L’opera non perfetta

[Marco Ercolani – L’opera non perfetta]

Nessuna follia, in sé, produce nessuna opera: ne è però il substrato, il materiale primario. E l’artista è il cavo conduttore attraverso cui l’energia dell’atto creativo può tradursi in forme intelligibili. Certi eccentrici destini di artisti, che culminano nella malinconia, nella schizofrenia o nella morte violenta, sono comprensibili nel momento in cui l’arte è vissuta come un “pensare oltre”, che provoca la vita oltre i limiti della sua percezione. Le visioni di Angela da Foligno, l’isolamento malinconico di Pontormo, le genealogie d’anima di Artaud, l’afasia di Nietzsche, l’autismo di Hölderlin, le teste di pietra di Filippo Bentivegna, la villa dei mostri del principe di Palagonìa, le allucinazioni paranoiche di Gérard de Nerval, le esaltazioni religiose di Germain Nouveau, sono forme fluttuanti di quel “pensare oltre”. Suicidio e follia diventano i rischi conseguenti e accettabili di un poiein dell’arte che non si accontenta di modelli stabiliti ma cerca, al di là degli esempi e delle tradizioni di cui si nutre, una via eteronoma e insondabile, un gesto di “enigma, bellezza e passione”, che non corrisponde alle norme rassicuranti dell’esistenza quotidiana. Compito dell’artista è avere a che fare con quanto di non prevedibile e di non apprendibile ci mostrano le emozioni; ma suo dovere è difendersi dalle due realtà sostanziali della follia: il silenzio e il delirio. Il silenzio assoluto è inservibile, sterile. Il delirio è una strategia personale, cristallizzata, da cui è necessario prendere le distanze per trovare forme espressive condivise.

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Marco Ercolani, L’opera non perfetta. Note tra arte e follia
Firenze, Nicomp Laboratorio Editoriale, 2010.
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9 pensieri riguardo “L’opera non perfetta”

  1. … ma suo dovere è difendersi dalle due realtà della follia:il silenzio e il delirio. Ma come può essere il delirio concepito come strategia personale?
    Forse non comprendo. Il delirio è essere fuori da sè.
    Con simpatia.

  2. il delirio non è essere fuori da sé, è flusso continuo e irrefrenabile, è offerta nuda priva di vergogna, senza tracce di pudore, né freni inbitori, giacché la follia ha il grande privilegio di sapersi raccontare per quello che è.

  3. la follia è un altro modo di stare al mondo, con un altro linguaggio, con altre gerarchie. ci riconduce a noi stessi, riconduce i “sani” a vedere di cosa siamo fatti (della materia di cui sono fatti i sogni). è sofferenza perché non c’è vera comprensione per la diversità, per nessuna diversità, da parte dei sani. dentro quella lingua ci sono i balbettii, le lallazioni del bambino e dell’uomo primitivo, magia e paure, forse un sentimento del sacro che noi abbiamo smarrito. c’è una forza che l’artista può forse meglio comprendere e tradurre. incursioni nei territori della follia ne facciamo tutti: quando ci sorprende un suono, un’immagine ed è “quella”, da tradurre in un linguaggio che sia comprensibile ai più (qualcuno pensa di non doverlo tradurre affatto!): quelli sono momenti, epifanie, si dice, più elegantemente, di una qualche imperfetta verità. delirio vuol dire essere fuori dal solco: che qualcun altro ha tracciato. non necessariamente fuori di sé.

  4. Grazie, Natalia. Grazie, Lucy.
    Caro Sandrovivan, quando dico “strategia personale” non intendo che un individuo a tavolino, folle, elabori una propria tattica: sarebbe assurdo. Dico solo che il delirio fa parte di quelle strategie dell’inconscio che aiutano a tollerare l’intollerabile. Quindi “essere fuori di sé” , ma solo in apparenza: in realtà è anche essere troppo “dentro di sé”, fino al punto da vedere il proprio dramma e solo il proprio dramma ma senza schermi, senza mediazioni, e quindi uscire dal solco tracciato, dalle logiche previste, deflagrare.
    Credo che il mio libro faccia luce, almeno in parte, su questi nodi sempre molto delicati e mai troppo esplorati. Visti con passione romantica (inutile) o acribia scientifica (inutile).
    Grazie dell’attenzione.
    Marco

  5. oh allora: perfetta!

    Complimenti vivissimi per la pubblicazione di uno dei testi cult della Dimora
    (per me sia chiaro :))

    ciao

  6. Margherita, rimani all’erta. E’ in arrivo nei prossimi giorni, via “Biblioteca di RebStein”, un autentico “gioiello”…

    Ne approfitto per lanciare un appello: schulziani di tutto il mondo, c’è pane per i vostri denti!

    fm

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