La scrittura di Michele Obit viene dalla pazienza, dal silenzio, dalla sincera esigenza di fissare i versi sulla carta solo quando si sono davvero trovati il tempo ed il modo di farlo: si tratta di parole coagulate e concresciute come sassi attorno al loro senso, che ne diventa densità e pienezza. Michele non si accontenta di esprimere rabbia o indignazione o affetto, ma scava fino alla radice comune di questi sentimenti – al seme duro che portiamo dentro – e di volta in volta li declina in un percorso profondamente ed eticamente umano. Allora nasce una poesia giusta, dove la parola non ha bisogno di essere gridata perché è già lì dove doveva stare, a raccontare tutta la tenacia che serve per restare attaccati alla vita e provare a darle una forma in cui ci si possa riconoscere. (Francesco Tomada)