L’Inferno minore di Claudia Ruggeri

Claudia Ruggeri

Claudia Ruggeri è una poetessa salentina che nel 2007 ha avuto una forte eco in territorio nazionale grazie all’interessamento di varie personalità dell’arte, della cultura e dell’editoria. O forse bisognerebbe meglio dire era una poetessa salentina. Claudia Ruggeri è infatti morta suicida all’età di 29 anni, nell’anno del Signore 1996, tra le geografie salentine e le disperazioni neobarocche di quella meravigliosa terra. Una terra che tutta si ritrova nei nodi dei molti ulivi che la costellano. Nodi che entrano a far parte e del visitatore e dell’abitante stratificando pensieri, sentimenti, ricerche e fallimenti.

Claudia Ruggeri fu una poetessa dal genio fuori dal comune. Scrisse ed editò in una rivista universitaria Inferno minore, opera chiosata da Franco Fortini, se pur rigidamente come soleva essere il poeta. Ma Claudia Ruggeri non era rigida e mescolava intellettualismi citazionistici a intimismi sognanti e disperanti, vivi e disillusi, in un amaro carnevale che fu l’unico paradiso possibile per Claudia e l’unico inferno dal quale non riuscì mai a liberarsi.

Claudia Ruggeri, prima che una poetessa, fu una donna. Una donna che cercava di vivere la vita, che cercava la vita stessa, il quid che stava al di là del percorso di un auto ove era ancora possibile sognare magie e felicità, sorrisi e pienezze (faccio riferimento a un’aneddoto raccontato da Michelangelo Zizzi in occasione della presentazione di Inferno minore, peQuod 2007). Ma al termine del viaggio la vita si mostra per ciò che è. Una delusione. Un abbandono. Una dipendenza, anche, da palliativi autodistruttivi.

E da questo la ricerca di una salvezza, di una strada salvifica, nella letteratura. Una letteratura che affonda, per modalità d’approccio, le sue ragioni proprio nel metodo mitico eliotiano ma interpretato attraverso un intimismo tutto italiano. Un intimismo che è buona parte del nostro male. Del nostro voler essere io a tutti i costi. Come se essere io avesse un qualche peso discriminante nell’esistenza.

Claudia Ruggeri crea letteralmente una lingua nuova fatta di commistioni medioevali, di neologismi, di parole rubate a dialetti e coglie a piene mani dalla Divina Commedia (testo dal quale prende il nome l’Inferno minore), dalla Bibbia, da una moltitudine di autori tra i quali Shakespeare (dal suo teatro), Melville (da Moby Dick), Montale, Bodini, eccetera eccetera eccetera.

Crea simboli quali il mago, crea una letteratura originale e piena e disperata che nella sua disperata vitalità e particolarità nasce e si esaurisce in sé stessa. Non avremo un’altra Claudia Ruggeri perchè l’unica Claudia Ruggeri ha deciso di porre deliberatamente fine alla propria esistenza. Divenuta ormai insostenibile perchè troppo pesante nella realtà e non abbastanza liberatoria nell’iperuranio della propria letteratura. Non avremo un’altra Claudia Ruggeri perchè perfino Claudia Ruggeri non è riuscita a superare se stessa nel tentativo, estremo, di oltrepassare l’inferno. La seconda opera di Claudia è infatti Pagine del travaso che tenta di nuovo il viaggio tra i tre regni umani troppo umani e finisce col viaggiare fisicamente tra le strade della propria autobiografia, dei propri amori al malto, della propria pazzia.

Ma Claudia Ruggeri non è impazzita. Nonostante i suoi molti ricoveri dalle stesse parole della sua dottoressa si evince che Claudia Ruggeri non è mai impazzita. La sua mente, lucida e forte, semplicemente cercava una realtà troppo alta perchè si addicesse all’uomo. Era in lei l’albatro baudelariano che però ha bisogno degli uomini e preferisce morire perchè non trova ali tra gli uomini. Le ali che lei stessa aveva. E che l’hanno fatta cadere, postuma al suo stesso presagio.

La morte di Claudia Ruggeri non scandalizza come non ha scandalizzato le menti che meglio l’hanno conosciuta. Perchè si trattava di una morte annunciata, pensata, presagita. Una morte inevitabile. Il peso di un genio che non ha saputo trovare autonomia nella propria genialità e ha cercato troppo l’altro. Il proprio prossimo che è anche alla base delle religioni. Ma il prossimo non basta. L’uomo non regge il peso di un altro essere umano. L’uomo non regge il peso di un genio. E Claudia Ruggeri, per amore, si è lasciata cadere nel vuoto. Dopo aver cercato l’amore e se stessa tra tutte le letterature. Ma i sogni, le utopie, non le bastarono. Claudia Ruggeri non era una sognatrice, ma aveva bisogno che un sogno divenisse realtà. Così non è stato. Così non è mai.

Claudia Ruggeri difficilmente diventerà un grande nome nel panorama letterario italiano, non almeno nel futuro più prossimo. Ma non è colpa della sua poesia quanto dell’incapacità di leggerla, di trovare adeguati lettori, sopratutto intellettualmente. Almeno per ora.

(Alessandro Canzian)

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Oltre al materiale critico presente sul sito dedicato a Claudia Ruggeri, è possibile leggere altri interventi sparsi in rete. Ne cito qualcuno: un post su LiberInVersi del 17 febbraio 2008, con un commentarium molto ricco e interessante; due interventi di Stefano Guglielmin su “Blanc de Ta Nuque” (del 8 dicembre 2008 e del 2 febbraio 2011); alcuni articoli su Nazione Indiana.

Il presente post nasce da un’idea di Francesca Canobbio, che ha anche curato un’antologia di testi che comparirà a breve in “Quaderni di RebStein”, XXXVIII, giugno 2012.

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INFERNO MINORE
(1990)

il Matto (prosette)

Sebbene in diversi stati d’animo l’uomo si compiaccia di simboleggiare col bianco tante cose delicate o grandiose, nessuno può negare che nel suo profondo ideale significato la bianchezza evochi nell’anima come uno strano fantasma…
H. Melville, Moby Dick

il Matto I (del buco in figura)
Beatrice

vidi la donna che pria m’appario
velata sotto l’angelica festa…

Pg. XXX, 64s

come se avesse un male a disperdersi
a volte torna, a tratti
ridiscende a mostra, dalla caverna risorge
dal settentrion, e scaccia
per la capienza d’ogni nome (e più distratto
ché sempre più semplice si segna ai teatri,
che tace per rima certe parole…).
Ma è soprattutto a vetta, quando buca,
dove mette la tenda e la veglia
tra noi e l’accusa, se ci rende la rosa
quando ormai tutto è diverso che fu
il naso amato l’intenzione, che era
la pazienza delle stazioni e la rivolta… e la beccaccia
sta e sta sforma il destino desta l’attacco l’ingresso disserta
la Donna che entra e fa divino ed una luce forsennata
e nuda, e la mente s’ammuta ne la cima
e la distanza è sette volte semplice e il diavolo
dell’apertura; ecco, chiediti, come il pensiero sia colpa

ma cammina cammina il Matto sceglie voce
sa voce, e sempre più semplice chiama, dove l’immagine
si plachi sul tappeto, se dura, se pure trattiene
stranieri nuovi e quanto altro
s’inoltrerà nella carta fughe falaschi lussi
Ordine innanzi tutto o la necessaria Evidenza che si di
verte nella memoria al margine ambulante alla soglia
acrobata, che si consuma; ché infine
veramente il Carro
avanza, che sia sponda manca porge
il volto antico, che si commette       (non la cosa
è mutata ma il suo chiarore; ma a voi che vale,
come si conclude la Figura
dove pare e non usa parole né gesti né impulsi;
come, smisurata, passa, dove l’altro richiamo
nel viluppo della palude festina; e come
per tutto si slarga si frastorna e nulla è mite

(ma voi li turereste mai li nostri fori?)

*

il Matto II (morte in allegoria)
Ninive

Tu ti dai pena per quella pianta di ricino (…) che in una
notte è cresciuta e in una notte è perita: ed io non dovrei
aver pietà di Ninive quella grande città…

Giona 4, 10

ormai la carta si fa tutta parlare,
ora che è senza meta e pare un caso
la sacca così premuta e fra i colori
così per forza dèsta, bianca; bianca
da respirare profondo in tanta fissazione
di contorni ò spensierato ò grande
inaugurato, amo la festa che porti lontano
amo la tua continua consegna mondana amo
l’idem perduto, la tua destinazione
umana; amo le tue cadute
ben che siano finte, passeggere
e fino che tu saprai dentro i castelli, i giardini
fiorire, altro splendore sai, altra memoria,
altro si splende si strega si ride, si tira
la tenda e libero si mescola alle carte; ma
i giardini si nascondono con precisione
dove cerchi la larva del tuo femminino e l’arresto
l’appartenenza inevitabile
all’Immagine all’inevitabile distensione
delle terre trascorse delle altre ancora
da nominare chiamarle una poli l’altra tutte
le terre perfette alla mente afferrata
di nomi che smodano scadono che portano
alla memoria o la stravagano.

(crescono ricini presso ninive
ecco, vedi,      come sviene)

*

il Matto III (dell’interruzione in favola)
Romeo di Villanova

Non si seppe onde si fosse né dove andasse ma
avvisossi per molti che fosse santa l’anima sua

Villani

qual cosa per tutto trucca appigli stucca
croci muta tempeste di torri dentro foreste sgretolii
contee, alla provenza dà quattro regine; quale
Sicura sicura andatura;      quale percorso per entro
sonno multo contraffarà l’ingorgo       -pur che si schiodi
sbandi e altrove s’addipani, mentre al disegno
scatta un nuovo fermo mentre si stringe un nuovo
evo al telo, ai nodi di che è alluso- Volto Bandito, ed un’altezza
nera lo serri alle altre carte e intimamente       s’immargini,
prima della parola o Autore la parola
che lo erra e che lo erra e che lo adora; prima
della smazzata che lo mette nella legge e tutto
inizia a muoversi, la mano di chi legge tutto
apre e     Ordine ordine tra chiostro e chiostro, perché
ogni favola s’aduni il proprio bosco e So stay there
my art e questo libro senza controllo e quanto da me
si scampa quanto finalement si parte     Romeo
che urlò agli ingressi a stanze a spose
ed ora desta e quale levità alla lotta e lieve
è l’igghiu, si placa alle terre viaggiate ormai si placa
il viaggio,      ahi quale dulcedine avvelena
per l’incidente di tutte le partenze, rimaglia il taglio e
meraviglia memorie, e se poi avanza il Fuoco e piglia
per interstizi   cori   celle, tu non lo sapere,
e come si sconcerta là dove l’illuse
una non so qual strasse, dove s’adira quale mai delusa…
a mano a mano che ognuna piano carta alza l’oriente
in òccaso; non che ne l’emergenza del romanzo; e fra i colori
vòlti (pure se a festa si riapposta franco) il Matto
non può avere che risposte dell’Evidenza il tosco

*

il Matto IV (ode agli inizi)
Orione

Se per te d’Ippocrene alla bell’onda
trovai la via, se tu mi fusti scorta,
se de’ pimplei recessi a me la porta
apristi…

Ciro di Pers

non son non son castelli ma qui ma qui ti specchia,
se la soglia ti vince, e più e più ti sofferma.
non ti salva dall’esodo nelle guerre vagate
trasparirti; qual sia la galleria, benché tutti
i decori cerchino tutti i varchi le vette delle volte
le lotte illustrate e quante,
chissà, Distrazioni       e il biancore il biancore che spossa
la ruota in volgare che sfonda in un posto
avvenire avvenire pieno di tronchi pieni
di rami per coprire       ahi strappo l’abbraccio
a soggetto la Tempesta Ordinata
l’agone, perché la ruota ormai è roto
lata attossecata questa fata rima se già rinserra
il Nocchiero, se arde la piscia che di giove ruscella
al Toro al Bue al mio Miglior Tradito; o sia smarrita
Orione; o sarà che rinselva a un nuovo affetto meravigliosamente
un amor la distringe: uno splendore che marcia
di Masca in un bosco che esiste persino
acuto.   A nozze verso i castelli a volo persino
ha dato il suolo il passo
perperderlo    perdonartelo ahi cose perché cadete.

*

il Matto capovolto
Palestina

Y no echaré de meno ni de mas
no l’importancia si la circumstancia

Pablo Neruda

questa che ora interroga, t’arrovescia
l’inizio; t’avviva a questo Inverso
cui un dio non corrispose; tu sei
l’oggetto in ritardo, l’infanzia persa
su tutte le piste, l’incrocio rinviato; sei l’amnistia
dell’idioma viaggiato; ma Salve, la primavera
ti rassegna, di vòlta in vòlta carta
sveste percòte per cose fitte fitte
afflitte da memorie; t’installa nella voce
con un esercito a mille aste, e così
fortemente tu chiami e così ti legava
il tuo passo recente; dimmi se di uno Stagno
snidi l’Imperfezione, oppure le maiuscole
rimangono incredibili: sono le ‘nulle’
degli alfabeti in cifre, il segno
che non scatta, un ariele distratto…
oppure sul tuo capo la Torre
capovolge; e con un salto dal basso
ti drizza: ma sei in un balzo (ma appena)
o nella capriola prima che t’agganciò
di passi; o c’è chi ti dà un Regno -una parola
d’Ordine almeno- insomma un esito una ribalta, come
si dice, un tuffo; e forse una Città
dove rivolge l’ennesimo esodo
dove s’apre per dita bendate per gli esuli
grandi, o per la fase nuova del terreno:
(leviamole la femmina, diamo l’idiota a questa lesione.
oppure ‘cosa’ resta; vecchia insensazione)

*

lettera al Matto sul senso dei nostri incontri
il logoro      (mode d’emploi)

“E tu non prendi ch’io t’adori a sdegno in un volto che fésti
a tua sembianza più che in tela dipinto o sculto di legno”

se ti dico cammina non è perché presuma
di parlarti: alla montagna, alla malìa
di milioni di lame, arrivarono a migliaia
cose nude si sparirono bestie, alla neve
al malozio della trappola, tutto
s’esiliava a quel richiamo disanimale.
ma chi nega che in tanta sepoltura
sia avvenuto al pendio un biancore vero
o lo strano brillio che ti destina se la passi,
e pur e pur non sfondi
alla tagliola che non scatta, e più
non stravolge l’inerzia della lettera, ne anche
tiene lo sporco della suola; si noda
tutta al Trucco che l’immàcola, s’allenta,
a tratti s’allaccia cose che muoiono,
solo scali, cose già sganciate…
a te a te altro ti tiene, non la parola,
per te s’alleva una tortura dentro la bara
della Figura, una condanna alla molla
maligna del Carnevale abominevole, alla cantina
cattiva di finisterrae violenta
dove s’aduna, al molo, ogni bestiario
qualunque personaggio, alcun oggetto, per una muta
buia dell’attore, per un aumento in male, per l’alta
fantasia che mi ritorna di tanta cerimonia
incorreggibile, per una benvenuta dismisura, per
me che fui per te senz’anima
e feci un patto al malto
sul seme di un’estate
dove esplose la vena che divina;
che sbotola che lima, per te seppi, se sia l’afrore
o la Macchia del logoro, che cova sul monte
il fondo lo scatto l’inverno del falco

42 pensieri riguardo “L’Inferno minore di Claudia Ruggeri”

  1. Ho cercato, sempre senza successo, di procurarmi il libro della Ruggeri… Grazie per questo post, caro Francesco, che leggerò con calma appena avrò un po’ di tempo: sapere poi che presto realizzerai un Quaderno antologico, è davvero una splendida notizia.

    un caro saluto,

    f.t.

    1. Il “Quaderno” è programmato per le ore 18.00. E’ stato pensato e organizzato da Francesca Canobbio.

      La nostra intenzione è quella di risvegliare l’interesse intorno alla poesia della Ruggeri. Visto che da queste parti passano, anche, editori, curatori di collane e critici, la speranza è che qualcuno, finalmente, decida di raccogliere in volume tutta quanta la produzione di Claudia: sarebbe un gran bel servizio reso alla poesia, perché siamo di fronte a un talento straordinario e a un’opera di assoluto valore.

      Non mancherebbero nemmeno i curatori: immagino che i vari Canzian, Zizzi, Desiati, darebbero sicuramente il loro fattivo contributo.

      fm

      1. Ringrazio dunque Francesca Canobbio fin d’ora.

        come scriveva Celan in una sua nota introduttiva ad una antologia tedesca di Mandel’stam, a operazioni del genere spetta “anzitutto la funzione che, fra le tante, rimane primaria per ogni poesia: quella del puro e semplice essere disponibile”.

        Mi auguro che la vostra intenzione possa trovare riscontro, pertanto. Si sfornano tanti di quei libri improponibili, in poesia, che desta sempre grande stupore, poi, aggirarsi nel dimenticatoio (una vera e propria wunderkammer!), e constatare cosa venga lì abbandonato.

        mi permetto di segnalare qui un gran bel testo di Fabio Pedone, che si occupò della Ruggeri ai tempi dell’edizione Pequod di Inferno minore: http://www.nazioneindiana.com/2007/05/28/la-sostanza-magica-di-claudia-ruggeri-su-inferno-minore-con-unintervista-a-mario-desiati/

        ancora un saluto, a te Francesco e a tutti, e grazie,

        f.

  2. Sono molto affezionato al libriccino bianco e spesso delle poesie di Claudia Ruggeri, il lamento della sposa barocca è straordinario, come non lo è questo post farcito di retorica. Claudia Ruggeri prima che una poetessa era una donna? Ma davvero? Che lampi di gebio questo post. Se fosse stata uomo sarebbe stata Beppe Salvia, forse.

    1. Il post contiene alcuni testi della Ruggeri, preceduti da una nota di qualche anno fa di Alessandro Canzian – l’unico, a quanto mi risulta, ad aver dedicato un lavoro organico alla poetica dell’autrice salentina.

      Poiché non tutti hanno la tua cultura e le tue conoscenze, ho pensato di postare un articolo – quello di Canzian, appunto – che presentasse la Ruggeri a chi, magari, non ne ha mai sentito parlare.

      Estrapolarne, come fai tu, una frasetta, e utilizzarla, decontestualizzata, per tacciare il “post” di retorica (ma il “post” non comprende anche i testi della Ruggeri?) e mostrarci – quelli sì “geniali” – lampi della tua sottile ironia, è una operazioncina ridicola, una perdita di tempo.

      Tempo che avresti potuto usare, magari, per dirci qualcosa sull’opera in questione. Ma, consentimelo, credo proprio che questa fosse l’ultima delle tue preoccupazioni.

      fm

      1. Non ho decontestualizzato un bel nulla, l’articolo di Canzian gronda retorica da tutte le parti, credo si possa esprimere un’opinione. Se tu non sei d’accordo scrivilo, ma non utilizzare la replica per un attacco personale che non ha minimamente senso. Sono uno che si è comprato il libro di Pequod ora perla rara in tempi non sospetti, se lo è letto e ha apprezzato, ma tant’è… “diamo l’idiota a questa lesione” cito la poetessa celebrata postuma dopo il libro postumo

  3. Si io dò la mia disponibilità fin d’ora. Non dimenticate che oltre a Desiati e Zizzi anche Mary Barbara Tolusso ha fatto un bell’intervento, e anche Rosaria Lo Russo in quel di Firenze. E non dimenticate assolutamente Elio Scarciglia, protagonista primo della diffusione della poesia di Claudia. Il raccogliere tutte le sue poesie non è cosa semplice, ovviamente, anche perchè se ricordo bene quanto mi diceva Maria Teresa sono molte e le stesse scritte spesso sono difficilmente leggibili. Il libro della peQuod è ormai introvabile per tutta una serie di motivi, purtroppo: 1) un libro di poesia è per concetto difficilmente reperibile, e non ho idea di quante copie sono state realmente stampate (era già al tempo difficilmente reperibile) – 2) perchè la peQuod ha nel frattempo chiuso.

  4. Alessandro, mettevo giù i primi nomi che mi venivano in mente (so, ad esempio, che Zizzi era un suo carissimo amico, e Desiati ha contribuito a farla conoscere pubblicandola su “Nuovi Argomenti – io l’ho conosciuta lì), ma hai fatto benissimo ad aggiungere tutti gli altri, a iniziare proprio da Scarciglia.

    Comunque, utilizzando tutti i link che ho inserito nel post, è possibile accedere a parecchi altri rimandi, anche indiretti.

    Grazie per il contributo.

    fm

  5. @ Fabio

    Il problema è che la quantità di “libri improponibili” aumenta in maniera esponenziale ogni giorno che passa (in uno, del resto, con la proliferazione di (presunti) “blog-letterari” altrettanto indecenti).

    fm

    p.s.

    Per Nazione Indiana avevo messo un link “cumulativo”.

  6. Aspetto il quaderno con molta curiosità. E’ una poetessa che conosco – troppo – poco, e quel poco mi ha molto colpito. Grazie a chi ne parla e ne scrive.

    Francesco t.

  7. Leggerò con attenzione il quaderno di Claudia Ruggeri. A Genova, lo scorso anno, alla Galleria 44, c’è stata un reading di lettura di testi di poeti che si sono tolti la vita. Claudia è stata letta, in quell’occasione, dalla voce di Chiara Daino. Spero proprio che un libro come quello ipotizzato possa venire alla luce.

    m

  8. Grazie Infinite, Francesco,
    per tutto questo :)

    Mi sentirei solo di ricordare, come mi ha suggerito di fare Elio Scarciglia, autore di un documentario su Claudia, che è’ vero che Claudia Ruggeri ha iniziato ad avere eco a livello nazionale nel 2007, ma l’interesse per la sua poetica ha registrato un crescendo negli anni successivi. Si pensi alle varie manifestazioni organizzate in suo onore in diverse città d’Italia, come ad esempio Napoli, Como, Milano, Firenze, Genova, Lecce ecc. oltre che a pubblicazioni di articoli a lei dedicati. Penso, quindi, che l’interesse per questa poetessa non sia fatto circoscritto al 2007, ma che, anzi, il desiderio di conoscere e comprenderla in modo più profondo coinvolga un sempre maggiore numero di amanti della poesia. E per fortuna!
    E’ giunta l’ora di divulgare finalmente in stampa il tesoro di Claudia.

    Lascio qui, per chi avesse il tempo e la voglia di approfondire, il video integrale della serata dedicata a Claudia Ruggeri lo scorsco 14 marzo per Genovainedita, dove è possibile ritrovare ulteriori testi, altrimenti inaccessibili, ed analisi. (le letture sono a cura mia; le musiche di Danilo Dellepiane)

    Grazie, Francesco,
    Grazie a tutti.
    Grazie Claudia!

  9. temo che Pequod abbia pubblicato 4 copie!, lo richiesi dopo poco e nemmeno una rispostina, mah… successe con un altro di quelle parti, Salvatore Toma. lo pubblicarono e lo mandarono al macero dopo poco. ecco i nostri editori.
    se la retorica serve per far avvicinare anche una sola persona alla poesia di Claudia Ruggeri, beh, ben venga la ‘rettorica’.
    A.Canzian, è vero non c’è ne è un’altra, ma c’è lei. facciamola ri-vivere /anche contro la sua volontà!/ e stiamo, state -voi che da più tempo di me la seguite- attenti a chi cerca di farsi poeta con le sue parole.
    una grande poesia.

    un abbraccio

  10. Alessandro Ghignoli, un pò vorrei difendere l’operato di peQuod, che aveva delle pubblicazioni molti interessanti. Su Toma non so (poi uscito con Einaudi però, o prima lo ignoro), ma su Claudia se non ho capito male c’è stato un acquisto copie a monte da parte della provincia o chi per lei. Per cui forse anche questo ha esaurito la tiratura che, ovviamente, non deve essere stata di moltissime copie purtroppo.”Attenti a chi cerca di farsi poeta con le sue parole” e questa è una sacrosanta verità, ma non solo sul versante poetico. Molti hanno “marciato” su Claudia sia quando era in vita sia dopo. Al tempo di “Oppure mi sarei fatta altissima” (che aveva come fine solo un primo piccolo e onesto approfondimento della sua esperienza sulla base di quel poco che girava, l’articolo di Desiati, il libro appena uscito, e le noterelle a margine in una Bibbia di Claudia che la madre conservava) molti sono usciti allo scoperto ricordando amicizie con Claudia. Molti che però prima nè dopo si sono impegnati più di tanto. Certo è facile parlare sia da parte mia sia da parte di altri (critiche a parte). Ma una cosa si registra: Claudia è portata avanti da chi non la conosceva affatto, e spesso da chi è geograficamente molto lontano da lei.

    1. Alessandro C., non voglio certo parlar male di pequod, dico solo che non è che di ottimi poeti ce ne sono a centinaia di migliaia, allora quando si trova un autore come lei lo si dovrebbe curare un po’. tutto qui. Maria Corti volle un’antologia di Toma per Einaudi che non ci credeva molto, e abbiamo visto come se ne liberarono in fretta e furia. al macero!
      credo che Claudia la debba portare avanti chi se la merita, come te.
      ci sono poeti che si fanno grandi con le poesie degli altri (normalmente famosi/e), ci entrano dentro per un po’ le spolpano, ci giocano, fanno gli esperti… e poi una volta finita la ripulitura, via a cercare qualcosa di diverso, per stare -loro- sempre in prima “pagina”. per fortuna qui è un’altra cosa.

      un abbraccio

  11. Le poesie di Claudia non sono facili. Confesso qui tutta la mia incapacità a comprenderne talvolta il senso, se privo di una guida adeguata; come, da ragazzo, non sempre riuscivo a capire quella sua estrema idealità, fra i banchi di scuola. Per mia fortuna, ho incontrato, qualcuno che ha potuto, almeno in parte, aiutare a capire, almeno qualcosa. Da quando l’ho ritrovata, seppure solo virtualmente, a volte mi manca. E mi chiedo cosa sarebbe accaduto se non ci fossimo persi di vista. Forse le cose sarebbero andate egualmente così, o forse no. Ma mi sarebbe piaciuto condividere qualche momento in più con lei.

  12. Sono la mamma di Claudia. Se non avessi avuto la fortuna di incontrare Mario Desiati,la voce di mia figlia si sarebbe persa nel vento.Ma non desidero polemizzare; desidero solo riuscire , dopo circa 14 anni, a veder venire alla luce un volume che contenga almeno buona parte di quanto ho ritrovato dei suoi scritti. Ma questo “sogno” pare sfuggirmi ogni volta che mi illudo di poterlo afferrare. In questa estenuante attesa mi sento sorretta dall’ abbraccio ‘ virtuale’,ma che ritengo sincero perchè quasi sempre disinteressato, di tutti coloro che spendono del tempo e delle parole dedicate a quella che spesso chiamavo ” Dulcinea”.
    Comunque voglio credere che per il prossimo autunno questo che per me, più che un desiderio è un bisogno, possa finalmente venir soddisfatto.
    Ogni parola,qualunque, che spendete per Claudia per me rappresenta un abbraccio. Che ricambio.M.Teresa

  13. La ringrazio dell’intervento, signora, e ricambio l’abbraccio a nome di tutti i lettori e gli autori di questo blog.

    La sua speranza è anche la nostra, e quella di tutti coloro che amano davvero la poesia.

    Un caro saluto.

    fm

  14. evviva gli improponibili libri!L’HO CONDIVISO..
    LA Ruggeri è una delle molte ricchezze di voci , più spesso femminili occultate, negate, nella stolta speranza di silenziarle nel tempo,,
    chi andò contro corrente, chi lavorò nonostante IL canone..vigente

    Maria Pia Quintavalla

  15. Un’altra chicca…. !

    Claudia Ruggeri interpreta i suoi versi.

    Il modo di recitare della Ruggeri fu definito “da bambina in un bordello”. Un’espressione che i redattori della rivista underground S/Pulp hanno mutuato da Isabella Santacroce, come la più efficace per descrivere certe sfumature vocali della poetessa salentina.

  16. Grazie infinite all’amato Francesco, per il rilancio di questo post, a me così caro.
    Di cuore….

    Francesca Canobbio

    Mi permetto di segnalare in questa sede questa “novità” che riguarda la poesia della mai troppo compianta e geniale Claudia, voce unica ed imperdibile, per la quale molti di noi continuano a spendersi senza riserve e con tutto l’entusiasmo ed il trasporto che è dato come frutto della conoscenza di una autrice tanto singolare ed inarrivabile…

    Prossimamente – “Canto senza voce” di Claudia Ruggeri a Genova, Expo’ – Rosa dei venti

    Ancora,

    Francesca

  17. ciao a tutti, segnalo anche questo intervento di Stelvio Di Spigno su Infero Minore che si può leggere su “puntocritico”:

    http://puntocritico.eu/?p=2005

    saluti,
    lorenzo

    p.s. se il bisogno di molti è di veder pubblicato un volume con tutte le opere di Ruggeri, non è molto difficile: se molti sono gli interessati una piccola colletta è sufficiente a raccogliere la somma necessaria per pagarsi una pubblicazione presso uno dei diversi editori che a fronte di un contributo producono un libro di buona qualità. se invece il bisogno è quello di “riconoscimento” in forma di pubblicazione gratuita presso un editore autorevole, allora non so cosa consigliare.

  18. Un saluto al caro Francesco Marotta e i miei ringraziamenti a Francesca per aver riportato qui il mio scritto. A mia volta, data la ricchezza di di contributi e riferimenti bibliografici del quaderno, ne riporterò il link sotto la recensione a “Canto senza voce” di Claudia Ruggeri. Grazie ancora e buon lavoro. BM

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