Julian Schnabel, Portrait of Stella, 1996
Scappo nel rifugio antiaereo della terza persona, invio un altro nei campi minati del passato. Lo stesso che una volta era alla prima persona, era io, e ho paura di chiedere se è ancora vivo. Sono vivi coloro che noi siamo stati?
Fisica della malinconia, Georgi Gospodinov
(i poeti)
Sta dalla parte di quelli che usano le parole per cercarsi nel buio che rosicchia la luce e ai quali accade, a volte, un di più di vita o una sottrazione perché essi vivono nello squilibrio – scomposti senza baricentro – obliqui equilibristi dell’invisibile. Senza consenso.
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Sosta a lungo nel farsi luogo della parola. Impara ad accendere fuochi che ripetano sulla terra il volto delle stelle – un loro tratto almeno – e siano di ristoro allo sforzo di perdurare che ogni cosa ed essere compie. Insegna al pensiero l’uso domestico e quotidiano del silenzio, il suo mutare di sostanza attraverso la liquida sonorità dell’inchiostro.
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A sedici anni sognava l’Africa o Calcutta. Voleva mettere le mani nel dolore, dividere il raccolto dalla gramigna – qui sulla terra dove il di più viene dal maligno. Da tempo, oggi, nelle mani ha la poesia e con le parole separa il bene dal male, esplora l’ordine matematico dello spirito, ma a volte bene e male le si confondono negli occhi, tra le mani e le mani fanno a meno degli occhi così come fa la poesia.
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Quando si lacera il tempo lo rammenda col tessuto connettivo del silenzio cui segue il furore della penna. Ma di solito – sprovvista di segni- le cose le scuce, le separa dalla loro utilità, le ricuce sulla pagina ad altra necessità. Con le parole le ricama a un altro uso, un uso inutile eppure misteriosamente prezioso. Indispensabile.
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E’ un canto acerbo la memoria che si dispiega a lato del suo compimento – l’erba incolta che dal bordo del campo osserva il grano e lo racconta. E’ tramandare il bene e il bello, ma pure l’inciampo, la caduta perché tra ciò che si eredita, dicono, c’è anche la paura, il trauma, ma allora, pensa, anche la gioia che strappa l’anima dal corpo anche quella sta nella trascrizione dei geni. La felice sequenza della vita, l’impronta del mistero di ciò che in noi diviene. E allora è un dire grazie alla piccola Drosophila*, al suo genoma così simile al nostro, il farne qui poesia.
*Il suo nome scientifico è Drosophila melanogaster, che significa «amante della rugiada», ma è universalmente noto come il «moscerino della frutta». Tutte le conoscenze che abbiamo su cromosomi e geni, sulla struttura del Dna e sulle sue funzioni, sono state acquisite partendo dalla Drosophila.
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Li abbracciano. I sommozzatori abbracciano i corpi degli annegati per riportarli in superficie e lei abbraccia le parole vive nel fondo marino del suo corpo contro il loro corpo gonfio di silenzio. Le porta a galla perché sulla pagina cantino al mondo la lucentezza delle tenebre e come è giusto il nostro essere temporali e come è perfetta l’equazione di vita e di morte per noi numeri complessi nel moto relativo dell’esistenza.
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Aveva creduto fosse facile vivere, allora che accordava i passi alla proprietà geometrica del tempo, ma il modello matematico fallì le previsioni e ci vollero i cani molecolari per seguire le tracce dell’amore – particella a massa nulla. Ritrovare la chiara circostanza dell’io assolto dalla singolarità. Ora calcola la relazione metrica tra bocca e bocca, l’intermittenza dello sguardo perché la parola sia credibile dentro ciò che nasce in spirito ma spirito non rimane. E’ questo, pensa, che accade a noi esseri umani non sottraibili dalle variabili coniugate di corpo e di anima.
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Un tempo s’affidava alla conoscenza che degli arrivi hanno i treni più che alla sapienza che delle partenze hanno gli uccelli migratori, ma ora è a questi – marinai dell’aria – che chiede la rotta, il segreto della loro misteriosa capacità di orientarsi sulle mappe invisibili che tracciano gli esseri umani nel campo magnetico terrestre. E si chiede se poi qualcuno vorrà sapere quali alibi contengano le sue mani per le opere non compiute, per le omissioni, ma anche quanto abili siano state nel tracciare sulla pagina l’odore e il sapore della vita quando con le parole scava una verità limitata nell’illimitato enigma del mondo.
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Come i cani segue la traccia chimica della realtà. Come i cani annusa l’odore emotivo degli umani – la paura, la gioia e ne fa traccia alfabetica sulla pagina. Scompagina il silenzio, lo attiva perché nella parola sia parola trasparente che lasci passare la luce come fa la vita, a sorpresa, quando si fa materia e appare improvvisa in un giovane cervo che dal bosco attraversa la strada e nel bosco di nuovo scompare.
Lucianna Argentino è nata a Roma. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: “Gli argini del tempo” (ed. Totem, 1991), “Biografia a margine” (Fermenti Editrice, 1994) con la prefazione di Dario Bellezza e disegni di Francesco Paolo Delle Noci; “Mutamento” (Fermenti Editrice,1999) con la prefazione di Mariella Bettarini e postfazione di Plinio Perilli; “Verso Penuel “ (Edizioni dell’Oleandro, 2003), con la prefazione di Dante Maffia; “Diario inverso” (Manni editori, 2006), con la prefazione di Marco Guzzi; “L’ospite indocile” (Passigli, 2012) con una nota di Anna Maria Farabbi; il poemetto “Abele” Ed. Progetto Cultura, Le gemme 2015) con la prefazione di Alessandro Zaccuri di cui alcuni brani sono andati in onda, nel giugno del 2017, su Radio Vaticana nella rubrica “Pagine Fogli Parole” a cura di Laura De Luca nell’interpretazione di Pino Censi; “Le stanze inquiete” ( Edizioni La Vita Felice”, 2016); “L’ombra dell’attesa” (Macabor editore, 2018) con la prefazione di Elio Grasso, ristampa revisionata del libro “Verso Penuel”. “Il volo dell’allodola” (tre racconti in versi ispirati a tre personaggi biblici) Edizioni Segno, 2019. Nel 2009 ha pubblicato la plaquette “Favola” (Lietocolle), con acquerelli di Marco Sebastiani. Dal 2014 collabora con Acquelibere Ensemble con lo spettacolo “Almanacco indocile”. Il 9 settembre del 2018 su Radio Vaticana è andata in onda la sua intervista impossibile ad Abele, interpretato ancora da Pino Censi, nella trasmissione “Domande impossibili” curata da Laura De Luca. Il 27 dicembre 2018 è stata ospite di Radio Radio nella trasmissione “Un giorno speciale” di Francesco Vergovich nella rubrica “Affari di libri” curata da Maria Gloria Fontana.
Ho rubato “Li abbracciano…” per il Domenicale del 24 aprile, grazie a voi e a Lucianna Argentino