ora sulle dita prova altre parole che insieme dicano
la corda troncata il saltello nell’aria il silenzio
di ogni risveglio come il coraggio della vita nuova
Da Le Qualità
(2008-2011)
(di prossima pubblicazione
presso La Camera verde di Roma)
°
il corpo ora è come se sapesse
una lingua che nessuno parla
e anche la più raffinata
espressione gli resta appiccicata
come lettera morta
muore infatti la lettera
quando non fa parola
e tutto quel dire e ridire
è comunque starsene zitti
in disparte: non è solo abitudine
che resta fuori dell’acqua
ma respiro che va e non torna
°
il corpo va per strada portando
impresse le orme dell’altro:
concavità e sporgenze che gli anni
hanno scolpito su queste due
facce lunari
concavità e sporgenze nate da piogge
improvvise bombe e distratta
cattiveria sui volti storti
ma anche da spinte all’interno
attriti dei sessi densi e all’unisono
il corpo va per strada e continua
ad andare perché sa che la casa
non c’è più e anche lui dovrà
cambiare
°
il corpo attende di prendere contatto: a pezzi
continua a vorticare nello spazio proprio
quando gli arti hanno perso l’originario schema
e la testa funziona come indipendente
dal corpo senza avere più una storia
per questo occorre riprendere contatto
cominciando dalla base dal sentire la terra
del parco sotto i piedi come un elastico appoggio
°
il corpo sa che l’equilibrio degli organi e il vittorioso
silenzio delle funzioni sono condizioni fortunate e
altamente precarie ed instabili: tutto sussurra e talvolta
grida che non è il caso di perdere tempo che una
manciata di giorni è da raccogliere sapendo in anticipo
nel bruciore e nell’insonnia a suo modo felice
già il bottino del ricordo il c’è stato una volta
come dalla pioggia dei possibili l’acqua nel canale
°
il corpo soppesa la sua condizione: è luogo vivo
di espressione e condensa già nel tono e negli approcci
gli anni che hanno consumato illusioni su cose
e persone così come viaggiare è diverso una volta
bruciata l’ansia della partenza e la sua immaginazione
ha di nuovo provato la bellezza che sconvolge
e non ha fatto resistenza si è lasciato travolgere contento
di andare in pezzi: tanto niente veramente si rompe
se non è cedere di organo e tutto è bene se c’è il pane
°
il corpo tende ad essere il tempo che lo inarca
da un’ora all’altra nell’acuta consapevolezza
della fine che circonda ogni passaggio dell’aria
e così se di scatto si alza e danza o si spezza
in un pianto che è sciogliersi di nervi lui sa
che non è stato vano neanche l’ultimo distratto
sorriso che sua è stata la stessa legge della nuvola
°
il corpo è ricoperto di parole che fanno un racconto
e c’è il disastro che lo seppellì sotto la ruggine
dell’inverno e c’è l’aggressione che lo passò da parte
a parte – c’è la schiena trafitta e il taglio nella gola
ora sulle dita prova altre parole che insieme dicano
la corda troncata il saltello nell’aria il silenzio
di ogni risveglio come il coraggio della vita nuova
***
interessante, il corpo e le stagioni – con tutto quel tempo.
sì, buone e belle “qualità”. Sarà il caso di stamparsele. Prima del libro.
ciao,
G.
Scrittura di ciò che è dettato dal corpo, ma il corpo è qui consapevole di sé stesso, del tempo, dei sue trasformazioni, degli eventi che lo segnano, e si declina nelle varsificazioni in modo lucido, a volte clinico, limitandosi a tratteggiare ciò che l’involucro gli comporta. come l’esperienza della comunicazione o quella di congiungersi alla bellezza fanno parte di una legge, così il suo precario equilibrio degli organi è altrettanto letto in chiave di accettazione di ciò che è l’umano, ed il male non è rassegnato, ma fiducioso, senza piegarsi a disperazioni, che altro non sono anchesse che facente parte della ” legge della nuvola”.
E’ una lettura magnifica, che il video esalta molto.
Complimenti Cepollaro!
Grazie Francesco
Francesca
Sono d’accordo con chi mi ha preceduto nei commenti: la poesia di Biagio Cepollaro chiama in causa, invita a riflettere sul legame tra la materia e l’attività mentale, fino al momento in cui si intuisce che il corpo è pensiero e il pensiero può essere concreto, tangibile: è “luogo vivo” ed è pane. Un caro saluto a Biagio, a Francesco, e a tutti i lettori de “La dimora” .
“il corpo tende ad essere il tempo che lo inarca”, il corpo come tempo-spazio (“luogo vivo”), arco per la nostra testa-freccia punta al cuore, che perciò non può essere “indipendente”, anzi, da qui la necessità semmai per il corpo che “attende” o che a pezzi e “senza una storia” “continua a vorticare nello spazio proprio/quando gli arti hanno perso l’originario schema” di “prendere contatto”:
“cominciando dalla base dal sentire la terra
del parco sotto i piedi come un elastico appoggio”
che bella questa poesia! ma tutte.
Grazie.
ciao
il corpo va per strada portando
impresse le orme dell’altro
……………….
tutto sussurra e talvolta
grida che non è il caso di perdere tempo che una
manciata di giorni è da raccogliere
…………………..
e così se di scatto si alza e danza o si spezza
in un pianto che è sciogliersi di nervi lui sa
che non è stato vano neanche l’ultimo distratto
sorriso che sua è stata la stessa legge della nuvola
…………..
Molto belle e “corpose” ….questo susseguirsi di arti a ricomporsi corpo o a scoprirsi amorfo
Complimenti Cepollaro.
Grande “qualità” in questa poesia. Intensa risonanza.
PVita
“il corpo va per strada e continua
ad andare perché sa che la casa
non c’è più e anche lui dovrà
cambiare”
transiti e visitazioni, in poche parole: attraversamenti, e delocazioni da un luogo all’altro, luoghi di tutti e di nessuno, di tutto e niente, luoghi della possibilità. contatti e prossimità. anche i luoghi hanno una corporeità, e i corpi che vi transitano lo sanno. per questo -e per altro (portando con sé l’alterità)- si piegano e si curvano, abbozzano le danze del “passaggio”, praticano il prendere-e-lasciare, si espongono nascondendosi, usano i veli per rendersi trasparenti ma sempre presenti, si usano nei veli per far venire-in-presenza la loro assenza. i corpi donano ai luoghi, e quindi al tempo i segni del loro passaggio. l’insieme di questi segni sono passi, voci, pensieri, scritture. si vive e si sopravvive di questo, e di altro, con l’altro, in un corpo a corpo che è anch’esso a sua volta segno. i corpi sanno lasciare, sanno lasciarsi, vengono e ripartono. i corpi si indirizzano. verso un qualcosa che pur essendo qui è sempre altrove.
Un saluto a tutti, anche da parte di Biagio che ha problemi di connessione.
fm
poesia e conoscenza, poesia *è* conoscenza. (e, anche, l’andare e mutare del corpo – del testo – che sa non esserci più casa – mai casa – fuori di quella ad ogni passo – e parola – approssimata…).
un caro saluto a tutti qui nella dimora, in attesa del libro di Cepollaro…
f.t.