Stefano Guglielmin
Flavio Ermini
L’estensione e il pensiero, i due attributi conoscibili della sostanza spinoziana, trovano ne Il compito terreno dei mortali (Mimesis, 2010) di Flavio Ermini la vista e la voce quale modi privilegiati della soggettività, che rende conto della macerie terrestri proprio descrivendole nei particolari emblematici e visibili (la crepa, il sangue, le ombre, l’affiorare rasoterra ecc.), entro un tono di voce disincarnato, quasi provenisse dai miasmi ipogei, per sgorgare in superficie, oppure scendesse dal cielo, sempre grave sopra i mortali, che nascono “scostando di poco una pietra tombale”, per declinare via via, come un ramo carico di foglie.
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