PRIMO MARZO 2010 SCIOPERO DEGLI STRANIERI
(Il logo della manifestazione è opera di Giuseppe Cassibba)
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PRIMO MARZO 2010 SCIOPERO DEGLI STRANIERI
(Il logo della manifestazione è opera di Giuseppe Cassibba)
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Contro ogni razzismo
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
L’immagine, che apre un importante articolo sulla manifestazione di domani, è tratta da Pagine Corsare, il blog curato da Angela Molteni che invito tutti a visitare.
Ogni altra notizia relativa alla giornata di sciopero degli stranieri (1° marzo 2010), potete trovarla sul sito degli organizzatori: qui.
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[Tratto da: Massimo Sannelli, Scuola di poesia, Porto Sant’Elpidio (AP), Wizarts Editore, “Licenze poetiche”, 2010]
MONOLOGO SULL’AMBIGUO
L’ambiguità nasce quando «due elementi contrari costanti […] si scontrano dentro un’opera» (Tre riflessioni sul cinema, 1974) e dentro una vita. Gli elementi «costanti» fanno in modo che l’ambiguità sia un fenomeno duraturo o permanente, «dentro un’opera» o dentro una vita: tutto l’insieme, e per tutto il tempo, ne è investito.
Divaricare la vita in soffio e il soffio in volo / è puro andare terribile di veglia, mondo / in cui prendere le case e fare forme nuove
Silvia Comoglio, Inediti, 2009-2010
Sequenze
Sequenza 1.I
Giuseppe Panella
[Retroguardia]
“Il Sublime è la linea d’ombra della teoria estetica – come quella che attende ciascun marinaio all’Equatore, essa attende pazientemente che le teorie del Bello incappino in qualche punto debole, in una falla, in una dimentica beanza di sé.”
Rifrazioni del sublime.
Dall’orrore al grottesco.
«Sublime. Termine designante un tipo di esperienza estetica – fatta oggetto di ampia discussione – che è distinta da quella di bello. Nell’estetica contemporanea ogni riferimento al sublime è da tempo caduto in disuso. Già Benedetto Croce negava a questo concetto una genuina valenza estetica, ravvisando in esso un esclusivo riferimento morale; ma neppure in questa sede la filosofia del nostro secolo ha ritenuto opportuno riservare al sublime sviluppi concettuali nuovi o fecondi». (Enciclopedia Garzanti di Filosofia)
«Rifrazione. Deviazione dei raggi luminosi, rispetto alla direzione originaria, che si verifica sulla superficie di separazione di due mezzi otticamente diversi quando i raggi passano dal primo al secondo mezzo».
(Enciclopedia Europea Garzanti)
Forugh Farrokhzad
Presentazione di Domenico Ingenito.
Parliamo d’Iran, e parliamo della poesia che accende da lato a lato questa terra.
Gettiamo in acqua i tappeti volanti della Persia, nel fuoco il timore di una minaccia dall’Asse del Male, al vento la Tehran radical chic.
Iran, nel tempo terra di disastri, certamente, ma nel disastro sono intere costellazioni d’astri a crollare al suolo per illuminare la terra. Iran è il sacro, è la pietra, è il nero, è porta sfondata, è oro e catrame, è denti bianchissimi. È luogo dove piangere non comporta vergogna. Continua a leggere La strage dei fiori
Quaderni delle Officine
VII. Febbraio 2010
Antonio Scavone
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Antonio Scavone – Post Eretico (2009-2010)
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SPARTA’KIA
(La Rivolta dei Sacchi,
in Campania)
Questa Guerra non solo è
immondizia, ma
Attesa, poi Fuga, poi Coro!
[…] “Turbare” il passato, ridando voce ad autori che sono realmente esistiti, potrebbe essere giudicato un atto di presuntuoso voyeurismo, aggressivo e onnipotente. Io credo il contrario. Restituendo la parola a chi non può più parlare, ma che in quel momento, attraverso un artificio dell’immaginazione, può farlo, ho l’illusione di riparare a un antico sopruso e simultaneamente di esprimermi proprio attraverso questa «parola segreta» e indiretta, quel cortocircuito anomalo, collaterale. Scrive Italo Calvino: «L’autore è autore in quanto entra in una parte, come un attore, e s’identifica con quella proiezione di se stesso nel momento in cui scrive». Lo scrittore “apocrifo” vuole esistere attraverso altri destini. Ma, in una visione fantastica dell’arte, sono forse i destini degli altri a trovare in lui l’interprete esemplare, la maschera più trasparente. (Cfr. qui)
Sahid,
oggi penso che il futuro
non ci sarà mai più:
era tutto negli anni
che abbiamo negato
alla tua vita.
Oggi saluto in te
la luce perduta dei giorni
che non traverseremo
la voce delle stagioni
che non fioriranno.
“Saluto chi beve con me
dal mio bicchiere
nelle tenebre di una notte
che entrambi ci avvolge.”
Poetarum Silva
Blanc de ta nuque
Qual è il vero dono?
Il corpo di parole a cui il poeta disegna labbra e occhi, modulando
i suoi segni sul ritmo di tracce familiari o inavvertite, sul profilo incerto che
gli specchi rimandano a fatica,
oppure
la devozione di chi leggendo
in quella carne si immerge,
recupera dai fondali i suoni
che danno voce a quelle labbra,
le radici che danno immagini
a quegli occhi – la sostanza
che immette sangue,
respiro e movimento
in quella creatura d’aria?
Ringrazio di cuore Natàlia, Enzo e Stefano.
Antonio Pizzuto
“Occorre guardare questa «Sinfonia» con occhio nuovo, perché essa non è sorta dal passato, ma soltanto dopo il passato e non ha alcun elemento comune con le opere che sono state pensate e scritte prima”.
Emilio Villa
o la passione
delle origini
La sovrana, ironico-autoironica capacità di giocare ai margini, presenza appartata e al tempo stesso esorbitante, tale da hanter perennemente le malefedi individuali e gli schematismi intorpiditi della critica, ha sempre fatto di Emilio Villa un virtuale ed incomodo casus belli. Ciò non ha mancato di esporlo tanto alle rivendicazioni e appropriazioni enfatiche da parte dei successivi riscopritori-celebratori, quanto alle sistematiche rimozioni o ai rari, frettolosi qui pro quo dei vari cronisti, antologisti ed enciclopedisti. L’operosità villiana, con il suo proliferare indisciplinato nei più diversi campi (dalla filologia greca e semitica alla critica militante, letteraria e artistica, a sua volta tendente a sconfinare nella vasta e magmatica produzione poetica, multiforme e multilingue), sembra tale da scoraggiare ogni frettoloso tentativo di ordinamento e sistematizzazione, tanto più che essa si è trovata affidata, per solito, alle sedi più peregrine o ai veicoli di non-diffusione più precari ed effimeri. Continua a leggere Emilio Villa o la passione delle origini
La percezione netta e inequivocabile dell’esistente come terreno dove si consuma, oggi ancora più che in altre epoche, uno scontro senza requie e senza ritorno tra la memoria, che resiste stretta alle radici valoriali che in essa affondano e in essa trovano ancora linfa, e un presente senza storia che spiana, come un rullo omologante fatto di congegni coercitivi e di rituali vuoti, deprivati di sostanza e di voce, ogni persistenza di senso e ogni proiezione verso un futuro a misura di speranza, è il quadro di riferimento entro il quale si colloca e dal quale si dispiega tutto il percorso poetico di Luca Ariano. Continua a leggere Contratto a termine
Hilde Domin
Hilde Domin nasce a Colonia il 27 luglio 1909, in una famiglia ebrea dell’alta borghesia. Dopo aver completato gli studi liceali, frequenta le università di Heidelberg e Bonn e infine di Berlino, cambiando il suo indirizzo di studi da giurisprudenza a economia politica, dopo di che sociologia ed infine filosofia.
Nel 1932, quando le idee nazionalsocialiste cominciano a diffondersi in Germania, si trasferisce in Italia insieme ad un compagno universitario, lo studente di archeologia Erwin Walter Palm, e continua gli studi sia a Roma che a Firenze, dove si laurea nel 1936. Nello stesso anno sposa Palm, ormai da lungo tempo divenuto il suo compagno. Continua a leggere Isole di luce
Il futuro che incarna la differenza.
Note a margine sul pensiero di Rosi Braidotti.
Testi tratti da: Maria Pia Quintavalla, Selected Poems, introduzione di Andrea Zanzotto, traduzione di Isabella Canetta, New York, Gradiva Publications, 2009.
La Biblioteca di RebStein
VI. Febbraio 2010
Antonio Scavone
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Antonio Scavone – Filosofia dello scrivere (2009-2010)
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Filosofia dello scrivere (8)
Quando si finisce la lettura di un libro si resta quasi sempre senza parole: la conclusione di un viaggio, sia pure irreale e immaginifico, o forse proprio per questo, ci lascia interdetti, ci toglie quell’entusiasmo che avevamo quando abbiamo cominciato a leggere per esempio un romanzo e non ci sentiamo appagati, o risollevati o soddisfatti, pur se quel libro ci è piaciuto tantissimo. In realtà, quel romanzo aveva cominciato a piacerci già prima, dopo le prime venti-quaranta pagine (altrimenti l’avremmo abbandonato), ma solo alla fine possiamo affermare, quasi testimoniare, quanto ci sia piaciuto e, nello stesso tempo, provare quella sensazione di epilogo e completezza perché il viaggio irreale ha raggiunto la sua meta, l’incanto che ne è scaturito si è consumato e si è altresì esaurito quel cumulo di emozioni che il romanzo ci aveva suscitato e che speravamo di accumulare ben oltre l’ultima pagina. Continua a leggere Filosofia dello scrivere (VIII) – di Antonio Scavone