Testi di Francesco Marotta
estratti da
Esilio di voce (Smasher, 2012) e
Impronte sull’acqua (Le voci della luna, 2008),
tradotti da
Manuel Cohen (francese)
Anna Maria Curci (tedesco)
si inciampa in un grido
che si dissangua in luce
ogni volta che guardiamo le stelle
nessuna soglia ci separa dall’assenza
nessuna parola così profonda
da poterla tacere
-
on trébuche sur un cri
qui se saigne en lumière
toute fois qu’on regarde les étoiles
aucun seuil nous sépare de l’absence
aucune parole si profonde
à faire taire
-
man stolpert über einen Schrei,
man stolpert über einen Schrei,
der in Licht ausblutet
immer wenn wir die Sterne anschauen,
trennt uns keine Schwelle von der Abwesenheit
kein so tiefes Wort,
dass man sie verschweigen kann
*
così è la grazia delle immagini
rovesciate nel palmo venute via dall’ombra
che ora ricordi accampata da sempre
alla tua soglia ma
si trattava di attese esercizi
privi di simboli come adornare sbrinati
specchi col battito salino
di una pupilla naufragata
-
ainsi est la grâce des images
renversées dans la main, échappées de l’ombre
dont tu t’en souviens campé de toujours
à ton seuil mais
il s’agissait d’attentes, exercices
sans symboles comme orner dégivré
miroirs avec le battement salin
d’une pupille naufragé
-
so kampiert die Anmut der in die Handfläche
gekippten vom Schatten weggegangenen Bilder,
an die du dich nun erinnerst, schon immer
an deiner Schwelle, aber
es ging um Erwartungen Übungen
ohne Sinnbilder wie entfrostete Spiegel
mit dem salzigen Schlag einer
untergegangenen Pupille auszuschmücken
*
nessun presagio
solo un fremito di ebbra insidia
ripensando l’orlo franato
del calice il pungolo inquieto
che fosse visibile sostanza
l’urlo tracimato del sole il nero
di luce che tradisce le dita
così sciama in rivoli d’insonnia
l’immagine a cui la mano aggiunge
il taglio e l’ombra e dentro l’ombra
il segno che racconta un corpo
dove il mattino è scritto
in piaghe e croci dove il farmaco
pietoso rovesciato intorno
era cedimento d’argine e labirinto
di voci appare ora al tatto
-
aucun présage
seul tremblement d’ivre piège
en repensant le bord écroulé
de la coupe, l’aiguillon inquiet
qui fût visible substance
le cri débordé du soleil le noir
de lumière qui trahit les doigts
ainsi essaime en ruisseaux d’insomnie
l’image auquel la main ajoute
la taille et l’ombre et dans l’ombre
le signe qui raconte un corps
où le matin est écrit
en plaies et croix où le remède
pitoyable reversé tout autour
était échec de frein et labyrinthe
de voix apparait désormais au toucher
-
keine Vorahnung
nur ein Schaudern berauschter Tücke
beim Nachdenken über den abgerutschten Kelch-
rand den unsteten Stachel,
der sichtbare Substanz sein möge,
den übergeflossenen Schrei der Sonne Schwarz
aus Licht, das die Finger verrät
so schwärmt in Bäche der Schlaflosigkeit
das Bild aus, dem die Hand den Schnitt
und den Schatten hinzufügt und innerhalb des Schattens
das Zeichen, das von einem Leibe erzählt,
wo der Morgen in Wunden und Kreuzen
geschrieben steht, wo das mitleidige
rundherum gekippte Heilmittel
Dammbruch war und sich nun als Stimmen-
labyrinth dem Tastsinn offenbart
è la mente che
numera il silenzio
dei morti, e la conta
è un dolore che vive e
ramifica in chiazze di
nuvole sulla pelle, a volte
è sabbia, un tramonto
un fiore di neve
a distendersi fino al
le pupille, a
riempire la bocca
con la sua lingua colma
di ricordi, con i resti
vaganti di un
incendio, con la sua
veste di orme, di voci
di capelli, con la
rappresa, impura
verità del gelo
-
c’est l’esprit qui
énumère le silence
des morts, et le compte
c’est une douleur qui vit et
ramifie en taches de
nuages sur la peau, parfois
est du sable, un couché du soleil
une fleur de neige
à se détendre jusqu’aux
pupilles, à
remplir la bouche
avec sa langue pleine
de souvenirs, avec les restes
errants d’un
incendie, avec son
vêtement de traces, de voix
de cheveux, avec la
figée, impure
vérité du gel
-
es ist der Geist, der
das Schweigen der Toten
aufzählt, und das Auszählen
ist ein Schmerz, der lebt und
in Wolkenflecken auf der
Haut Zweigen austreibt, manchmal
ist es Sand, ein Sonnenuntergang
eine Schneeblume,
die sich bis zu den Pupillen aus
dehnt zum
Vollstopfen des Mundes
mit seiner von Erinnerungen randvollen
Zunge, mit den umherschweifenden
Resten eines
Brandes, mit seinem
Gewand aus Spuren, aus Stimmen
von Haaren, mit der
geronnenen, unreinen
Wahrheit des Frostes
L’ha ribloggato su Unterwegse ha commentato:
Testi di Francesco Marotta tradotti in francese da Manuel Cohen e in tedesco da Anna Maria Curci
L’ha ribloggato su letteraturanecessaria.
“l’ombra è di ferro. non hanno braccia
nel vuoto originario le mani negative
-ampiezza immensa-
completamente aperte di colore
impregnate oltre la pietra spruzzate
dalla cripta della bocca, di morsi mutilate
nel buio più profondo.trentamila anni fa
urlavi di granito quelle mani .
sondavi un limite
nella grotta dei cervi- ho proteso la mano
alle mani una gola che beve
perchè in loro c’era tanto amore
– parola che scoppia tutte le altre –
in grani di nero prendevi qualcosa
qualcos’altro lasciavo di più umano
della superficie esposta alla luce
un rosso. per inabissarlo in Dio
odora di bianco la macchia nel cielo
le mani”
Roberto, Manuel e Anna Maria, cui sono legata da profonda amicizia e gratitudine, sono persone uniche per competenza e generosità, che solo chi veramente “è” ed “ha” può arrivare a provare, quindi a comunicare, regalando bellezza e dedizione all’altro, in ogni occasione.
E’ un bel dono vedere che il lavoro di Francesco venga coltivato e trasformato, tradotto in tutte le sue possibili voci e colori. Del resto il canto di Francesco, quell’esilio di voce che parte dalle impronte sull’acqua, non è altro che la stratificazione armonica di un canto intimo e profondo, umano e antico come il mondo, che si ripete e cerca eco per rinnovarsi, rigenerarsi e continuarsi… sì come il senso più naturale della pasqua prevede.
Non poteva esserci oggi arcobaleno migliore.
un caro augurio di rinascita a tutti voi e a Francesco, grata per questa bellezza.
nc
p.s.: bello anche il lavoro di Davide Racca :)
Francesco è proprio così: una grande barba bianca da cui spunta sempre un dono, un piccolo libro, una mano pronta a una carezza.
Mi piace anche lo sguardo profondo e serio, che io ho potuto vedere dal vivo, e che “intimidisce” a prima vista, ma con una tenerezza spaventosa.
E non sapete quanto mi manca quello sguardo carico di umanità e vita con tutto il suo carico di silenzio come una grande voce aperta dentro il petto.
scusate ancora la re-intrusione, ma non potevo non complimentarmi anche con Racca per la sua capacità di tradurre un’espressione e un’intera persona in un disegno.
un caro saluto ancora.
natàlia
Bellissimo post e dono pasquale.
Poesie, traduzioni, disegno.
Grazie.
M
tutto il barocco lacerato di Francesco, auguri a lui e a agli amici
p.s. bravo Davideviola
Complimenti Enzo per i bellisimi testi e complimenti per le traduzioni, un saluto ad Anna Maria.
questa qui è una figata immane! lasciatemelo dire alla maniera dei mie studentelli (i vecchi regrediscono, al solito).
complimenti per questa gentile e piena di grazia operazione di riscrittura in altre lingue: mi fido di anna maria facendomi guidare solo dal suono, mentre posso apprezzare appieno l’intervento di manuel cohen. se un testo nasce pieno di sfumature e di pieghe, com’è la poesia di francesco marotta, si presta alla traduzione in altre lingue.
il disegno è di una dolcezza assoluta: spiccano gli occhi, resi perfettamente: penetranti, ma anche dallo sguardo distante, di chi guarda e vede oltre.
un abbraccio circolare a tutti.
(però adesso mi vado a nascondere in quella morbida barba bianca: sto buona, non faccio rumore, prometto, Francesco)
Onore al merito di chi ha tradotto, lavoro che io posso apprezzare solo in parte nella nuova versione a causa delle mie limitate conoscenze linguistiche (chiedo scusa ad Anna Maria, ma non so il tedesco). E bellissimo il disegno.
Mi piacerebbe avere l’occasione, prima o poi, di sentire leggere la versione francese, lingua di cui amo molto il suono e credo starebbe meravigliosamente qui.
francesco t.
sembrerà strano ma io non so cosa siano i colori, non so cosa sia la poesia eppure lavoro, da tempo, sui colori e sulle trasposizioni metalinguistiche (dalla poesia alla traduzione in figure) seppure non so cosa, appunto, questi “oggetti” siano… un saluto da “ignorante” (in senso etimologico) da chi ha stima di Voi tutte, Voi tutti..
Grazie a tutti.
fm
e’ così che la poesia dovrà proseguire il cammino. e ne siamo felici per la voce -spero mai in esilio- di Francesco. così dilatano queste profondissime sue impronte, raccolte da Anna Maria e Manuel, di sicuro trasportandone tutta la bellezza e tutto il visionario che conosciamo.
che ancora altri raccolgano e “versino” in altre lingue questa voce necessaria!
e vorrei un giorno guardare da vicino quel tuo viso di grande sapiente, Francesco, comprese le scintille che riverberano dai libri. bravo Davide!
un abbraccio a francesco, anna maria, manuel e tutti voi,
annamaria
io ho avuto la fortuna di vedere gli occhi(e la barba) di Francesco, figura potentemente caravaggesca con una straordinaria fiamma interna che scalda e non brucia. Invidiatemi pure. Complimenti vivissimi per questo post composito, da Cohen(ottimo traduttore ad Anna Maria Curci(Il tedesco lo so poco,aimé) al ritrattista Davide: tutti e 3 hanno saputo restituirci la grande anima di Francesco(e non mi sembra poco).
un abbraccio triplice
l.f.
Che bel post, e sarebbe ancora più bello farne una plaquette!
Bravo Francesco per la tua scrittura (a tratti difficilissima da tradurre)
e grazie a tutti per i commenti. ciao, m.
Una sorpresa graditissima vedere riuniti qui i testi di Francesco Marotta, le traduzioni in francese di Manuel Cohen e in tedesco (le mie), le immagini di Roberto Matarazzo e di Davide Racca. Son d’accordo con Manuel, sarebbe bello farne una plaquette. Per me che ho avuto la fortuna di ascoltarne la lettura nelle tre lingue, l’associazione con le impressioni uditive è spontanea. Grazie e un abbraccio, anche da parte mia, a tutti coloro che sono passati di qui,
Anna Maria
Assente da tanto, ma contenta quando vi ritrovo, che dire? Complimenti ai traduttori e a Francesco, e un saluto caro.
complimenti. e un saluto a francesco e ad anna maria
di Francesco mi è rimasto impresso (a parte la barba che a suo modo comunicava, e come se lo faceva…) lo sguardo da cui trapelava tutta la profondità del suo essere Uomo/Poeta. Dietro c’era un mondo …inafferabile, ma che lui ci regala attraverso i suoi versi, alti, da cui ogni volta, leggendoli, ho l’impressione di trovarmi davanti a un eremo di ricchezza.
Grazie sempre. Un abbraccio caro
R*
— Saluto anche Manuel che stimo oltremodo, e Anna Maria per questa ulteriore diffusione, ammirevole, e meritatissima.
complimenti. tutto molto bello. un saluto a francesco, anna maria mauel…il disegno è bellissimo
hai ancora la barba così lunga…?
ciao Francesco, buona pasqua!;-)
Un grazie a tutti, ed un saluto a Rina e a Vincenzo,
manuel.
Grazie e un saluto caro a tutti voi anche da parte mia.
L’ha ribloggato su RIDONDANZE.