Un’altra vita non ce l’ho
E butta siero questo avanzo
Di carne. Nefasto dì il mio
Colloquio con le questure
Delle rondini che sfidano
Il fucile e il fungo velenoso.
Esoso cimelio rattoppare
Queste festicciole da ladri
Giacché i ciottoli sotto le scarpe
Danno l’astio del lusso sopra
L’arazzo di guerrieri sanguigni.
Guerrafondaio l’atrio della dittatura
Acclama la stura di soldati
Dati all’amalgama del fuoco.
L’attore sul palcoscenico piange
La genia del prossimo non intendere.
(Tratto da:
Feritoie ogivali (2017-18)
di imminente pubblicazione in
“Quaderni di RebStein”, LXX, gen. 2018)
Marina Pizzi si conferma a parer mio una delle migliori poetesse italiane viventi