Il giorno dopo il vento

Francesco Tomada
Francesca Pellegrino

E’ passato poco più di un anno da Dimentico sempre di dare l’acqua ai sogni, la precedente raccolta di Francesca Pellegrino, eppure in Chernobylove molte cose appaiono mutate. Fortunatamente non la forza di Francesca, che si nutre di una poesia vivissima, formata da angoli, dolcezze, contrasti, e trova le sue basi su un talento decisamente notevole; il nuovo lavoro però appare più compatto e unitario, e per diversi aspetti anche più cupo. Già il titolo, estremamente evocativo, richiama ad una catastrofe ed insieme opera una fusione tra pubblico e privato, ed è questo uno dei tratti distintivi dell’intera raccolta: quasi tutti i testi portano un nome che richiama direttamente o indirettamente filastrocche, slogan pubblicitari, espressioni comuni nel dire, ed allo stesso modo quasi tutti i testi sono estremamente privati e personali, ed hanno come tema il come ci si sente “il giorno dopo il vento”, dopo che l’amore è finito. Due catastrofi che si compongono di dolore e rabbia, di insicurezza e necessità di riaffermazione del proprio orgoglio: in questo orizzonte la poesia di Francesca Pellegrino coraggiosamente diventa esposizione-escoriazione del sé, mettendo a nudo gli spigoli e le amarezze in misura più immediata di quanto facesse in passato.

Ava Cante

È strano come un vuoto
prenda l’esatta forma
del suo contenitore.
accade anche per l’acqua e la luce.
persino io
vado perfettamente addosso
alla pelle che mi contiene.

C’è tanto, tantissimo vuoto in questo libro, verrebbe quasi da dire che tutta la raccolta è una descrizione delle mille sfaccettature che il vuoto può assumere. Si percorre la mappatura di un distacco: da una parte la vita quotidiana di una donna, i suoi gesti, il suo lavoro, il ruolo di madre, e dall’altro una interiorità sofferente e dolente, prima ancora che disillusa. La normalità prosegue apparentemente come sempre, ma si delinea come un guscio al cui interno si sono scavate cavità che è necessario affrontare, che non si può più fingere di non vedere: in ciò la poesia di Francesca Pellegrino, che è raccontata in prima persona, acquista una valenza di riflessione collettiva anche per chi non vive la stessa esperienza a livello umano.
Eppure, se queste sfaccettature del vuoto sono spesso amare al limite del cinismo, c’è un tenace attaccamento alla vita ed al suo midollo. È una tensione viva ma sotterranea, una non-rinuncia, che va cercata denudando l’esistenza di tutto ciò che è accessorio e superficiale. Questo mi sembra di leggere in Chernobylove, e cioè la cronaca di una sconfitta ma non di una resa, il tentativo di ripulire la brace da quella cenere che si accumula, e impedisce all’aria di ravvivare il fuoco.

A Vero

I sogni sono come i fuchi
prima di morire, avverandosi
figliano nuovi sogni.

Una volta sola.

E poi ci sono le api regine.

Una sensazione come di assorbimento

Ho dimenticato aperta la porta di casa
e lo so bene, io
le foglie secche sono le prime ad entrare.
Si fanno la loro cuccia negli angoli
e si lasciano sbattere puttane dal vento
vorticando ogni centimetro del pavimento.
Per poi morire frantumata polvere da ramazzare
i giorni dispari
prima che faccia buio dentro la stanza accesa.

LucaDeiMieiOcchi

È qualcosa che va oltre
la stessa luce, Luca
mi è intorno come il mare
alle isole.
Ed io il suo scoglio.

Ffiuuuu

In qualche modo sono convinta
che ogni carezza tagliata dalle mani
da mio figlio
mi debba ritornare amore
da ogni dove.
Viceversa, per gli schiaffi.
Per questo il vento di oggi
gelava anche le pietre.
Ma spero il sole, domani.

Vetro

In origine eravamo il vetro
dello stesso bicchiere
quello vuoto, messo
su un lato del tavolo
in mezzo alle cose inutili
che ci allontanano.
Persino le briciole
presero la fuga
approfittando di un vento
capitato per caso
tra consigli per gli acquisti
ed un silenzio, in mezzo a mille.
Le briciole non sono più tornate
e cadde persino il bicchiere.

.

Il giorno dopo il vento
ho tentato una fuga
ero in una stazione, nel mondo
straniera degli altri
e con la religione del silenzio
nel cuore.
Essere altrove era come restare
e sono tornata.
Ho spento la tivvù,
sistemato le cose sul tavolo
e versate due lacrime, due
nel coccio del bicchiere.
Casomai la sete, la notte.

In diretta dal ventre

Ho mille anni di guerra
da dimenticare, perdonando
(dentro)
un giardino che ha sempre
fatto fiori finti
e addii, con una mano sola.
Tranne quell’unica volta
che un grido c’era
ed era vera carne anima.
Lo chiamai figlio
e fu la sola pietra
della mia casa.

A Dio

Il primo addio
è sempre un grido dopo il ventre.
Gli altri
sono una corsa d’uccelli verso dove

l’amore è un luogo
sempre altrove.

Questo specchio mi è costato un occhio

Certe cose
le vedi solo allo specchio.
Nel mio c’erano due mani
la destra e la sinistra
vuote e devastate come le mie.
Ed ognuna
il riflesso dell’altra.

Kajal

La manutenzione
è una questione di decenza
un dettaglio neanche tanto
trascurabile
se di fatto non so mai
quante mani di correttore mettere
sull’intonaco crepato dei sorrisi
e dintorni
dove ricalco a misura
la demagogia del sole
sulle prugne gonfie d’estate.
E il ritocco finale di fard
sulle ragnatele accese
che non toglie più nessuno
un sogno di smalto che
lascio asciugare la notte
nelle mani – grandinegliocchi
annerendo infine sui contorni
ombretto
cipria
rossetto
sipario

***

19 pensieri riguardo “Il giorno dopo il vento”

  1. bellissimo
    francesca “letta” da francesco
    mi servirebbe una dedica sulla copia da acquistare
    che faccio te la spedisco o aspetto un prossimo incontro?
    un caro saluto e un in bocca al lupo enorme
    c.

  2. Concordo con la recensione di Francesco T., un lavoro che segue un filo sempre teso e lucido, senza concessioni cedimenti “sconti”. Colpisce, come nei libri precedenti di Francesca, il coraggioso scavo interiore e la visione disincantata che qui si focalizza attenta e spietata sul “nuovo” che avanza.
    un caro saluto
    Abele

  3. Francesco – è una bellissima sopresa, una carezza dopo il vento.
    Grazie, con tutta la stima che posso, Francesco. La tua lettura, dice tutto di me. per come – almeno – io vedo, o non vedo, il vuoto e i suoi dintorni. Grazie davvero.

    Carmine – possiamo sperare di incontrarci e se ciò non dovesse avvenire – anche io ci tengo tanto!!!! ma tanto tanto :) GRAZIE!!!!

    Abele – giorno speciale questo, che vede anche luce per la creatura appena nata “pugliamondo” – e io credo poco alle coincidenze. Anche perché – si sa – l’ungimiranza è una parola bellissima

  4. un ferro di agosto sulla spina dorsale di un testo.Bella la lettura e belli soprattutto i testi,in cui incontro una donna in cammino, una pellegrina tra i giorni che passano e i pensieri viandanti della vita. Piaciuta molto di più della prima, e aspetto già la prossima,visto che non c’è due senza tre.ferni

  5. inassenzadidiametri – spero tantissimo vorrai farmi sapere, dopo la lettura – e grazi, di averci creduto – GRAZIE INFINITE!!!

    Fernanda – la terza, sì – incrociamo le dita, bellamia – io, ormai, non faccio altro che dare l’acqua ai sogni – e incrociare dita e quel che posso ^_^ – grazie!!!!!!

  6. Poesie intense ed essenziali, come il commento alle poesie.
    Dentro questo clima mi viene subito in mente un nome, che non è di uno scrittore ma di un regista: Kieslowskij.
    Grazie.
    Marco Ercolani

  7. Bella recensione, un libro che si presenta interessante, la ricerca personale di Francesca Pellegrino ha in sè freschezza e franchezza. Un saluto a entrambi.

  8. Bella recensione di un libro che attira immediatamente l’interesse, noto un gusto molto forte per una ricerca ritmica che renda appieno l’idea di un dialogo interiore forte, una sola voce che ne assomma altre, quasi una polifonia prodotta da un solo corpo. Affascinanti.

  9. Scusate il ritardo.
    Mi fa piacere tutta questa attenzione verso la scrittura di Francesca, perchè vale molto e dunque la merita tutta. La mia è solo una lettura, non una recensione, e del resto la poesia vera sa parlare da sè.
    Un grazie a Francesca e a fm, sempre ospitale e attento alle voci vive.

    francesco t.

  10. Apprezzo molto la lettura che Francesco propone ed anch’ io avverto questo “vuoto ” che la poetessa elabora con ironia e disincanto. E’ il suo un linguaggio attuale che rende ragione di uno sguardo attento, non superficiale tra il sipario e…i sogni.

    Un saluto,

    Rosaria Di Donato

  11. ritrovandomi nei commenti lasciati e nella lettura molto bella di F.Tomada, avendo già avuto modo di leggere diversi testi di Francesca Pellegrino, non la faccio lunga e ripetitiva :), mi limito a fare i complimenti e un grande in bocca in lupo per questa bella raccolta a Francesca.

    ciao!

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