Qui cineres?


……“terrestre simbolo dell’annullamento del tempo,
…..puro simbolo, ma solo simbolo, dell’annullamento
…………………………della morte”

………………………………………..Hermann Broch

[…]
così in dolente tristezza
la bellezza si svela all’uomo,
gli si svela nella sua incompiutezza, che è quella
del simbolo e dell’equilibrio,
affascinante e sospesa nell’opposizione
dell’io che guarda la bellezza e del mondo colmo di bellezza,
l’uno e l’altro nel proprio spazio, l’uno e l’altro limitato in se
……stesso,
chiuso in se stesso nel proprio equilibrio, e proprio per questo
entrambi in equilibrio reciproco, proprio per questo in uno
……spazio comune;
in ciò si svela all’uomo
la compiutezza della bella terrestrità,
la compiutezza dello spazio portato dal tempo e immobile nel
……tempo,
l’aereo, disteso spazio della bellezza che non si rinnova
più a nessuna domanda, che non si allarga più a nessuna
……conoscenza,
l’irrinnovabile, l’indilatabile, costante totalità dello spazio
……sostenuto dall’equilibrio
della bellezza che opera in lui, e questa compiuta totalità
……dello spazio
si rivela in ogni sua parte,
in ogni suo punto, come se ciascun punto fosse il suo più
……interno confine,
si rivela in ogni figura, in ogni cosa, in ogni opera umana
come simbolo della propria spazialità,
come suo più interno confine dove ciascuna essenza si annulla,
il simbolo che annulla lo spazio, la bellezza che annulla lo spazio,
in forza dell’unità che essa pone tra il confine interiore e quello
……esteriore,
in forza della compiutezza dell’infinitamente limitato,
la limitata infinità, il dolore dell’uomo;
così la bellezza gli si svela come un fatto del limite,
e il limite, l’esterno come l’interno,
sia quello del più lontano orizzonte o quello di unico punto,
è teso tra l’infinito e il finito
nella più remota lontananza, e tuttavia è sempre nell’elemento
……terrestre, sempre
nel tempo terrestre, ed anzi limita il tempo e fa sì che si arresti,
produce la sua immobile quiete al confine dello spazio senza
……annullarlo,
è puro simbolo, terrestre simbolo dell’annullamento del tempo,
puro simbolo, ma solo simbolo, dell’annullamento della morte,
limite dell’umano che non ha ancora superato se stesso
e perciò anche limite del disumano;
il fatto della bellezza si svela all’uomo
come ciò che è, come ciò che è la bellezza,
come infinito nel finito,
come la terrena apparente infinità,
e perciò gioco,
gioco d’infinità dell’uomo terrestre nella sua terrestrità,
gioco di simboli all’estremo limite terreno,
bellezza, il gioco in sé,
il gioco, che l’uomo gioca col proprio simbolo, al fine di
……sottrarsi
– egli non ha altre vie – all’angoscia della solitudine,
la bella, incessante illusione,
la fuga nella bellezza, il gioco della fuga;
ed ecco si svela all’uomo la fissità del mondo nella bellezza,
la sua incapacità di sviluppo, la limitazione della sua
……compiutezza,
che si fa imperitura soltanto nella ripetizione e
per tale apparente compiutezza deve essere sempre di nuovo
……cercata,
si svela all’uomo il gioco dell’arte che serve la bellezza,
la sua disperazione, il suo disperato tentativo
di creare l’imperituro con la materia dell’essere perituro,
con parole, suoni, pietre, colori,
perché lo spazio figurato
duri di là dei tempi
come un segno di bellezza per le generazioni future, l’arte
che costruisce spazio in ogni immagine,
l’immortalità nello spazio, non nell’uomo,
e perciò senza sviluppo,
legata a una compiutezza, soltanto ripetibile e senza sviluppo,
……che
mai raggiunge se stessa e cresce tanto più disperata quanto più
diventa compiuta,
incarcerata nell’eterno ritorno al suo punto di partenza in se
……stessa
e perciò dura,
dura verso la pena dell’uomo, perché questa pena per lei
……null’altro significa
che essere perituro, null’altro che parola, pietra, suono e colore,
utilizzati per la ricerca della bellezza e per la scoperta della
……bellezza
in incessante ripetizione;
e la bellezza si svela all’uomo come crudeltà,
come crescente crudeltà di un gioco sfrenato che
sprezzando la conoscenza,
promette nel simbolo il godimento dell’infinito,
il godimento dell’apparente infinitezza terrena
e che perciò è indifferente al dolore e alla morte,
poiché ciò accade nel regno remoto della bellezza,
raggiungibile solo al tempo e allo sguardo ma non
all’umanità e al dovere dell’uomo;
così la bellezza si svela all’uomo come legge senza conoscenza,
l’abbiezione di una bellezza che si è posta essa stessa come
……legge,
per amore di se stessa
conclusa in se stessa, senza possibilità di rinnovarsi, di ampliarsi
……o di crescere,
il godimento come legge del gioco della bellezza,
avido, voluttuoso, impuro, immutabile,
il gioco saturo di bellezza, che satura di bellezza e che,
innamorato della bellezza,
ha luogo ai confini della realtà e
ingannando il tempo senza annullarlo,
giocando col caso senza dominarlo,
infinitamente ripetibile, e tuttavia
fin da principio destinato a perdersi,
perché solo l’umano è divino;
e così l’ebbrezza del bello si svela all’uomo
come il gioco perduto in partenza, perduto
nonostante l’equilibrio imperituro in cui ha luogo,
nonostante la necessità in cui deve essere ripetuto,
perduto, perché l’inevitabilità della ripetizione è anche
……ad un tempo
l’inevitabilità della perdita,
inevitabilmente prigioniere l’una dell’altra
l’ebbrezza della ripetizione e quella del gioco
[…]

……Tratto da:
……Hermann Broch, La morte di Virgilio
……(Der Tod des Vergil, 1945)
……Milano, Feltrinelli, 1962
……Prefazione di Ladislao Mittner
……Traduzione di Aurelio Ciacchi
……pg. 159-162

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