Stefania Roncari
Che la poesia si nutra, oltre che di vita materiale, anche di pensiero e sapienza è un dato quasi ovvio, ma così ovvio non è che questa sia una vera e propria necessità del suo essere poesia: come sostanza di scrittura e di conoscenza. A quale tipo di sapienza poi attinga nel suo farsi, dipende dal poeta e dai suoi paradigmi culturali.
Nel caso di Stefania Roncari la sapienza che informa e conforma il suo pensiero poetico è di tipo esoterico, più precisamente alchemico. Ma ciò non significa che i versi si nutrano di inattualità prescientifiche, piuttosto è nel tono evocativo che si manifesta l’oscurità e “la materia si fa densa”.
Già il titolo della raccolta “Movimento in quiete” è un evidente ossimoro che rimanda all’ambiguità del discorso poetico, che, nel caso specifico, si traduce in un andamento di lenta turbolenza, di oscillazione tra il buio e la luce. E infatti in quasi tutte le poesie troviamo termini quali:
luce, buio, bianco, nero, ombra, fuoco, in un’apparente assenza di un soggetto portante principale fra luce e buio.
Significativi a tal proposito i versi: “la luce vuole essere / intensamente rarefatta / chiara oscurata”. Ma leggendo più in profondità si ha l’im pressione che la sapienza raccolta nel testo riguardi metaforicamente la poesia stessa, quando “la parola intatta/attraversa il silenzio / acque sorgenti / nella voce tutte le lingue / desiderate immaginate / cadute instancabili / nella notte innominata”. E questo con una lingua che è un vortice, senza furia, di pause e di aperture in cui non si riconosce la direzione di elevazione o di caduta, ma si sa che “capovolta la luce sparisce /…/ è curva gioiosa / che non finisce /…/” e, proprio come la poesia e la vita nel suo scriversi in poesia, alla fine è una voce “/…/ gonfia / di tutto l’indicibile”.
(Nota critica di Giorgio Bonacini, da Carte nel vento, anno IV, numero 8, novembre 2007.)
Stefania Roncari, Movimento in quiete
Prefazione di Elena Corsino
Lecce, Manni Editore, 2007
Testi
Per sbalzo improvviso
per spavento per stupore
dell’essente lascia
l’ordine precedente
muta trasmuta
si lega in altra forma
nel tempo ritorna
resta lo stesso
atomo incandescente
fuoco latente
*
Dal cerchio certo
dal centro ebbro
si dilata si restringe
capovolge in assenza
la presenza incerta
felici sparizioni oltre
la linea di confine
la luce vuole essere
intensamente rarefatta
chiara oscurata
*
Luce che raccoglie
polvere d’ombra
abbaglio di densità
s’inonda sparisce
nasce senza traccia
se solo avesse corpo
sceglierebbe il fragore
dell’istante senza dimora
pulsanti attimi sulle cose
il pensiero si fa anima
la parola fuoco
sul bordo estremo
l’abisso si fa curvo
incerto sigillo
*
Capovolta la luce sparisce
nello spazio non vede
è curva gioiosa
che non finisce terra
muta dispersa
culmine oscurato
l’abbaglio di nomi
presenze furiose
nascite superiori
incorruttibili fondazioni
*
Incendiati mondi aperti
fuochi dispersi ricettacoli
di tutte le perdite
dove sostare riposare
l’ultimo lembo
dove la vita si stringe
nella pausa di tutti i fuochi
*
Nel bagliore dello scoppio
spinge un’altra volta
mantica del soffio
sul limite si toccano
corpi soli scoppiano
conflagrazioni eliminazioni
succede tutto nell’istante
dell’intemporale
nell’immediato pulsare
*
L’ombra di tutti i corpi
quelli che vivono
che restano
oscuro movimento
nello slancio ultimo
la materia si dissolve
si fa arco freccia
cuneo vortice
di tutti i mondi
*
Se il pensiero
è senza concetto
se ogni individuazione
è una perdita
se il soggetto non esiste
se non c’è scopo?
*
Non c’è soggetto
nel varco del silenzio
movimento curvo
del tempo mutevole
negli opposti unificato
nel soffio dell’inizio
*
Strade senza fondo
ciechi luoghi lembi
varchi di spavento
corpi implosi dove
la luce si perde
in diagonali in fuga
il pensiero si fa spazio
rotatoria d’ombra
*
Lasciti di altre perdite
varchi passaggi
strade senza ritorno
deserti approdi
resiste la lingua
all’ultimo assedio
di tutte le parti
nessuna esiliata
*
Lembi di terra
deserti luoghi
nell’ unico altro
antro ancestrale
l’anima si fa verso
implode l’origine
*
Illimitato dissipato
bordo sul bordo
stesso straripato
senso versato
al limite estremo
battito dell’istante
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Nota biobibliografica
Stefania Roncari vive a Milano. E’ diplomata in lingue straniere e in arte drammatica presso la scuola Paolo Grassi di Milano. Ha partecipato a diversi concorsi letterari con esiti positivi, e pubblicato in alcune riviste letterarie. Ha vinto il Premio S. Cipriano al Naviglio con la poesia “Excelsium”. Ha partecipato alla Biennale Anterem di Poesia nel 2006 e nel 2007, finalista al Premio Lorenzo Montano, con “Movimento in quiete”. Nel 2009 pubblica la sua prima raccolta, “Movimento in quiete”, con Manni Editore. Come traduttrice e autrice ha collaborato con “Tellusfolio”, giornale telematico di cultura, attualità e arte.
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Bella prefazione e intense poesie filosofiche, noto solo un certo mono-tono, quasi si vorrebbe qualche guizzo ritmico in più, anche se i temi sono, certo, austeri…
Grazie della lettura.
m
….non solo movimenti-Versi, di una poesia Capovolta al giallo intenso della primavera … ma pronta alle prime luci “in-quiete movimento di pensiero” a sbocciare …Così la poesia di Stefania colgo… refratta di luce e interna nel vivere il momento come l’enfasi del giorno che verra’ semplicemente Misterioso. Complimenti! Eros
Una poeta di cui sentiremo ancora parlare.
fm
poesia calda, solare, luminosa! complimenti