Dramma oscuro

Giorgio Bonacini

 

LA MORTE DEL GRANDE BOMBO SACRO

(Dramma oscuro)

                          Personaggi:         0 e o
                        Musica:                    silenziosa
                       Luci:                            nere
                      Scena:                            vuota
                     Voci:                                  mentali

 

(Immaginiamo i personaggi, fuori scena, in forma di nebbia)

 

ON

 

0 – IL GRANDE BOMBO SACRO E’ MORTO!!!!!!!!!!!!!
o – Come dici?

0 – IL GRANDE BOMBO SACRO E’ MORTO!!!!!!!!!!!!
o – Chi?

0 – IL GRANDE BOMBO SACRO E’ MORTO!!!!!!!!!!!
o – Non ti seguo.

0 – IL GRANDE BOMBO SACRO E’ MORTO!!!!!!!!!
o – Non capisco.

0 – IL GRANDE BOMBO SACRO E’ MORTO!!!!!!!!!
o – In che senso?

0 – IL GRANDE BOMBO SACRO E’ MORTO!!!!!!!!
o – E’ una cosa grave?

0 – IL GRANDE BOMBO SACRO E’ MORTO!!!!!!!
o – Mah!

0 – Il grande Bombo sacro è morto!!!!!!
o – E poi?

0 – Il grande Bombo sacro è morto!!!!!
o – Ma va!

0 – Il grande Bombo sacro è morto!!!!
o – Sì, va bene, e allora?

0 – Il grande Bombo sacro morto!!!
o – Ok. Ne faremo un altro.

0 – Il grande Bombo sacro è morto!!
o – Non so più cosa pensare.

0 – Il grande Bombo sacro è morto!
o – Ancora?!

0 – Il grande Bombo sacro è…
o – La tua è un’ossessione!

0 – Il grande Bombo sacro…
o – Ora basta però.

0 – Il grande Bombo…
o – Uffa!

0 – Il grande…
o – Tranquillo… O ti farai del male.

0 – Il…
o – Bene così… Bravo.

0 – …
o – Forse ho capito… sì, ci sono!…
Il Bombo è morto… perciò… Viva il BOMBO!… o no?

 

OFF

 

Translitterazione di Giorgio Bonacini
in data criptica, 01/01/01

 

***

12 pensieri riguardo “Dramma oscuro”

  1. Moretti, Petrolini e teatro off. A interpretarlo ci vedrei benissimo Carlo Monni, icona del cinema di Giuseppe Bertolucci, Benigni , Davide Ferrario e Alessandro Benvenuti. Un grande un po’ sottovalutato o ristretto al riduttivo ruolo di caratterista.

  2. Io non so chi ci vedrei ad interpretarlo, ma so che ho dovuto leggerlo due volte per iniziare a capire ( forse)…Francesco.
    Quando mi riprendo dal raffreddore ritorno per vederne di capirne di più.
    Promessa di giovane marmotta!

  3. Marzia, si capisce tutto solo nel momento in cui ognuno di noi dà un volto e un nome al proprio “grande bombo sacro”. Allora il “dramma oscuro” assume il profilo di un paesaggio illuminato dal sole di mezzogiorno.

    fm

    1. Francesco, nella tua magione mi piace un dato su tutti: offri ospitalità e valorizzi; questo è una eccellenza. ai miei occhi.
      Ecce Bombo ha affinità, probabilmente..
      Moretti ( Franco, suo fratello) mi fu docente di inglese; per quegli anni ebbe ad insegnare nell’Università salernitana gli dobbiamo molto.
      Tuttavia tra i film del fratello Nanni Ecce Bombo non l’ho veduto perchè ero impegnata a crescere i figli.
      Francesco, permettimi un dato personale e, ahimè, autoreferenziale.
      Te ne chiedo venia,
      Mia madre è morta meno di due mesi fa dopo un agone al quale ho assistito mio malgrado.
      Questo evenement ha prodotto conseguenze sul mio modo di intraprendere ed interpretare il reale,di cogliere gli eventi e gli stimoli o di abbandonarli di intuito al loro fluire perchè non li giudico buoni maestri.
      Quanto leggo qui da te e attraverso te ha validità e pregevolezza, ma non ho sufficienti cognizioni per affrontare la complessità dei tuoi rimandi.
      Oppure abbiamo, più semplicemente, un differente modo di affacciarci sull’altro e il suo universo.
      E due milieu diversi.
      Visto che il raffreddore non consente sufficiente lucidità al mio unico neurone, mi sono data a cercare Giorgio Bonacini, visto che è un parto suo ( per inciso è mio coetaneo).
      Ti ringrazio per la pazienza e, per l’attenzione e per la graziosa ospitalità che oiffri a tanti.

  4. Direi che, quando nel tragico si raggiunge questa minimalità beckettiana, non si può che erompere, dopo, in una risata liberatoria.
    La battuta è un po’ facile ma direi che qui siamo di fronte al dramma sacro “Ecce bombo”.
    Un abbraccio.
    Marco

  5. Cara Marzia, mia carissima conterranea, sia chiara una cosa: qui, nessuno, ma proprio nessuno, ha la parola “definitiva su niente”: ci si confronta, ci si interroga, si cerca di ascoltare l’altro, sapendo che qualunque contributo, nessuno escluso, è portatore di qualcosa che può arricchirci, o che (magari è anche meglio) ci costringe a ridefinire il nostro pensiero in merito all’oggetto su cui/di cui discutiamo. Quindi, non esistono commenti di serie A e di serie B.

    Se io dico, come ho detto, che l’oscurità del testo si dirada e scompare nel momento in cui quel “bombo sacro” assume nome e volto, esprimo solo il senso dell’operazione che “io” ho fatto nel momento in cui mi sono trovato di fronte al testo. E se, come ora affermo, non credo che sia un “frammento di una pièce” (Roberto), né un testo che può sostenere la frontalità dell’interazione teatrale, quale ne sia l’interprete (Salvatore), né che sia un testo catartico (Marco), non sto certamente dicendo che la mia lettura (che è tutta racchiusa nell’immagine che ho scelto per illustrarlo) sia migliore, o più chiara e vera delle altre. Tra l’altro, non so nemmeno cosa ne pensa Giorgio, che potrebbe benissimo, da autore/lettore del testo, essere portatore di una ulteriore chiave interpretativa…

    Quindi, non preoccuparti e, quando ti va di intervenire, sii esattamente quello che ti senti – e dillo, senza nessun problema di nessun genere. Il rispetto e l’amicizia non nascono, né crescono, sulla base del numero di volte in cui siamo d’accordo con qualcuno. Quella è, e sarebbe sempre, la “finzione” suprema (che è esattamente l’oggetto di questo testo :)

    Ciao, un caro saluto.

    fm

  6. Grazie a tutti gli amici che sono intervenuti su questa mia “operetta triste”. In effetti non so nemmeno io come definirla. Come ho detto a Francesco (e lui mi scuserà se cito una corrispondenza privata) questo atto unico patafisico o di insensatezza tragica faceva parte di un poemetto che ho scritto nei primi anni ottanta.
    Ma, come si dice, “a volte ritornano” e ritornando a farmi visita, l’ho ricucito e rimesso in sesto (non so se l’ho rimesso anche in senso)
    E anch’io non so se lo comprendo a fondo, ma so che viviamo in tempi per i quali questa voce evanescente, grottesca, straziata e poi resa muta mi dice qualcosa o cerca di farlo.
    Forse è talmente strozzata che non riesce ad avere la lucidità che la parola dovrebbe avere, ma la voce ordinaria e ordinata non ha spazio
    in un mondo dolente che spesso non riconosce nemmeno se stesso.

    Un ringraziamento particolare a Marzia, anche se non sono riuscito a chiarire nulla.

    Un caro saluto.
    Giorgio Bonacini

  7. Francesco, ti son grata per la risposta e, prima ancora, per il tono che usi e che fa lievitare la pregevolezza dei tuoi apporti e di quanto segnali.
    Mi capita di rimanere con un senso di stupidità davanti al non compreso, ferita al narcisismo che mi è di scudiscio a proseguire la ricerca, di sprone a scavare coma una talpa finanche.
    I due personaggi ritratti nell’immagine mi rimandano ad una mia latitanza forse grave ma significativa : non ho mai voluto affrontare l’approfondimento con il Suo cinema, quello che in “La Lanterna Magica” viene quasi vivisezionato.
    I suoi fantasmi infantili…beh, ti confesso che mi sarebbe piaciuto possedere un pizzico, una briciola sola del suo talento per far fruttificare ( anche lontanamente) i frammenti della mia infanzia rigidamente cattolica..
    Francesco, se solo fossi stata in grado di cimentarmi nel rendere in pellicola quanto mi han costretto a vivere mi sembrerebbe meno inutile tanto dolore..
    Così lo scansai per scansare me stessa.
    Lo evitai anche quando, in un ciclo di cineforum, un sacerdote cultore ne proponeva la visione insieme, e lo rammento, a “Dies Irae” di Carl Theodor Dreyer.
    Eccomi qua a confidare un contenuto mio come mai avrei creduto possibile, un vissuto che conviene se ne stia chiuso.
    Me ne scuserai, son certa.
    Mi fa benj sperare il tuo garbo.

    Leggendoti, fin dall’inizio, mi chiedevo se tu fossi parente del per me prezioso Gerardo Marotta, fondatore l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
    O addirittura parente all’autore magnifico de “L’oro di Napoli”..
    Se così fosse ne rimarrei intimidita e scapperei a gambe levate..
    Grazie dell’attenzione

    A me

  8. Chiedo venia per gli errori.
    ( “a me” che chiude preludeva ad un altro pensiero rimasto impigliato)

    @Giorgio Bonacini
    Ti son grata per la sollecitazione che, poi, prende maggior slancio dal commento che hai lasciato.
    I due esami di storia del teatro (della mia gioventù) irrobustirono quella fragranza dentro di me verso l’arte di Melpomene, rischiarata da un “appeal” per me irrinunciabile, per me che vivo nella patria delle atellane.
    Grazie dal cuore

  9. Marzia, non corri nessu rischio, non preoccuparti :-)
    Non sono parente dei sunnominati nemmeno alla lontana.

    Gerardo Marotta l’ho comunque conosciuto, molti anni fa, all’Istituto Italiano di Studi Filosofici, dove ho avuto modo di seguire dei seminari quando ero studente.

    Ciao, grazie per quello che hai scritto.

    fm

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