È d’imminente pubblicazione presso la Casa Editrice Colonnese & Friends di Napoli la traduzione italiana del libro di Jean-Noël Schifano Le vent noir ne voit pas où il va pubblicato presso l’Editore Fayard nel 2010; il titolo italiano sarà Il vento nero non vede dove va. Cronaca satirica italiana ed è stato magistralmente tradotto da Gabriele Anaclerio – la presentazione del libro, con la presenza dell’autore, avrà luogo il 12 ottobre presso Palazzo Venezia a Napoli.
Grazie all’estrema gentilezza di Francesca Mazzei e di Jean-Noël Schifano ho avuto modo di leggere in anteprima tale traduzione e posso assicurare che si tratta di un libro straordinario sia dal punto di vista linguistico-stilistico che narrativo; Schifano è scrittore che non solo conosce profondamente Napoli e il Mezzogiorno d’Italia, ma li ama di un amore totale e capace di vedere con lucidità e nello stesso tempo con trasporto, capace, in anni così cinici e feroci come gli attuali, di passione e d’ira, d’impegno etico e di energia fantasticante. Avevo scritto sulla Dimora del tempo sospeso del Gallo di Renato Caccioppoli – ebbene, anche nel Vento nero non vede dove va è in atto la medesima capacità di re-inventare la storia nel senso di “ri-trovare” (invenire) tramite la finzione narrativa quella verità che i vincitori, il potere, i padroni di turno distorcono, deviano, brutalizzano a proprio uso e consumo; in questo caso tutto prende avvio da una lettera che Curzio Malaparte (uno degli autori più grandi e più rimossi del Novecento italiano ed europeo) aveva indirizzato al padre di Gianni S.; quest’ultimo è l’io narrante che, ricevuta in modo un po’ rocambolesco la missiva scritta molti anni prima, decide di rispondere a Malaparte (morto già da tempo). Si dipana così un testo complesso e avvincente, spietatamente satirico (l’Italia berlusconiana, il papato di Ratzinger, il successo di vendite e mediatico di Saviano), umanamente e politicamente commosso e partecipe (i migranti africani sfruttati e massacrati dalla camorra, la nobilissima, sublime personalità di Miriam Makeba, la sorte di Napoli e del Sud dall’unità d’Italia ai giorni nostri), concettualmente fuori da ogni schema e contro ogni vulgata (Malaparte e La pelle risplendono con la loro dirompente capacità di smascherare ipocrisie e falsità, viltà e violenze).
Nella dedica che chiude il libro “alle mie lettrici e lettori benevoli” Schifano si firma orgogliosamente Civis Neapolitanus rivendicando per l’ennesima volta l’appartenenza a quella ch’egli stesso chiama “la millenaria civiltà napoletana” offesa, tradita, sbeffeggiata, condannata da chi in perfetta malafede o per totale ignoranza non ne ha mai compreso le radici e le ragioni.
Grazie alla generosità di Jean-Noël (che torno a ringraziare) ho la possibilità di pubblicare qui, in anteprima mondiale, la lettera originale di Curzio Malaparte dalla quale prende avvio Il vento nero non vede dove va – per ovvie ragioni Schifano ha cancellato ogni riferimento al destinatario e alle persone realmente esistite.