Catania, 9 maggio 2016
Presentazione del libro di Yves Bergeret
“Il cerchio di pietre“
Il resoconto della serata
su Carnet de la langue-espace
Yves Bergeret
Le Cercle de pierres-paroles
Réunis dans un tout nouveau livre bilingue des éditions Algra, avec une version italienne de Francesco Marotta, des cycles de poèmes que j’ai écrits ces quatre dernières années en Sicile, à l’île de La Réunion, à Die et à Paris, ont été présentés le lundi 9 mai au public à Catane : en plein centre de la grande ville portuaire, non loin de la mer qui porte et porte encore les barques des migrants.
En reprenant le titre d’un des cycles j’ai intitulé ce livre, Le Cercle de pierres.
Ce cercle existe. Des mains anonymes l’ont créé avec des pierres blanches sur la cendre noire, sur la crête nord dominant Valle del Bove dans le flanc oriental de l’Etna. Ce cercle de pierres surplombe les tresses de coulées de lave sombre qu’émet par violents sursauts le volcan. On marche plusieurs heures, hors tout sentier, pour monter à ce simple cercle. Parfois je dors à la belle étoile près de lui.
De la vie simple et tenace ce livre témoigne, par ses poèmes, par ses rebonds, par son élan. De la vie simple, tenace qui ouvre la parole et que la violence, la bêtise, l’oppression féodale ne feront jamais taire. Je dis parfois en public ces poèmes, car cet allant tenace vers l’espace ouvert et vers son oralité est au cœur de la poésie. J’ai d’abord peint et calligraphié en grand format, toujours dehors, en plein montagne, certains des cycles de poèmes de ce livre. Puis je les ai dits, souvent avec des musiciens, partageant l’élan performatif du geste de liturgie profane qui s’accomplit alors.
Je suis heureux que ce livre ait été en premier présenté à Catane, cœur battant de la Sicile, île splendide par sa créativité et ses migrations, île de rencontres et de luttes dures et sourdes. L’éditeur, Alfio Grasso, et les deux directeurs de la collection Ginestra dell’Etna qui publie ces poèmes, Maurizio Cucchi et Antonio di Mauro, nous ont réunis dans l’Auditorium de Camplus d’Aragona.
Antonio Di Mauro et Giovanni Miraglia, préfacier du livre, ont ouvert la manifestation. J’ai un peu parlé, malgré mon italien bancal. J’ai lu des poèmes. Pour cette soirée j’avais peint spécialement six extraits du premier cycle du livre, Falaise, en très grand format.
Carlo Sapuppo, l’ami sculpteur, a dressé une œuvre intense en pierre et fer, Vibrazioni della parola, spazio. Pia Scornavacca, Francesco Gennaro et Antonio Di Mauro ont lu des poèmes du livre en italien.
Trois migrants du Mali et du Sénégal, Bandiougou Diawara, Séni Diallo et Ali Traoré, arrivés depuis peu en barque, qui sont eux aussi devenus mes compagnons de création en Sicile, sont venus spécialement du centre de l’île où ils vivent actuellement, à Aidone. Nous avons dit le cycle Sang futur, moi en français, eux dans la langue italienne qu’ils ont très vite apprise et aussi en Soninké, en Mandinka et en Bambara : ainsi, par dessus le contrepoint brutal des tresses de la violence, avons-nous tous, amis siciliens et africains et moi, créé un premier cercle extraordinaire de pierres-paroles, un cercle de l’oralité la plus active et de la poésie la plus ouverte.
Il cerchio di pietre-parole
Raccolti in un recentissimo volume bilingue delle Edizioni Algra, tradotti in italiano da Francesco Marotta, alcuni cicli di poemi, scritti negli ultimi quattro anni in Sicilia, nell’Isola della Réunion, a Die in Provenza e a Parigi, sono stati presentati in pubblico lunedì 9 maggio a Catania: nel centro della grande città portuale, non lontano dal mare che porta e ancora porta le barche dei migranti.
Riprendendo il titolo di uno dei cicli, ho chiamato questo libro Il Cerchio di pietre.
Questo cerchio esiste davvero. Mani anonime l’hanno creato con pietre bianche sulla cenere nera sulla cresta nord che domina la Valle del Bove, sul versante orientale dell’Etna. Il cerchio di pietre sovrasta le trecce scure di colate laviche che il vulcano espelle con violente scosse. Ci vogliono parecchie ore di cammino, fuori da qualsiasi sentiero tracciato, per risalire fino a questo semplice cerchio. Mi è capitato talvolta di dormire all’aperto nei suoi paraggi.
Coi suoi poemi, le sue riprese, il suo slancio, questo libro è una testimonianza della vita semplice e tenace – quella che apre la parola e che né violenza, né ottusità, né oppressione feudale metteranno mai a tacere. Mi capita talvolta di leggere questi poemi in pubblico, perché la tensione ostinata verso lo spazio aperto e la sua oralità diffusa è il cuore stesso della poesia. Dapprima ho dipinto e calligrafato, sempre all’aperto, in piena montagna, alcuni cicli di poemi di questo libro; poi li ho detti, spesso accompagnato da musicisti, partecipandone lo slancio performativo del gesto da liturgia profana che solo allora va a realizzarsi compiutamente.
Sono felice che questo libro sia stato presentato in anteprima a Catania, cuore pulsante della Sicilia, splendida isola di creatività e migrazioni, terra di incontri e di lotte dure e sorde. L’editore, Alfio Grasso, e i due direttori della collana Ginestra dell’Etna che ospita questi poemi, Maurizio Cucchi e Antonio di Mauro, ci hanno riuniti nell’Auditorium del Camplus d’Aragona.
Antonio di Mauro e Giovanni Miraglia, prefatore del libro, hanno aperto la manifestazione. Io ho parlato un po’, nonostante il mio italiano zoppicante. Ho letto dei poemi. Per questa serata avevo dipinto appositamente sei estratti del primo ciclo del libro, Falesia, su fogli di grandissimo formato.
Carlo Sapuppo, l’amico scultore, ha realizzato un’opera intensa in pietra e ferro, Vibrazioni della parola, spazio. Pia Scornavacca, Francesco Gennaro e Antonio di Mauro hanno letto in italiano testi tratti dal libro.
Tre migranti provenienti dal Mali e dal Senegal, Bandiougou Diawara, Séni Diallo e Ali Traoré, arrivati da poco in barca e diventati essi stessi miei compagni nel lavoro creativo in Sicilia, sono venuti appositamente dal centro dell’isola dove vivono attualmente, Aidone. Insieme abbiamo detto il ciclo Sangue futuro; io in francese, loro in italiano, lingua che hanno appreso velocemente, e anche in Soninké, in Mandinka e in Bambara: così, al di sopra del contrappunto brutale delle trecce della violenza, tutti noi, io e gli amici siciliani e africani, abbiamo creato un primo cerchio straordinario di pietre-parole, un cerchio dell’oralità la più attiva e della poesia la più aperta.