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Isola è idea fissa piantata là
nell’ossessione del mare agitato
da turpitudini subliminali,
offre infinite vie o labirinti
di fughe per indicibili abissi
ma l’accesso non è che uno. E’ sporgenza
dalla parete equorea che risale
all’orizzonte, l’appiglio al pensiero
per non fare naufragio, derelitto
tesoro che resiste allo scialacquo.
Isola è seno da cui svezzarsi
divo capezzolo a lungo agognato
pietra che galleggia verso occidente
la stessa che è a oriente, segna il nord,
pure il sud. Non ha nulla della bruna
montagna dove si purga chissà
quale peccato d’immortalità
né della vergine rupe che un mare
di soli bracci s’ostina in amplessi,
è una barena sulle cui rive
i bambini si fanno il bagno nudi.
[…]
[Da: Telegonia, Stasimo.
Leggi l’intera opera in Quaderni di RebStein, XXXVI, 2011.]
barena…che termine meraviglioso….
(questa è un’isola da visitare :-)
versi che creano un’atmosfera sospesa
su un mondo sommerso che emerge…
Buondì!:-)
la poesia, osa, per questo è grazia e tempesta