Ortografia della neve

Francesco Balsamo

Francesco Balsamo

Sembra che non ne abbia abbastanza d’inchiostro. Ha una scrittura leggera, la neve e, lenta, ma fitta, depone i suoi segni, in un’ampiezza che va oltre la cova del tempo, come da un pennino fatto a foglia. Scrive, la neve, con una china diluita nel solvente delle nuvole, ed è come memoria, che s’inbrina in ogni minuscola farfalla di gelo. Qualcosa s’imbriglia e vediamo, finalmente. Nelle maglie della rete c’è qualcosa che, dentro, era corsa come acqua e aveva sedimentato, scritture che non leggevamo più. Servono lampade, dietro la lavagna del ricordo, dentro cui si è deposto il bianco del gesso, la riga elementale della sostanza, che ci tiene in piedi, parola, nella guancia della vita, che ci nevica addosso, un abito da leggere. Ma non si lascia trattenere, la neve, sotto il violento bagliore della lampada. Si sfalda, segno per segno, nella gola, dopo che nel bicchiere l’hai raccolta per mangiartene un po’. Quella carne bianchissima, quel lievito degli angeli, o il fiato dei morti, forse. Forse il giocattolo di dio. Lo zero matematico, di un insieme ricomposto, che tutto trattiene nell’appartenenza ad una retta, nell’infinito annodata ad altre, grafie dello stesso universo, di un inverno che si fila, che si affila nel ricordo. […]

(Fernanda Ferraresso, da qui)

Da Ortografia della neve
(Incerti Editori, 2010)

inverno atlantico
i giorni
affiorano
a poco a poco
come timide balene
premono la fronte
sul ghiaccio sottile delle finestre
e affondano la coda
nel buio dei cortili
inverno atlantico
col mare spina dorsale
e le pinne curve dei pomeriggi
quando tira un gran vento
e ci salutiamo con la mano
dalle scogliere delle case

*

passerei la vita intera
a contare le comete dei pomeriggi,
a guardare come cade
un fiocco di mela
e un altro ancora,
leggerei in ogni vetro
la grafìa dei giorni più freddi
e di ogni amore farei un nodo di lana,
mi fiderei dell’angelo delle dita
che a piccoli gesti mi rassicura
e spegne il lume

*

essere l’apprendista
di un lume
fino ad avere i tratti
bruciacchiati
ascoltare tutte le sue parabole
leggere il corsivo delle ombre
sul muro di fronte
e imparare
la pace sorda delle luci

*

la casa è di legno
– legno d’aria –
ci stiamo come
nella tasca dei boschi
e dormiamo tranquilli
nel camino dei respiri.
al mattino ci accendiamo
come certe stufe
affumicando l’aria,
sono le parole
che salgono verso
il soffitto,
alcune sollevano le tegole
e verrebbe da pensare solo al cielo ,
l’inverno lo snidiamo così
coi piccoli falò delle frasi

*

una foglia da
centesimi cinque
in cambio
di una matita
per scriverci
con l’orecchio al suolo
con la punta
del
naso
sulla terra

*

morire di sfuggita
come la prima nevicata
o sparire appena
in tono seppiato
come in una fotografia
un incerto qualcuno
accanto al bavero di un altro
vivere a voce
in una nebbia improvvisa
o di partenza in partenza
al crepitìo dei saluti

*

mia nonna
col mio libro,
lo legge alla radio
dopo le previsioni
del tempo –
alzo il volume
con l’aria che tira
e le finestre
spalancate
sentiranno anche
i vicini
la voce della nonna
sale fino al soffitto
gira intorno
alla lampadina
sfiora i fiori
della carta da parati
riempie gli appartamenti –
la trasmettono
solo
per oggi.

leggere a bocca chiusa
o fare ombra sulla ghiaia?
io busso dal balcone:
un saluto, niente di più.

*

passano i morti
a luci spente e
fanno un cenno,
ma nessuno li vede
e allora fanno un fischio
come di nave a vapore,
portano identiche notizie:
è andata bene
ci siamo persi in un bicchiere

*

s’inchinano le ore
dentro gli ospedali
e i cimiteri
io sono il centesimo di un gesto
e la parola è un sasso liscio
appiattito
rimbalza sulle tempie
come sull’acqua

*

di notte
i miei genitori
sfogliano l’album di famiglia
seduti in cucina
sbiancano i figli
al raggio di una torcia
si raccontano
i particolari
delle loro vite
soffiano via
le date
le età
e si curvano
l’uno
sull’altra
e appoggiano la fronte
l’una
sull’altra

***

8 pensieri riguardo “Ortografia della neve”

  1. qui, a nord-est servirebbero scritture di luce, di sole, ormai stiamo andando di nuovo, di nuvola in nuvola verso dicembre.Chissà se aggirandolo, questo tempo atlantico, meteorico, ritorneremo in dirittura dell’estate. Bello ritrovare le parole di Balsamo anche qui. Aspettavo una sua cosa nuova ma poi…non ho sentito più niente.Se lo avvistate, chiedeteglielo!Vi abbraccio tutti.ferni

  2. C’era il chiarore di un lume
    Come note sull’inverno atlantico di Francesco Balsamo.

    Forse per riappropriarsi di una torcia quale armamentario minimo per scrivere – piccolo kit per un grande rifugio qual è l’inverno – basterebbe il chiarore diffuso pian piano, appena dopo, graduale, d’un fiammifero acceso, amabile fiamma di un lume a petrolio sopra il tavolo, e di certo una mano che abbia vissuto e smesso appena di tremare (e l’altra: sorellanza), un vissuto che torni a sedere, a riportare il bosco delle parole osservato e raccolto in lunghe passeggiate e fermate, in lontananza come in eco vicina alle dita, all’orecchio del sentire scorso e l’ascolto del freddo, quando la stagione s’approssima a scaldare, e del calore, quando il gelo pare incedere, sottoforma di neve leggera o a dirotto, sino a riportare un silenzio vasto e al riparo, come ci si crede quando, sotto un cielo stellato, si provano a riconoscere costellazioni come nomi a ricordare, da potersi segnare sul quaderno per la migliore abitudine di avvistarle, e trattenerle un attimo, ad esempio, scrivendo dei versi, l’apostrofata illusione (di una poesia) che torni a brillare facendosi natura chiara di un lume al buio di ogni pensiero fertile – di tutte le correnti dentro a un cortile – come un mucchietto di terra, una voce infantile, casa del fiorito letargo, del di sempre risveglio, bene fumante da bersi come un tè caldo, un lungo sorso dal tratto di un più profondo sguardo, un corto passo in più nel cerchio di un sorriso nel quadrato di un pianto, perimetro ottenuto dalla base del tempo per l’altezza dello spazio, diviso due, che è poi il numero della miriade, cardine di ogni poesia.
    Giampaolo De Pietro
    (per la rivista Capperi! numero Zero http://rivistacapperi.blogspot.it/)

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