Sotìris Pastàkas
Ho incontrato Pastàkas per la prima volta più di un anno fa, in un ristorante di Chalàndri. Di nome lo conoscevo già. Avevo letto alcune sue poesie. Quando passavo da una libreria mi dicevo: devo comprare un suo libro. Non l’avevo mai fatto perché in quel preciso momento in cui pensavo: devo comprare un suo libro, succedeva sempre qualcosa: suonava il telefono, non trovavo posto per il parcheggio, ero in ritardo, c’era uno scontro in piazza. Quando ci siamo conosciuti, gliel’ho detto, e lui si è messo a ridere. E’ uno che sorride continuamente. Il giorno dopo, mi ha mandato tutte le poesie via mail.
Ho così cominciato a tradurre qualche testo, più che altro per vedere come potevano essere in italiano, per il puro piacere di farlo. E poi ho scoperto che è un piacere tradurlo, e che non è poi nemmeno così vero quel che si dice: che la poesia è intraducibile. Hikhmet diceva: voglio essere semplice e traducibile. Non credo che Pastàkas abbia mai ragionato in questi termini ma, specie negli scritti dal 2000 in poi, è così. Certo, la lingua greca si presta a giochi di parole continui, a rimandi etimologici fra una parola e l’altra, ma lui ne fa pochi. Preferisce la comunicazione immediata. Non solo, credo, per una sua scelta, ma anche perché in Grecia, molto più che altrove in Europa, la “poesia tradizionale, orale, popolare”, di cui le canzoni sono anche un ottimo veicolo, è parte fondamentale della creazione letteraria del Paese, ancora oggi. Per questo la poesia greca è sempre “semplice”, e leggibile, a tutti i livelli. Trovo la cosa di un’importanza notevole.
Conoscere un poeta, molte volte (ma non sempre) significa riuscire a capire meglio perché scrive certe cose in un certo modo. Ci sono poeti che si nascondono da tutte le parti e anche quando li incontri non ci capisci niente. Pastàkas è, tutto sommato, quello che scrive. Mi è sembrato di avere davanti a me uno che vive la poesia quotidianamente. Come un Vinicius de Moraes. Uno che ride in compagnia e a cui piace molto bere. Uno che scrive poesia così come respira. È un poeta “classico”, della quotidianità intima, di quello che circonda e che affianca e interseca la nostra esistenza. Possiede l’invidiabile qualità d’essere semplice, e una scrittura delicata. Il suo, è un greco molto dolce, elegantemente diverso da quello che si parla tutti i giorni nella strada.
E’ un poeta quotidiano, della quotidianità di tutti, dicevo. E’ ciò che emerge dalle traduzioni che potete leggere qui. E non per una scelta mia. Da “Un fluire di Rakì”, l’ultima raccolta pubblicata pochi mesi fa a “L’apprendimento della respirazione” del 1990. A ribadire questa quotidianità, “L’apprendimento” è in certo qual modo il resoconto dell’imparare la vita nel quotidiano. Gli antichi greci credevano che “l’anima coincidesse con il respiro”. “Preghiere per gli amici” (2007) è chiara sin dal titolo. Pastàkas mi sembra una persona circondata dagli amici; credo che per lui siano fra le cose che più gli caratterizzano profondamente la personalità, comunicativa attraverso l’esternazione del sentimento. Ne è conferma la raccolta “Monte Egàleo” (2009), dove la citazione che apre il libro dice: …non ci ferirà nemmeno una foglia ingiallita, / quando coabiteremo di nuovo un superbo / attico, insieme con tutti i nostri amici. Ora, Egàleo la conosco e non è certo bella: è un’ex zona industriale abbastanza incasinata. Ma è il suo comunicare attraverso il sentimento dell’amicizia che trasforma questo luogo anodino in qualcos’altro. Ma questo suo incessante rimando agli amici, alla compagnia è anche, e basta conoscerlo per capirlo, la necessità di sfuggire alla solitudine, che mi sembra molta. Una solitudine riempita dalla cura delle piante, di cui ha un vero “arsenale” sul terrazzo. E dal gatto. Non c’è niente di più classico di un poeta con il gatto. Ed è strano conoscere un poeta “classico” di persona, uno con il gatto, quasi uno stereotipo. Meno male che Pastàkas si salva dallo stereotipo con quello che scrive. Ed è anche, a modo suo, un poeta civile, che non tralascia rimandi agli avvenimenti, a volte drammatici, che tutti viviamo. Ma lo fa senza cadere nel manifesto; lo fa come tutti lo facciamo quando vediamo qualcosa per strada o in televisione: con un pensiero lampo. Dopo, purtroppo, dobbiamo andare a fare altre cose come, magari, andare a comprare il pane.
Pastàkas è anche, e soprattutto, un poeta fortemente greco, assolutamente greco, totalmente greco. Della Grecia che amavo e dove tutti andavamo sul “papàki”, cioè un tipo di motorino economico che andava lento, terribilmente lento: questa sospensione nel tempo, questa lentezza che genera sentimento e intelletto è la Grecia, ed è anche Pastàkas.
Testi
(Traduzione di Massimiliano Damaggio)
Ποιήμα αριθμός μηδέν
Βρήκα, μάζεψα κάμποσα υλικά, τώρα.
Έμαθα μάλιστα, να δουλεύω με μεράκι:
αργά και μεθοδικά. Πριν αρχίσω όμως,
την ταξινόμηση, επικαλούμαι τη λήθη
να αλλοιώσει τα περιθώρια των λέξεων,
να επιβάλλει τις δικές της μετατοπίσεις,
στροφές και στίχοι να παρεξηγηθούν
από το ξεγέλασμα της μνήμης.
Γράφω πάνω στα γραμμένα.
Poesia numero zero
Ho trovato e raccolto molto materiale, ora.
Certo ho imparato a lavorare con cura:
piano e metodico. Però, prima d’iniziare
a sistemarlo, chiedo che l’oblio
alteri i margini delle parole,
imponga le sue stesse rimozioni,
faccia fraintendere strofe e versi
dall’inganno della memoria.
Scrivo sopra il già scritto.
*
Ο ορισμώς των αποστάσεων
Πρώτη νύχτα στην Πράγα κοιμηθήκαμε
στο Κραλούπι. Εικοσιπέντε χιλιόμετρα
πιο βόρεια: βιομηχανική πόλη, πρώτη
στην παραγωγή καουτσούκ, τσέχικη μπύρα
δυνατή και θυμωμένα νιάτα, κι εγώ
ξεδίπλωσα μια ολοκαίνουργη πυτζάμα.
Δύο χιλιάδες χιλιόμετρα να κοιμηθώ
στην Πράγα: δεν με παρηγορεί η σκέψη
πως είμαστε μόλις στην περιφέρειά της.
Πόσο κοντά είναι η απόσταση
των εικοσιπέντε χιλιομέτρων;
Πόσο κοντά το κόμμα στον λαό του;
Εξάλλου, μου είπες, κι εμείς κοιμόμαστε
σε χωριστά κρεβάτια, αλλά κι αν
ξαπλώναμε κάτω από τα ίδια σκεπάσματα,
ποία η απόσταση ανάμεσά μας;
La definizione delle distanze
La prima notte a Praga dormimmo
a Kralùpi. Venticinque chilometri
più a nord: città industriale, prima
nella produzione di caucciù, birra ceca
forte e gioventù arrabbiata, e io
tirai fuori un pigiama nuovo nuovo.
Duemila chilometri per dormire
a Praga: non mi consola il pensiero
che siamo soltanto alla sua periferia.
Quanto vicina è la distanza
di venticinque chilometri?
Quanto il partito alla sua gente?
D’altronde, m’hai detto, anche noi dormiamo
in letti separati, e anche se ci
stendessimo sotto le stesse coperte,
quale la distanza fra di noi?
*
Ελλάδα παπάκι
Η Ελλάδα ταξιδεύει με σαράντα
σαν το παπάκι στην παραλιακή.
Η μεγίστη δυνατή ταχύτητα
συμπίπτει με τη δυνατότητα
του ερωτευμένου βλέμματος:
να καταγράφει, να χορταίνει,
να θυμάται. Το φως στις ελάχιστες
αποκλίσεις του, τον κυματισμό
της θάλασσας και τη φορά του ανέμου.
Η Ελλάδα κι ο συνεπιβάτης της
που την αγκαλιάζει, κλείνουν
τα μάτια τους ταυτοχρόνως:
δεν θα μάθει ποτέ τι ήταν
αυτός για κείνη, ούτε ‘κείνη
πόσα πολλά της χρωστάει.
Χάρη στις χαμηλές ταχύτητες
η Ελλάδα είναι η μόνη χώρα
όπου το σούρουπο
προς το Σούνιο, ή στην επιστροφή,
μπορεί να διαρκέσει ολόκληρη ζωή.
Grecia papàki
La Grecia viaggia a quaranta all’ora
come un papàki sul lungomare.
La massima velocità possibile
coincide con la possibilità
dello sguardo innamorato:
di registrare, di saziarsi,
di ricordare. La luce nelle minime
sue inclinazioni, l’ondeggiare
del mare, la direzione del vento.
La Grecia e il suo passeggero
che la abbraccia, chiudono
gli occhi insieme:
non saprà mai che cosa fosse
lui per lei, nemmeno lei
tutto quello che le deve.
Grazie alle basse velocità
la Grecia è il solo paese
dove il tramonto
verso Sùnio, o al ritorno,
può durare una vita intera.
*
Μια θέση στην ιστορία
Τζακ Ντάνιελς από τη Μπενάκη, λυθρίνια
από τη Θεμιστοκλέους, παράλληλες κι οι δυο
στη Χαριλάου Τρικούπη, κάθετες κι οι τρεις
στην Ακαδημίας: είναι απορίας άξιον,
πως μέσα σε τέσσερις δρόμους χώρεσε η ζωή μας;
Ό,τι πετάει, ό,τι κολυμπάει κι ό,τι έρπει
πέριξ των Εξαρχείων, διεκδικεί τη θέση του
στον ήλιο: πάσχει για το καθημερινό έπος,
αγωνιά για την οικεία οδύσσεια, γιατί
ο καθένας μας είναι ο ψυχοπομπός
ενός εφήβου που σπαράζει εντός του.
Εδώ ή λίγο παραπέρα, κάθε ανώνυμη χειρονομία
επικαλείται με δέος τη χάρη της ιστορίας
κι ανά πάσα στιγμή, την ύστατη δικαίωσή της.
Που ήταν, χθες ή προχθές, που σκότωσε
έναν δεκαπεντάχρονο η Αστυνομία;
Un posto nella storia
Jack Daniels in via Benaki, i fragolini
in via Themistokléous, parallele tutte
e due a Charilàou Trikoùpi, ortogonali tutte
e tre ad Akadimìas: c’è da meravigliarsi
come quattro strade ci contengano la vita?
Tutto ciò che vola, che nuota e che striscia
intorno a Exàrchia rivendica il proprio posto
al sole: soffre per l’epopea quotidiana,
è in ansia per l’odissea intima, perché
ognuno di noi è lo psicopompo
d’un adolescente che si dibatte, dentro.
Qui o poco più in là, ogni gesto anonimo
invoca con timore il favore della storia
e ogni singolo istante il suo estremo avverarsi.
Dove è stato che, ieri o l’altroieri,
la polizia ha ucciso un quindicenne?
***
Τώρα που απέκτησα
συγγενείς και φίλους
ανάμεσα στους νεκρούς,
ο γάτος μου
όλο και σκαλίζει το χώμα.
Τώρα που κάθε λουλούδι
ανθίζει μέσα στο πένθος,
κι οι γλάστρες μου φέρουν
το όνομα
εκείνων που έχουν πεθάνει,
ο γάτος μου
τριγυρνώντας από τη μια στην άλλη,
με τα μπροστινά πόδια του
σκάβει, με τα πίσω κλωτσάει,
γέμισε χώμα την ταράτσα μου,
κοκαλάκια και νεκροκεφαλές,
πειστήρια αγάπης ανθρώπων
που εκείνος δεν αγάπησε
επειδή δεν τους γνώρισε,
αλλά σήμερα μπήκε στον κόπο
και κουβάλησε ανάμεσα
στα δόντια του, απ’ τη βεράντα
και τον απέθεσε μπροστά
στα πόδια του γραφείου μου
τον Θανάση – αύριο ποιος ξέρει
ποιόν θα ξεθάψει.
Ora che ho acquisito
parenti e amici
fra i morti,
il mio gatto
sta sempre a scavare la terra.
Ora che ogni fiore
sboccia nel lutto,
e i miei vasi portano
il nome
di quelli che sono morti,
il mio gatto
girando da uno all’altro,
con le zampe davanti
scava, con quelle dietro scalcia,
mi ha riempito di terra il terrazzo,
ossicini e piccoli crani,
elementi d’amore degli uomini
che lui non ha amato
perché non conosceva,
però oggi s’è preso la briga
di portarmi, dal terrazzo
stretto fra i denti,
e me l’ha depositato davanti
alla scrivania,
Thanàssis – domani chissà
chi disseppellirà.
***
Ένα κοτσάνι μήλου.
Κάποιος καθόταν εδώ
και δάγκωνε ένα μήλο.
Έπειτα χάθηκε. Την ίδια μέρα
που η Ιστορία κατέγραψε τρεις
νεκρούς στο κέντρο της Αθήνας.
Κάποιος άλλος σ΄ ένα άλλο
σημείο, άφησε τη γόπα του τσιγάρου
πριν χαθεί κι εκείνος.
Η Ιστορία καταγράφει μόνον:
κοτσάνια, πτώματα, στάχτες.
Un torsolo di mela.
Qualcuno, seduto qui
mordeva una mela.
E poi è scomparso. Lo stesso giorno
che la Storia ha registrato tre
morti nel centro di Atene.
Qualcun altro in un altro
posto, ha lasciato una cicca di sigaretta
prima di perdersi, anche lui.
La Storia registra soltanto:
torsoli, cadaveri, ceneri.
***
Ο άντρας που τρώει
μόνος του στο οινομαγειρείο,
ένα καρμπολάχανο και τας-
κεμπάπ, ένα κατοσταράκι
λευκό κρασί στου Θωμά,
αμίλητος σκουπίζει
το στόμα του και φεύγει.
Με πιρούνι και μαχαίρι
τρώγεται ο καθημερινός μας
θάνατος.
L’uomo che mangia
da solo alla tavola calda,
del cavolo e del tas-
kebab, un vinello bianco
da due lire, da Thomàs,
si pulisce in silenzio
la bocca e se ne va.
Con forchetta e coltello
mangiamo la nostra morte
quotidiana.
Testi tratti da:
“Quaderni di Traduzioni”
XIV, Marzo 2013
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Sotìris Pastàkas è nato nel ’54 di Larissa e ha studiato medicina a Roma. È poeta apprezzato internazionalmente. Dal 1994 è membro della Società degli Scrittori Greci. Nel giugno del 2001 ha rappresentato la Grecia a Verona in occasione della fondazione dell’Accademia Mondiale della Poesia. Collabora con la Casa della poesia di Baronissi. È fondatore e condirettore della rivista elettronica Poiein, la più importante del panorama greco. È traduttore di poeti italiani quali Vittorio Sereni, Umberto Saba, Sandro Penna, Alfonso Gatto.
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Leggo… salvo, rileggo. Grazie, G.
Poeta semplice e intenso, di una semplicità mai minimale. Grazie.
Molto belle. E dopo tanto tempo, colgo l’occasione per salutarti, caro Francesco.
Luciano