VASANA
Vasana in lingua singalese significa fortuna. Vasana ha circa 13 anni ed è nata in un cimitero. A un paio di ore di strade dissestate nella periferia di Colombo, accanto alla ferrovia, c’è un cimitero militare buddista. Non ci sono recinti, l’aria ha un odore acido, le croci di pietra sono mangiate dal tempo, erba secca e immondizia coprono le tombe, eppure le date scolpite sono tutte recenti, e non superano i trent’anni. Mitra luccicanti sostituiscono le fotografie dei soldati arruolati dal governo nella guerra contro i tamil. E’ qui che il 26 gennaio suor Amatha e suor Michelle, due suore speciali che in Sri Lanka recuperano bambini vittime di guerra e di violenza, trovano Vasana. Questa data diventerà la sua data di nascita. Nemmeno registrata all’anagrafe, quella vera nessuno la ricorda.
Vasana vive in una specie di grande tomba usata per appoggiare le bare prima della sepoltura. Vecchi sari scoloriti dal sole e alcune maglie di flanella bucata sono gli unici ripari dall’esterno. All’interno vivono una decina di altre persone, uomini e donne dalla pelle grigia e gli sguardi vitrei. Agli angoli sono ammassate pentole e qualche stoffa per dormire: all’ occorrenza si sbarazza tutto per far posto alle bare che arrivano. Poco distante c’è una camera ardente costruita di recente con aiole fiorite e automobili lussuose parcheggiate intorno. “Ecco come i morti sono trattati meglio dei vivi” dice suor Amatha guardando il filo di fumo che sparisce nel cielo.
Vasana ha sulle gambe il fratellino, lo riempie di attenzioni come una mamma e tenendolo per un braccio cerca di fargli muovere i primi passi sul marmo della tomba.
La madre è sformata nel corpo e nel viso. Ha le gengive rosso vivo e i denti corrosi dal betèl, l’impasto che in Asia masticano i poveri. Ha fatto la prostituta e ora sopravvive facendo prostituire Vasana nel cimitero.
Tra tutti c’è un’ atmosfera di tensione e i dialoghi in cingalese diventano sempre più concitati. La notte prima Vasana è stata aggredita da un uomo che l’ha violentata e poi minacciata. C’è chi dice che Vasana deve salvarsi, la madre urla e gesticola, mentre con una mano spinge il seno nella bocca del figlio per allattarlo. Non saprebbe come sopravvivere senza i soldi che guadagna la figlia e solo per un momento le lacrime le rigano il viso.
Vasana ha chiesto alla madre il permesso di seguire le suore e questo ha scatenato in lei grida di ira e di dolore. Sono attimi di tensione, suor Amatha e suor Michelle, che non perdono mai la serenità anche nei momenti più difficili, hanno il viso teso e nella voce una saldezza più forte delle urla.
Poi Vasana fa qualcosa: si accuccia in ginocchio davanti alla madre, si scioglie i capelli e se li fa stringere in una treccia, come è abitudine delle figlie prima di una partenza. Ogni pettinata è uno strattone che le piega il collo all’indietro. La sua decisione è stata presa.
Piange, col dorso della mano asciuga le lacrime che scendono come un fiume sugli zigomi. Accarezza e rassicura la madre, poi prepara il bagaglio, un’ unica salopette di jeans e una maglietta di cotone. E’ la prima volta che Vasana sale su un’automobile. Tra lacrime e risate, saluta agitando la mano: sono tutti fuori, tranne la madre, a seguire con lo sguardo attonito Vasana allontanarsi.
Anna Bernasconi
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““Ecco come i morti sono trattati meglio dei vivi” dice suor Amatha…”
Ave Maria.
26 gennaio…
Grazie.
Grazie.