
Stare nei luoghi impossibili
era dell’angelo o del ………………………..[mendicante.
(Stefano Raimondi, Il cane di Giacometti, Milano, Marcos y Marcos, 2017)
…e forse la verità è che angelo e mendicante coincidono e che i luoghi impossibili (guglie, storti gradini al lato delle chiese, un davanzale della Torre Velasca) rispecchiano i luoghi impossibili della scrittura dove si mendica una lingua capace di dire e si reca un messaggio dal silenzio per occhi che vogliano ascoltare.
Non altro significato possedeva il fatto che Renato Caccioppoli, all’improvviso, si sedesse per terra e mendicasse qualche spicciolo dagli attoniti passanti che, spesso, riconoscevano ‘o prufesso’ e ‘o genio: angelo infelice da regioni stupefatte di pensiero che urgevano di ricevere la carità da esistenze finalmente svincolatesi dal ricatto del quotidiano banausico, dalla compravendita di sentimenti e di slanci.
Non altro senso aveva il cane, esilissimo affamato, di Giacometti, al quale volentieri si farebbe la carità di un boccone e di una carezza, davanti al quale si pensa a un messaggero che annusi tracce di odori da visioni e da lingue sconosciute.
Merci pour ce tonique et perspicace article. Oui vraiment dans les lieux impossibles le possible est tout particulièrement fertile et d’une proliférante humanité : gouaches d’un mendiant sur son trottoir, installation d’art brut au bord de la route, touchant délire cosmogonique sur sept feuilles de papier d’un autre mendiant, visions poétiques solitaires dans une chambre de bonne à Paris mais, dans le port du Pirée, chantées dans tous les rebetika.
Yves Bergeret