Vladimír Holan tradotto da Sergio Corduas
Mozartiana II (1952-54)
Pubblicato nel Libro primo di
In forma di parole, Reggio Emilia, 1980.
[…] Maestro, ho finito la traduzione di base ieri sera. Certamente immaginate che sul tavolo e in terra ho accanto a me, in una poco comprensibile vicinanza, più Mozartiane, ceche ed italiane, come pure una quantità di dizionari e di abbastanza risibili opere poetologiche. Ho dunque dietro e ancora davanti a me quella tipica situazione maschile chiamata compito, con l’eterno pericolo di scambiarlo con questa o quella materia misurabile.
La Mozartiana minima e priva di altro, viaggiatrice, ha pulito tutto a tal punto che davanti alla finestra sono ritornati i gabbiani e alla mente l’ “uccello dei ghiacci, quell’alcione.” Mi piacerebbe avere accanto Radovan Lukavský, il quale non può sapere che da una finestra di Venezia lo si ricorda spesso a proposito di Vladimír Holan, in particolare dopo la morte di Angelo Maria Ripellino.
A.M.R. voleva tradurre la Mozartiana e io non posso tacerlo, perché a lui appartiene il mio primo incontro con i Vostri versi quando ero ancora suo allievo. Ricordo che quando poi Angelo Maria, al “Viola”, alzò vivamente la voce e prolungò inattesamente il proprio “Voskresajet”, fu come se avessero colpito Lukavský con la sua stessa arma, la parola. E io impiegai certamente ancora alcuni anni, nonostante le antiche visite al sanatorio di Dobříš, per comprendere fino in fondo la verità di tale sua resurrezione.
Una goccia di scetticismo nonostante l’amore, un errore di materia. […]Da: Sergio Corduas, In forma di lettera a Vladimír Holan, Venezia, 1979 (*)
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Radovan Lukavský: Grande attore dicitore di poesia. Lesse in quell’occasione la “Preghiera della pietra”.
Dobříš: Lì, presso Praga, AMR era stato curato e salvato anni prima.
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Testi
I
Je osud silák, kojený do osmnácti let
a rostoucí ještě i na vojně.
A jiný, který přetírá smyčec violy Stradivariho
kalafunou démona
na kůrech chrámových …
Ale je ticho, které si zaslouží odpuštění,
že se neozvalo, dokud se neobjevil on…
I
- C’è un destino forzuto, allattato fino ai diciotto
e che continua a crescere anche soldato.
E ce n’è un altro che sui cori dei templi
stende la colofonia del demone
sull’arco del violino di Stradivari…
Ma c’è il silenzio, che merita il perdono
per non essersi fatto udire finché non è comparso lui
*
II
I krása může být příliš zjevná.
I krása může být klamavá.
I velmi jasné vidění může být nečisté …
Propast stále padá dolů jícnem vzhůru.
Ale je ráj, který si zaslouží odpuštění,
že se neozval, dokud se neobjevil on…
II
- Anche la bellezza può essere troppo manifesta.
Anche la bellezza può essere ingannevole.
Anche una visione chiarissima può essere impura…
L’abisso non smette di precipitare mentre il fondo sale.
Ma c’è il paradiso, che merita il perdono
per non essersi fatto udire finché non è comparso lui…
*
III
Proč tu jsme, ptáme se v snách.
Proč jsme tu byli, ptáme se probuzeni.
Proč tu budeme, až nebude nás víc?
Jeho odpověď je zázrak.
III
- Perché siamo qui, domandiamo nel sogno?
Perché c’eravamo, domandiamo al risveglio?
Perché ci saremo, quando non saremo più?
La sua risposta è il miracolo.
*
IV
Spatřil ji jenom jednou.
Ale od té chvíle žasl
a začal předzpěvovat, aniž měl komu,
a začal spoluzpívat, aniž kdo s ním šel…
Po celý rok osmělil se ji takto zbožňovat,
přítomný do budoucna, jak už doufal,
zatímco netuše se těžce vracel
od Panny Marie k Evě …
Potom jí napsal.
Byl to muž a měl tedy strach.
Přečtla si jeho dopis při světle krbu,
do kterého jej potom vhodila.
A on si přečetl její odpověď při světle od sněhu,
který nikdy neroztává …
IV
- La vide soltanto una volta.
Ma da quell’istante stupì
e intonò un canto ma non sapeva a chi,
e intonò un coro ma nessuno lo seguì…
Osò adorarla così per un anno intero,
presente per il futuro, come ormai sapeva,
laddove ignaro pesantemente ritornava
da Maria Vergine a Eva….
Poi le scrisse.
Era un uomo e quindi aveva paura.
Lesse la sua lettera alla luce di un camino
nel quale poi la gettò.
Ed egli lesse la sua risposta alla luce di una neve
che mai si scioglie…
*
VIII
Vidíš ho, jak opouští kašnu,
kde Neptun, přesycený rybami, hledí po ženách.
Vidíš ho, jak přidává do kroku
v černých šatech, které si musil dát obrátit,
vidíš ho, jak s pokorným úsměvem
vchází do podlubí na hlt vína,
neboť si právě uvědomil,
že počátek divů Pána Krista
byl učiněn v Káni Galilejské …
A slyšíš jeho srdce, andělskou pěst,
tlukoucí na okno všech slavíků …
Ano, neboť on neměl rád klavírní výtahy.
VIII
- Lo vedi abbandonare la fontana
dove sazio di pesci Nettuno le donne occhieggia.
Lo vedi affrettare il passo
in un abito nero che ha dovuto far rivoltare,
lo vedi entrare sotto il portico
con un sorriso pudico per un sorso di vino,
avendo appena compreso
che i prodigi di Cristo Signore
ebbero origine in Canaan di Galilea…
E senti il suo cuore, pugno d’angelo,
battere alla finestra di tutti gli usignuoli…
Sì, perché non amava le riduzioni per pianoforte.
*
X
Zimničné paprsky lůny
a třesoucí se ty, ubohý Mozarte!
Prstomluva hluchoněmých není tak šílená,
protože při ní jsou aspoň dva živí …
Cítíš budoucně skonalý čas …
Kdyby tak najednou přišel aspoň jeden z těch,
co budou na tvém pohřbu,
a tedy nikdo!
X
- Febbrili raggi della luna
e tu tremi, misero Mozart!
Il diteggiare dei sordomuti non è così folle,
perché in esso i vivi sono almeno due…
Senti prossimo il tempo finito…
Se almeno uno d’improvviso venisse di coloro
che saranno al tuo funerale,
e dunque nessuno!
*
XII
První déšť v roce … Jeho zinkografie …
Ale uvnitř domu (aniž se kdo ptá,
zda by čas bez lidí byl tak nesmyslný,
když naplněn jimi je šílený),
ale uvnitř domu jsou hosté …
Je tam i ta, jejíž srdce
je zraněné láskou v rozumu,
je tam i on, jehož vášeň
sestoupila do srdce a už nevystoupí,
možná jako trest za umění,
když umění je modlářstvím.
„Hle, přítomnost!
Je třeba být, abychom žili!“
říkali si oba právě v oné chvíli,
kdy ve slepých dveřích stanul číšník
s tajně otráveným vínem
a trochu váhal, komu z nich dvou
nabídnout dřív …
XII
- La prima pioggia dell’anno… La sua zincografia…
Ma dentro la casa (senza che nessuno domandi
se vuoto di esseri il tempo sarebbe così insensato,
quando di loro gremito è folle),
ma dentro la casa vi sono degli ospiti…
C’è anche colei il cui cuore
è ferito dall’amore nella ragione,
c’è anche lui, la cui passione
è discesa nel cuore né più risalirà,
forse come pena per l’arte,
quando l’arte è idolatria.
“Ecco, il presente!
Occorre essere per vivere!”
si dicevano entrambi, e proprio in quel momento
su una porta cieca ristava un servitore
con vino segretamente avvelenato
ed esitava un poco, a chi di loro due
per primo offrire…
*
XVIII
Už zas je slyšet jeho hlas,
hlas rozechvěný jako srdce světla,
když hromnička má strach,
hlas bázně, pokory a vroucnosti,
hlas, který se přimlouval za tento svět,
svět stále pomlouvaný za zády Boha…
To bylo tenkrát,
když byl hoštěn svatou Cecílií,
která mu později, když hrál,
sama obracela noty …
XVIII
- Di nuovo si ode la sua voce,
voce di tremolo, come il cuore della luce
quando il cero ha paura,
voce di timore, umiltà e ardore,
voce che scusava questo mondo,
il mondo sempre accusato dietro le spalle di Dio…
Fu quella volta
quando lo ospitò santa Cecilia,
che più tardi, mentre lui suonava,
gli voltava i fogli dello spartito…
*
XXI
Za nepřítomnosti milované ženy
tma celá blázen vypůjčí si její nohy,
vklouzne do střevíčku z ledu
a začne tančit od tvé postele
do obrovského sálu nespavosti.
Střevíčky zvoní, víří, dupou, dovádějí
bez slitování, otevřeně, natrvalo
a je jim dobře, jistě tančí s jiným,
tvá láska bez víry jim jenom pomáhá
od žárlivosti k cizoložství,
slyšíš je celou noc čím dál tím mrazivějí –
a ony roztají teprve tehdy,
až se zas vrátí k tobě …
XXI
- Quando è assente la donna amata
il buio in tutto folle si prende le sue gambe,
scivola in scarpine di ghiaccio
e incomincia la danza dal tuo letto
all’immensa sala dell’insonnia.
Le scarpine risuonano, girano, pestano, sfuriano
senza pietà, apertamente, sempre,
e stanno bene, certamente la danza è con un altro,
il tuo amore senza fede non fa che spingerle
dalla gelosia all’adulterio,
le ascolti per tutta la notte sempre più gelido –
ed esse si scioglieranno soltanto nel momento
del ritorno a te…
*
XXIV
Strach …
Jeho strach před policejní hodinou smrti.
To potom není zde už ani
poloprostor s krucifixem z gypsu,
leda tak kdesi koutek,
pedálová harfa se spuštěným závojem pavučin
a zhroucení a pláč …
Je všemu konec? Nebo má se ještě dočkat,
že péčí náhrobních kamenů
vyjde litografované vydání jeho Rekviem?
XXIV
- Paura…
La sua paura dell’ora fiscale della morte.
Allora poi qui non c’è neppure
un semispazio con crocifisso in gesso,
salvo forse, da qualche parte, un cantuccio,
un’arpa a pedale col velo di ragnatele calato,
e il tracollo e il pianto…
E’ la fine di tutto? O deve ancora attendere
che a cura delle pietre sepolcrali
esca l’edizione litografata del suo Requiem?
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La traduzione di Mozartiana II è leggibile integralmente in Quaderni di Traduzioni, XV, Aprile 2013.
(*) L’e-book contiene anche la splendida Lettera a Vladimír Holan, auto-tradotta in italiano dall’autore.
Ringrazio il Prof. Sergio Corduas per aver gentilmente permesso di riprodurre le opere e, soprattutto, per la sua presenza qui.
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mammamia!
Eccola…..Se capisco bene, la cosa completa sta in un e-book che ancora non uscito.
Grazie. E’ un’emozione molto forte. E hai trovato (ovviamente) due foto micidialmente giuste…
sergio
Eccola!
La tua emozione è la nostra, Sergio, e quella di tutti coloro che leggeranno questo capolavoro senza tempo.
Oggi hai fatto un grandissimo regalo alla Dimora e alla rete tutta, almeno a quella parte di rete ancora capace di guardare al di là della propria autoreferenziale pochezza.
Te ne sono grato: mi rendi più sopportabile, oltretutto, il pensiero di non avere più quel librino di trentatrè anni fa – portato via, insieme a tante altre cose, da chi sa chi e chi sa mai perché…
Un grazie gradissimo.
fm
grazie assieme a tutti quelli che leggeranno…
grazie davvero!
Quel librino credo di conservarlo in un angolo della mia libreria…Grazie a Sergio e a Francesco per questo dono grande, che rinnova il mio amore per Holàn.
L’ho trovato! Era qui, alla sinistra della mia scrivania…
gran dono, ne sono estasiato…