo d’essere equilibrio perfetto di sé oltre il verbo dello scrivente, per risolversi – ogni volta in modo individualmente nuovo – in chi ne fruisce.”
Continua a leggere Il canto nel cerchio dell’acqua – Natàlia Castaldi
Amleto dopo Wittgenstein: la poesia letta – di Biagio Cepollaro
[Biagio Cepollaro, Voci-2 (particolare), 2008]
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Separazione dalla luce (II) – di Mario Fresa
Non ho avuto il tempo di finire – Selma Meerbaum-Eisinger
57 poesie sono il lascito della poetessa Selma Meerbaum-Eisinger, una lontana cugina di Paul Celan. 57 poesie che parlano della sua voglia di vivere e della paura di morire. Con passo accelerato la giovane Selma attraversa le varie tappe della vita umana per testimoniare non solo la sua esistenza individuale, ma quella di un mondo scomparso: la Bucovina, quella zona agli estremi confini dell’ex-impero asburgico, luogo di nascita di un impressionante numero di autori e poeti di lingua tedesca. Continua a leggere Non ho avuto il tempo di finire – Selma Meerbaum-Eisinger
Scritti su Henri Michaux (I) – di Giuseppe Zuccarino
L’altra finestra.
Per una lettura di Déplacements, dégagements
Nell’ambito della ricca produzione letteraria di Henri Michaux, accanto ai volumi più noti, ve ne sono altri meno frequentati dalla critica, ma di cui sarebbe opportuno evidenziare la rilevanza. È il caso di Déplacements, dégagements, che, pur essendo uscito postumo, è stato predisposto da Michaux per la pubblicazione, e costituisce dunque a tutti gli effetti il suo ultimo libro(1). L’insieme dei testi in esso riuniti ha il merito di suggerire con notevole efficacia la varietà dei procedimenti formali e l’originalità dei nuclei tematici che caratterizzano l’intera opera dello scrittore. Continua a leggere Scritti su Henri Michaux (I) – di Giuseppe Zuccarino
La dignità di una follia diversa – Roberto Marino Masini
(Roberto Marino Masini, Il dubbio, foto elaborazione elettr.)
Continua a leggere La dignità di una follia diversa – Roberto Marino Masini
Il libro dei doni – Capitolo VI, 2
Poesie sono anche doni.
Doni per le creature attente.
Doni carichi di destino.
(fm)
Tiziano SALARI Nicola PONZIO Fabiano ALBORGHETTI
Luigi DI RUSCIO Marina PIZZI Viola AMARELLI
Andrea CIROLLA Antonio FIORI Corrado BENIGNI
L’esercizio della lingua – Lello VOCE
È bello vederti morire sentire che tremi Prometeo / È bello sapere che hai paura della nostra stessa paura / È bello il tuo corpo Prometeo scolpito sulla pietra / Giocheremo con le tue grida ci baloccheremo di sangue / Ne berremo a fiotti e poi ci ciberemo delle tue membra vive / E dopo la tua morte Prometeo ci ribelleremo. In nome tuo. (*)
Mario Dal Pra – La guerra partigiana in Italia
«Non v’era altro sbocco, altra conclusione: o abbandonare la resistenza e abbandonare alle forze alleate il compito della liberazione del territorio nazionale ponendosi in attesa, oppure contribuire alla lotta antitedesca e antifascista organizzando la resistenza armata in forma irregolare, vale a dire col carattere di guerra civile e clandestina. Questo sbocco fu inevitabile per le forze antifasciste già selezionate durante la lotta nascosta contro il fascismo prima e dopo il 25 luglio. Ma allo stesso risultato pervennero anche altre forze, non coincidenti con quelle antifasciste, per altri motivi e con diversi sentimenti. Nel confluire degli sforzi, pur variamente configurati interiormente, sul medesimo terreno di lotta nacque la guerra partigiana in Italia». (Mario Dal Pra)
[Mario Dal Pra, La guerra partigiana in Italia, edizione a cura di Dario Borso, Firenze, Giunti Editore (collana “Saggi Giunti“), 2009]
[Qui e qui l’anticipazione di due capitoli tratti dall’opera, pubblicati su questo blog rispettivamente il 1 maggio e il 27 settembre 2008 per gentile concessione del curatore e dell’editore.]
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Intorno a “La Beltà” di Andrea Zanzotto – Luigi Metropoli
Luigi Metropoli – Lingua della poesia e desiderio.
Intorno a La Beltà di Andrea Zanzotto.
Fin dal titolo, La Beltà dichiara il suo posizionamento eccentrico nella lirica coeva, mostrando un interesse per un argomento eminentemente amoroso, senza tralasciare le implicazioni più allusivamente rematiche, che riconvocano, dislocandola, una storia letteraria illustre: attraverso Petrarca e Leopardi, Zanzotto intende percorrere e aggiornare quello stile alto, emblema della grande tradizione lirica che dal XIV giunge al XX secolo. Continua a leggere Intorno a “La Beltà” di Andrea Zanzotto – Luigi Metropoli
Elegia pasquale – di Andrea Zanzotto
Pasqua ventosa che sali ai crocifissi
con tutto il tuo pallore disperato,
dov’è il crudo preludio del sole?
e la rosa la vaga profezia?
Dagli orti di marmo
ecco l’agnello flagellato
a brucare scarsa primavera
e illumina i mali dei morti
Pasqua ventosa che i mali fa più acuti
E se è vero che oppresso mi composero
a questo tempo vuoto
per l’esaltazione del domani,
ho tanto desiderato
questa ghirlanda di vento e di sale
queste pendici che lenirono
il mio corpo ferita di cristallo;
ho consumato purissimo pane
Discrete febbri screpolano la luce
di tutte le pendici della pasqua,
svenano il vino gelido dell’odio;
è mia questa inquieta
Gerusalemme di residue nevi,
il belletto s’accumula nelle
stanze nelle gabbie spalancate
dove grandi uccelli covarono
colori d’uova e di rosei regali,
e il cielo e il mondo è l’indegno sacrario
dei propri lievi silenzi.
Crocifissa ai raggi ultimi è l’ombra
le bocche non sono che sangue
i cuori non sono che neve
le mani sono immagini
inferme della sera
che miti vittime cela nel seno