Archivio mensile:maggio 2014
Marco Scalabrino e la coralità del Novecento siciliano
REPERTORIO DELLE VOCI
NUOVA SERIE, N.5 (XXXII)
Marco Scalabrino e la coralità
del Novecento siciliano
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Brescia, Piazza della Loggia, 28 maggio 1974
Partage des eaux
Partage des eaux
(Divisione delle acque)
Poèmes de Yves Bergeret avec dix doubles peintures d’Yves Ribard (huiles sur papier, 52/72 cm x 2) commencées à la crête calcaire de la Montagne d’Aucelon, ligne de partage des eaux entre le bassin de la Roanne et celui de la Drôme, près de Die, septembre 2013 – janvier 2014.
Ingens Sylva (il libro)
“Gli occhi, abbandonali all’ombra, socchiusi fino alla linea dell’orizzonte interiore. Un limitare, tra ciglia e foglie. Da’ senso ai sensi. Fatti placenta di muschio, feto sotto lingua.”
“Il potere pretende la radura. Senza limite. Una luce trasparente, cartesiana, empirea, a perpendicolo. Onnipotente. Datti alla macchia. A tasche ricolme di sementi, fa’ incursioni notturne. Semina e fuggi. Renditi opaco allo specchio ustore.”
Se il bosco, nell’immaginario collettivo dell’occidente, ha occupato uno spazio estremamente significativo (dalla tragedia e dai miti greci alle leggende nordiche, dall’allegoria medievale alla deforestazione della modernità), allora il Cansiglio risalterà non solo come residuo e relitto di un’epoca silvana che fu, ma anche e soprattutto come reliquia, a ricordarci «che in principio erano le selve». In questi fogli di macchia se ne propone l’attraversata simbolica per un sentiero di lettura che, per quanto tortuoso e oscuro, scende alla radice della nostra psiche per salire alle fragili cime di una certa razionalità contemporanea.
Quaderni delle Officine (XLVI)
Quaderni delle Officine
XLVI. Maggio 2014
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Maestri silenziosi (II)
(2004, 2014)
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Maestri silenziosi (II)

Vacilla, taglia (nove poemi dipinti)
Vacille, cisaille
(Vacilla, taglia)
Cycle de neuf poèmes peints et écrits sur diptyques de format A3 en Sicile à Catane du 2 au 6 février 2014 en suivant dans les rues de la ville les énormes processions populaires de la fête votive de Santa Agata.
Ciclo di nove poemi dipinti e scritti su dittici di formato A3 in Sicilia, a Catania, dal 2 al 6 febbraio 2014, seguendo per le strade della città le grandi processioni popolari della festa votiva di Sant’Agata.
La saggezza della notte
Maurizio Bianciotto
chi ha detto che le mie poesie siano poesie?
le mie poesie non sono poesie
quando avrai capito che le mie poesie non sono poesie
potremo cominciare a discutere di poesia
Ryôkan
Amore e furto
Giovanni A. Cerutti
Amore e furto
A Cheveu-de-Vénus,
venuta dal mare
Nel capitolo conclusivo della biografia di Bob Dylan1 pubblicata nel 1986 dopo una attesa di quasi vent’anni, Robert Shelton si chiedeva quale ne sarebbe stato il futuro artistico immaginando due possibili scenari, ricalcati sulla parabola di due grandi poeti: Arthur Rimbaud, che smise di scrivere a diciannove anni dopo aver lasciato un segno indelebile nella storia della letteratura, e William Butler Yeats, che alla soglia dei settant’anni aveva attraversato nuovamente una stagione di grande creatività. Dylan allora di anni ne aveva quarantacinque, ma aveva già lasciato un segno indelebile nella storia della musica popolare, ridefinendo il senso stesso della scrittura delle canzoni, esplorandone le capacità espressive e affrancandole definitivamente dall’industria dell’intrattenimento. Anche se da quel momento in poi non avesse scritto più nulla di significativo, la sua opera era già diventata un punto di riferimento decisivo.
A – Rivista Anarchica (n. 389, maggio 2014)
Max Loreau: Vue d’intérieur
“Vue d’intérieur”
Ed. Carte Blanche, 2005
Traduzione di
Stefania Roncari
Qualcuno s’intrufola, come allo sbucare della notte.
Passa con ostinazione così lento, molto sveglio, il visitatore del giorno pallido, della polvere, il paziente migratore della carne intima, tanto insospettata quanto inesistente. Passa e ripassa o forse sono le cose così lente dell’amnesia quasi istantaneamente distratte? Dappertutto il sonno impetuoso s’insinua nel cuore delle cose, schiave della lucidità prigioniera.
Qualcuno s’intrufola dentro, sfiora inamovibile, ci riprova duemila volte.
Sfiora con tutta la sua vista sottile, così neutra da sembrare in procinto di trattenere a piacere l’occhio cattivo, l’attacco, la rudezza, il carico. Si nutre di colpi insistentemente differiti, di morsi conservati per tempi favorevoli. Si eterna aperto nell’istante interminabile – trasparenza diventata forza impassibile, luce chiusa assente come il suo recinto, vasto sgretolamento, dove passa e ripassa, leggero come un’ombra dentro l’abbaglio tranquillo, che fa pensare alla grana di una pellicola sensibile.
Luce rasa e fragile, inesistente; rimugina l’a-dimensionale.
Poeti Greci Contemporanei (XIII)
Σοφία Γιοβάνογλου
Sofia Yovànoglou
Χρύσα Αλεξίου
Chrìssa Alexìou
Cinque poetesse greche
Viviamo un processo oramai avanzato di disgregazione della comunità in individui che ha profondamente coinvolto la sfera creativa e in particolare la poesia. L’abolizione mediatico-digitale dei confini fra spazio e tempo, l’implosione di questi nella vita quotidiana, che rendono il nostro tempo un luogo dove confluiscono tutti i tempi e tutti i luoghi, ha prodotto individui instabili, incompleti che serbano in sé un vago ricordo della propria funzione comunitaria e del “proprio” tempo limitato. Ciò è maggiormente avvenuto nei paesi più industrializzati, ora identificabili come “assenze di luoghi” di immense proporzioni. In questa “disabitazione”, chi scrive poesia si trova a reinterpretare una realtà che non può facilmente esserlo. Il risultato è spesso una poesia “assente”, come sospesa in una extra-realtà eterea, altrettanto “liquida” quanto la “modernità” attuale di Zygmunt Bauman. Per trovare qualcosa di diverso, dobbiamo uscire dall’Europa o meglio dai luoghi “mondializzati” e andare a scavare laddove il linguaggio è ancora condivisione di argomenti, esperienze, ambienti e sentire comuni.
Quaderni delle Officine (XLV)
Quaderni delle Officine
XLV. Maggio 2014
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Maestri silenziosi (I)
(2004, 2014)
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Maestri silenziosi (I)

Io prego basso
Io prego basso
e dico
che il dolore è una ragione in questo tempo
una fiammata, come gli anni
passando
Torno alle cose
e siedo
lo spazio dell’ignoto è una supposizione
un pentagramma simile al vento
sfumando
particolari scalzi lasciano impronte
nelle paludi, un uccello
finge d’essere morente all’occhio del rapace
Quaderni delle Officine (XLIV)
Quaderni delle Officine
XLIV. Maggio 2014
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Via Lepsius. Tre studi (2014)
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Una piccola geografia dei sentimenti
Sebald a Stoccarda, Celan a Brema:
una piccola geografia dei sentimenti
A Stefano Gulizia, con affetto
Nel volumetto intitolato Moments musicaux (Adelphi, Milano, 2013, traduzione di Ada Vigliani) si può leggere il denso testo di W. G. Sebald Un tentativo di restituzione (pag. 31-41), originariamente pubblicato sulla Stuttgarter Zeitung il 18 novembre 2001 e poi raccolto nel libro postumo Campo Santo. Si tratta del discorso che lo scrittore tenne il 17 novembre dello stesso anno allo Haus der Literatur di Stoccarda e nel quale, con il girovagare tra luoghi, fatti e testi più o meno lontani tra di loro che gli è peculiare, Sebald stabilisce connessioni nient’affatto arbitrarie, intessendo con la sua inarrivabile finezza trame insospettate e rivelatrici.