nota di lettura
Avagliano Editore, Roma, 2018
Le cose innegabili, di Nanni Cagnone, è una raccolta di versi la cui evocativa tensione pare rivolta verso l’esterno e assieme verso l’interno: l’autore c’è con un’assidua tendenza a dire, a rivolgersi agli altri mai dimenticando se stesso.
Nulla di gratuito è presente in queste ben strutturate cadenze: tutto, piuttosto, è necessario.
Un tutto che non può essere esaurito: non resta, allora, che accennare, aggiungere lineamenti a lineamenti, particolari a particolari, non resta, insomma, che avere il coraggio di scrivere.
Impresa ardua, ma non destinata, a priori, all’insuccesso, come la silloge in parola dimostra.
Si legge a pagina 21:
Hanno la loro musica, i gabbiani,
e non taceranno avanti a noi
che abbiamo partiture di mondo –
noi dal pensiero stemma,
come profughi anche noi,
in cerca d’un accordo.
Viene da chiedersi: quell’“accordo”, che andiamo cercando, “i gabbiani”, forse, l’hanno già trovato?
Anzi, nemmeno: l’hanno (l’hanno sempre avuto) e basta.
Il pensiero e il linguaggio, peculiari tratti umani, non creano, talvolta, difficoltà?
Perché pensiamo?
O, meglio: possiamo non pensare?
Che senso avrebbe
dissalare il sale?
L’uomo è anche straniero nel suo mondo?
Domande alle quali il Nostro non pretende certo di dare risposta: a lui è sufficiente porle poiché sa bene quando è utile sostituire il parlare secondo logica con un poetico alludere.
Le pronunce si susseguono, aderiscono a un enigmatico costrutto che, ci accorgiamo, è sincera esigenza espressiva: la semplicità, quella vera, è difficile da raggiungere.
Quante cose ci vogliono
per far di noi
qualcosa di semplice?.
Non fanno difetto riflessioni che rimandano, con complice ironia, a possibili eventi:
Aver pensato, ecco qualcosa
per cui scuoterebbe il capo
il mio contabile
accanto a versi in cui emerge, nitidamente, un senso di non trascurabile minaccia:
su rovesciate zolle, simili
al coltivatore dell’inverno,
orfano di terra, che inutile
andrà verso una casa
come farebbe la grandine.
Siamo al cospetto di un autore che non vuole travestirsi, che non vuole tradire se stesso e, ben conscio della difficoltà di tale impresa, si affida a una parola peculiare eppure genuina, autentica, comprensibile.
La poesia, ancora una volta, si rivela quale artistico idioma davvero consapevole?
Senza dubbio e Le cose innegabili ne è chiara testimonianza.
TESTI
XIV
Un falcone oggi, ti dico
volteggiante su torri del Duecento
come studente di storia fuori corso.
Si può custodire la polvere la cenere,
muovere tacendo alle rovine, finché
(in un momento che comunemente
si confonderebbe in altri)
non dà fitte non grida qualcosa.
È un mondo immeritato.
Occorre gratitudine.
XIX
A piedi nudi verso le fornaci,
e lustro del suolo
ove briciole di vetro, radicate.
Assai lentamente far ritorno,
una storia già scritta da riscrivere
ché senza noi fece rasura il tempo,
avaro servitore della quantità
che cela ancora il biasimo,
i persuasi malori, le troppo stimate
insofferenze, e specialmente
che si fu scarsi di compassione.
Non era nei patti
la terracotta in frantumi,
non era tempo che ritornasse,
estranea, alla sua cruda terra.
XXX
Cavità del perduto suono
goccia distolta dal ruscello
inaridita nella sabbia,
e nel silenzio
che tiene fermi gli orologi
uno di noi
nel seme d’un sospiro, poi
ne l’ombrosa conchiglia –
un altro suono.
XLI
È simile a un assedio
questa luce,
a un volitare in arnie,
e nessun ridosso per noi
che verremo espugnati
prima del crepuscolo.
Così ripensi all’inverno,
all’invenzione del buio
che mise in pericolo
i nostri sentimenti,
li costrinse nel respiro
ma li promise a marzo –
marzo che irrompe
come un teppista
nel cagionevole noi.
LIII
Platani, a che serve
rispondervi? Scavo
dove sussulta la stirpe,
con suo disordinato
insegnamento.
Nella sommossa
della crescita,
ne l’impaurito
ultimo raccolto,
contemplare
dormiente inospite
il confine.
Che belle!
una delle voci più dense, innegabilmente degne della massima stima e di profondo spessore artistico della nostra poesia contemporanea
Eccellente libro e sobrio commento. Da ri-leggere sempre. Qualche anno fa “Le cose innegabili” erano uscite presso la galleria Mazzoli di Modena e ora sono finalmente riproposte in una nuove veste editoriale,