
I
meglio le resine del suo corpo e del suo cibo
della prosopopea che cola dalla riunione di amici
chiamami come le ultime due cifre del mio cellulare
mi rammenterai meglio
esco imbevuto del suo profilo stagliato su pareti squallide
non potendo non volendo fare il fotografo
che attende lo spostarsi del sole
non mi sono allenato invano
la mia moral suasion che non sintetizza alcaloidi
la libido che porta a inselvarmi
unici argomenti dei calembours e aneddoti remissati
sul tuo divano o tra i tuoi condimenti disgustosi riposo
non amori ma massaggi rilassanti
non versi piagnoni mi interessano risate piene
proseguire nella sovrascrittura della giornata
preparando un antidoto grossolano abbastanza funzionante
una escalation di inquadrature e fierezza sportiva quello che cerco
un’ora e mezza di trucco fai la doccia ti vesti
poi ti riprendi in video in un ballo dalle movenze sexy
con te io spreco tempo avrei potuto
approfondire curiosare leggere
stare con un amico o con mio papà
ma tutto questo mi piace
con la voce buca l’intellettualità
mi rendo utile facendola addormentare
o prendo tempo e ascolto motivi di tecno dance
rotondità cavità afrori orbitano ronzano
dormiamo io schiacciato dal suo corpo stressato
da fallimenti tramutati in trofei
voglio lasciarla ma sarebbe bello vivere con lei
II
quelle erano effusioni confuse tra le rocce di un asteroide
quando guardo scivolare parole e gesti nella paraculaggine che ci innerva
sovente uso dei cazzeggi psichedelici per allontanare il tempo
mentre in auto formalizzo sulle cose del mondo
III
lacerti architetture sincronie: faccio compostaggio
fin qui ho usato un mix di saggismo e incompiutezza
dieci minuti fa ti ho sollevato e ti sei aggrappato
alla mia giacca con forza inumana ora in strada penso
a certe spezie e al deodorante per auto da acquistare e pure
che ogni donna rimanda allo splendore della bimba che fu
IV
seguendo essenze degli alberi e gas delle auto
perché scrutare altro dalla bellezza?
un campo di forza mi protegge
nella sala d’attesa alle prese col
tempo ortogonale di Philiph Dick
nelle confutazioni ininterrotte che
afflosciano il chiarore prima dell’istante
tra persone che hanno cani al posto di peluches e di bambini
poi rastrello-deposito nuovamente
degrado chi si incaglia nelle
continue aperture di parentesi
V
oltre le mimiche psicoautomatiche delle persone sedute ai tavolini
confido nei pretesti per fare squadra e nelle coincidenze
buttare farmaci scaduti e cose conservate per il futuro
oltre i capogiri innescati da vecchie foto e cartoline
avventuratomi in bassifondi di minigodurie
pensando a come dare frutto per la comunità
una musica distorta attraversa aree condominiali
sedando il dopocena
Riccardo Martelli nato (e residente) a Bologna il 5.11.1957. Laureato in Scienze politiche, presiede l’Associazione Culturale Hermo Nes Troupe.
ermone4@gmail.com
Complimenti