tu che solo-con-le-parole
entriamo nel giardino senza recinti senza cancelli
nella navata senza velarci il capo
non sovrastano altari non piedistalli
d’improvviso non hanno senso
resta la nostra marcia
tu che solo-con-le-parole
entriamo nel giardino senza recinti senza cancelli
nella navata senza velarci il capo
non sovrastano altari non piedistalli
d’improvviso non hanno senso
resta la nostra marcia
Ballata degli annegati
Le nostre armi spezzate sul fondo marino
insieme al nome, alle navi e le mercanzie
qualcuno è venuto a prenderle per il museo.
Noi no, noi siamo solo mare ormai, acqua
azzurra, tranquilla, dopo i naufragi, traversata
dai branchi dei pesci che non guardano…
Qui nessuno ha occhi se non quelli senz’orbite
che più non sanno distinguere perdite e conquiste
ora che si è spenta per sempre
quella stranissima sete.
Il porto franco sotto l’orizzonte non è l’aldilà.
Un alto velo ondoso su di noi ci separa
da chi va eretto sulla riva e in questo letto
liquido solo alla notte entra
per lacerare al mattino i sogni e indossare
la solida maschera dei vivi.