Ferreira Gullar
(1930-2016)
Ferreira Gullar, nome d’arte di José Ribamar Ferreira, è uno dei più significativi poeti brasiliani contemporanei. È nato a São Luís del Maranhão, nel Nordest del Brasile, il 10 settembre 1930. Primo di otto figli, ha un’infanzia ribelle di chi mal sopporta la rigida disciplina delle scuole di allora. Scopre presto la poesia, anzi – secondo quanto afferma – la poesia lo salva, impedendo che intraprenda la strada di tanti ragazzi difficili finiti nella strada. Pubblica il primo libro a soli diciannove anni, nel 1949, Um pouco acima do chão, e da allora non si ferma più. Poeta, giornalista e critico, ha dato alle stampe più di venti opere, fra poesia, teatro e saggistica. Fra i tanti premi ricevuti, uno dei più importanti è quello alla carriera, assegnatogli nel 2005 dall’Accademia Brasiliana di Lettere.
Intellettuale controcorrente, inquieto e versatile, per lui la letteratura è un mezzo per incidere sulla realtà. Ha cercato di captare nella poesia la forza e la vibrazione della vita e, in questa ricerca, egli compie un percorso che, dall’estetismo dell’avanguardia brasiliana degli anni ’60, sfocia in un lirismo di forte denuncia delle ingiustizie sociali: non si tratta di poesia ideologica o politica, ma civile nel senso più alto del termine.
Questo impegno per cambiare la società lo porta, nel 1964, ad affiliarsi al Partito Comunista Brasiliano. In seguito, nel 1968, verrà arrestato insieme a tanti altri intellettuali e artisti, quali Caetano Veloso e Gilberto Gil. Sono gli anni più bui della dittatura brasiliana e il poeta si vede costretto all’esilio, dal 1971 al 1977, periodo in cui vivrà in diversi paesi dell’America Latina, quali Cile, Argentina e Perù.
Viaggia attraverso il continente e sente profondamente che l’assenza di libertà e la mancanza di rispetto per la vita e la dignità di milioni di uomini erano mali endemici in questa parte del mondo. Scrive allora, a Buenos Aires, Poema sujo, una delle sue opere più belle e struggenti, un poema fiume che irrompe dalla solitudine e dal dolore e che lo riporta alla terra natia, São Luís, alle strade, alle case, agli amici, al mondo che credeva perduto e che la memoria ricompone in un momento di precarietà della vita.
Rientrato in Brasile nel 1977, continua fino alla fine del regime dei generali, nel 1984, ad essere guardato a vista dalla polizia e dalla censura.
Vive ormai da molti decenni a Rio de Janeiro, città che sente sua e che è spesso sostanza e scenario di molti dei suoi testi, soprattutto negli ultimi libri.
Tematiche ricorrenti nella sua opera sono la riflessione sulla genesi della poesia e sulla corrosione del tempo che sottomette gli esseri al dolore e alla morte. È poeta concreto e metafisico, quotidiano ed esistenziale allo stesso tempo. La realtà lo sollecita e questa realtà è la sua materia poetica. Non può concepire la poesia avulsa dal contesto, la parola immateriale, la teoria asettica. La poesia deve uscire e impregnarsi di pioggia e sole, di fumo e rumori, di inquinamento e polvere di strade, case, palazzi e fabbriche. Ciononostante, la sua è una parola depurata ed essenziale, contraria ad ogni retorica, come lo è l’uomo e l’intellettuale. L’arte è una esperienza estetica e al poeta sono richieste, oltre che sensibilità, esperienza e maturità interiore, elaborazione e dominio del linguaggio. E Gullar plasma il linguaggio, lo rende vivo, agile e flessibile, capace di metamorfosi, capace di incorporare i ritmi e i registri più diversi, dal sublime al quotidiano e popolare.
In questi quasi sessant’anni di poesia Ferreira Gullar afferma di non aver mai scritto un verso che non avesse sentito come assolutamente necessario. Forse proprio questa sua carica di vitalità e schiettezza, nonché la qualità estetica della sua opera, hanno fatto di lui uno dei poeti brasiliani contemporanei più amati e letti, anche dai più giovani. Egli non si nega, non si sottrae alla vita e agli uomini del suo tempo: spigoloso e contundente, partecipa con generosità a conferenze e incontri in tutto il paese in cui ribadisce che la poesia è una forma di resistenza, sempre più necessaria, contro la massificazione che cancella le identità e riduce l’uomo a merce in questa società di consumo.
I testi qui presentati sono tratti da Toda Poesia (1950-1999), José Olympio Editora, Rio de Janeiro, 2001, 11ª ed.
Antologia poetica
Nota introduttiva, cura e traduzione
di Vera Lúcia de Oliveira.
NAO HÁ VAGAS O preço do feijão não cabe no poema. O preço do arroz não cabe no poema. Não cabem no poema o gás a luz o telefone a sonegação do leite da carne do açúcar do pão O funcionário público não cabe no poema com seu salário de fome sua vida fechada em arquivos. Como não cabe no poema o operário que esmerila seu dia de aço e carvão nas oficinas escuras - porque o poema, senhores, está fechado: "não há vagas" Só cabe no poema o homem sem estômago a mulher de nuvens a fruta sem preço O poema, senhores, não fede nem cheira NON C'È POSTO Per il prezzo dei fagioli non c'è posto nella poesia. Per il prezzo del riso non c'è posto nella poesia. Non c'è posto nella poesia per il gas la luce il telefono la sottrazione del latte della carne dello zucchero del pane. L'impiegato pubblico non entra nella poesia con il suo stipendio da fame la sua vita chiusa in archivi. Come non entra nella poesia l'operaio che smeriglia il suo giorno d'acciaio e carbone nelle officine buie. - perché la poesia, signori, è chiusa: "non c'è posto" Entra nella poesia solo l'uomo senza stomaco la donna di nuvole la frutta senza prezzo La poesia, signori, non puzza né profuma * MADRUGADA Do fundo do meu quarto, do fundo do meu corpo clandestino ouço (não vejo) ouço crescer no osso e no músculo da noite a noite a noite ocidental obscenamente acesa sobre meu país dividido em classes ALBA Dal fondo della mia camera, dal fondo del mio corpo clandestino sento (non vedo) sento crescere nell'osso e nel muscolo della notte la notte la notte occidentale oscenamente accesa sul mio paese diviso in classi * HOMEM SENTADO Neste divã recostado à tarde num canto do sistema solar em Buenos Aires (os intestinos dobrados dentro da barriga, as pernas sob o corpo) vejo pelo janelão da sala parte da cidade: estou aqui apoiado apenas em mim mesmo neste meu corpo magro mistura de nervos e ossos vivendo à temperatura de 36 graus e meio lembrando plantas verdes que já morreram UOMO SEDUTO In questo divano adagiato sul pomeriggio in un angolo del sistema solare a Buenos Aires (gli intestini piegati dentro la pancia, le gambe sotto il corpo) vedo dal finestrone della stanza parte della città: sono qui appoggiato solo in me stesso in questo mio corpo magro miscuglio di nervi e ossa che vive alla temperatura di 36 gradi e mezzo ricordando piante verdi che sono già morte * DESPEDIDA Eu deixarei o mundo com fúria. Não importa o que aparentemente aconteça, se docemente me retiro. De fato nesse momento estarão de mim se arrebentando raízes tão fundas quanto estes céus brasileiros. Num alarido de gente e ventania olhos que amei rostos amigos tardes e verões vividos estarão gritando a meus ouvidos para que eu fique para que eu fique Não chorarei. Nao há soluço maior que despedir-se da vida. SALUTO Io lascerò il mondo con furia. Non importa quel che apparentemente succeda, se dolcemente mi ritiro. Di fatto in quel momento si staranno strappando da me radici così profonde quanto questi cieli brasiliani. In un frastuono di genti e venti forti occhi che ho amato volti amici pomeriggi ed estati vissute staranno gridando perché io resti perché io resti Non piangerò. Non c'è singhiozzo più grande che salutare la vita. * PINTURA Eu sei que se tocasse com a mão aquele canto do quadro onde um amarelo arde me queimaria nele ou teria manchado para sempre de delírio a ponta dos dedos PITTURA Io so che se toccassi con la mano quell'angolo del quadro dove un giallo arde mi brucerei in esso o avrei macchiata per sempre di delirio la punta delle dita. * APRENDIZADO Do mesmo modo que te abriste à alegria abre-te agora ao sofrimento que é fruto dela e seu avesso ardente Do mesmo modo que da alegria foste ao fundo e te perdeste nela e te achaste nessa perda deixa que a dor se exerça agora sem mentiras sem desculpas e em tua carne vaporize toda ilusão que a vida só consome o que a alimenta. APPRENDISTATO Nello stesso modo in cui ti sei aperto alla gioia apriti ora alla sofferenza che è il suo frutto e il suo rovescio ardente. Nello stesso modo in cui della gioia sei andato al fondo e ti sei in essa perso e ti sei trovato in questa perdita lascia che il dolore ora si eserciti senza bugie senza scuse e nella tua carne vaporizzi ogni illusione perché la vita consuma solo ciò che la alimenta. * VOLTA AO LAR Entra em casa o poeta de 52 anos. Transpõe a sala vai até o escritório larga a pasta tira o paletó - de repente sabe que vai morrer. Com o paletó na mão dirige-se ao quarto. Não vai morrer hoje nem amanhã talvez: apenas sabe a verdade-lâmina que sempre soube e lhe esplende na carne: vai morrer embora neste momento esteja despindo as calças com que veio da rua. RITORNO A CASA Entra in casa il poeta di 52 anni. Attraversa il salotto va verso lo studio lascia la borsa si toglie la giacca - ad un tratto sa che morirà. Con la giacca in mano si dirige verso la camera. Non morirà oggi né forse domani: solo sa la verità-lama che ha sempre saputo e gli splende nella carne: morirà sebbene in questo momento si stia togliendo i pantaloni con i quali è tornato a casa. * GRAVURA Longe de mim para além dos edifícios de Botafogo e da Tijuca para além do Méier, de Madureira de Bangu vencida a última casa na periferia do Rio longe para além dos espantosos rochedos da serra das Araras para além dos vales e campos cultivados municípios e cidades longe longe de mim no coração de São Paulo dorme você a esta hora (quatro e quinze da manha) com seus negros cabelos. FIGURA Lontano da me oltre gli edifici di Botafogo e di Tijuca oltre i quartieri di Méier, di Madureira di Bangu vinta l'ultima casa nella periferia di Rio de Janeiro lontano oltre le spaventose rocce della catena delle Araras oltre le valli e i campi coltivati municipi e città lontano lontano da me nel cuore di San Paolo tu dormi a quest'ora (quattro e un quarto del mattino) con i tuoi neri capelli. * NÓS, LATINO-AMERICANOS À Revolução Sandinista Somos todos irmãos mas não porque tenhamos a mesma mãe e o mesmo pai: temos é o mesmo parceiro que nos trai. Somos todos irmãos não porque dividamos o mesmo teto e a mesma mesa: divisamos a mesma espada sobre nossa cabeça. Somo todos irmãos não porque tenhamos o mesmo berço, o mesmo sobrenome: temos um mesmo trajeto de sanha e fome. Somos todos irmãos não porque seja o mesmo o sangue que no corpo levamos: o que é o mesmo é o modo como o derramamos. NOI, LATINO-AMERICANI Alla Rivoluzione Sandinista Siamo tutti fratelli ma non perché abbiamo la stessa madre e lo stesso padre: è che abbiamo lo stesso socio che ci imbroglia. Siamo tutti fratelli non perché dividiamo lo stesso tetto o la stessa mensa: abbiamo la stessa spada sopra la testa. Siamo tutti fratelli non perché abbiamo la stessa culla, lo stesso cognome: abbiamo lo stesso percorso di furia e fame. Siamo tutti fratelli non perché sia lo stesso il sangue che in corpo abbiamo: ciò che è uguale è il modo come lo versiamo. * MEU PAI Meu pai foi ao Rio se tratar de um câncer (que o mataria) mas perdeu os óculos na viagem quando lhe levei os óculos novos comprados na Ótica Fluminense ele examinou o estojo com o nome da loja dobrou a nota de compra guardou-a no bolso e falou: quero ver agora qual é o sacana que vai dizer que eu nunca estive no Rio de Janeiro MIO PADRE Mio padre andò a Rio per curarsi da un cancro (che lo avrebbe ucciso) ma perse gli occhiali durante il viaggio quando gli portai gli occhiali nuovi comprati all'Ottica Fluminense lui esaminò l'astuccio con il nome del negozio piegò lo scontrino fiscale lo mise in tasca e disse: voglio vedere ora qual è il cretino che dirà che non sono mai stato a Rio de Janeiro * VISITA no dia de finados ele foi ao cemitério porque era o único lugar do mundo onde podia estar perto do filho mas diante daquele bloco negro de pedra impenetrável entendeu que nunca mais poderia alcançá-lo Então apanhou do chão um pedaço amarrotado de papel escreveu eu te amo filho pôs em cima do mármore sob uma flor e saiu soluçando VISITA nel giorno dei defunti lui andò al cimitero perché era l'unico luogo al mondo dove poteva stare vicino al figlio ma dinnanzi a quel blocco nero di pietra impenetrabile comprese che mai più lo avrebbe raggiunto. Allora prese da terra un foglio sgualcito di carta scrisse io ti amo figlio lo mise sopra il marmo sotto un fiore e uscì piangendo * INTERNAÇÃO Ele entrara em surto e o pai o levava de carro para a clínica ali no Humaitá numa tarde atravessada de brisas e falou (depois de meses trancado no fundo escuro de sua alma) pai, o vento no rosto é sonho, sabia? RICOVERO Lui ebbe un attacco e il padre lo portava in macchina all'ospedale lì all'Humaitá in un pomeriggio attraversato da brezze e disse (dopo mesi chiuso nel fondo scuro della sua anima) babbo, il vento sul viso è sogno, lo sapevi? * MANHÃ Tão vertiginoso urgia o verão zunindo feito dínamo naquelas manhãs velozes que era como se víssemos a eternidade (ofuscante) se produzindo a si mesma, enquanto ouvíamos a luz voraz consumir nossos mortos acima da cidade. MATTINO Così vertiginosa urgeva l'estate ronzando come dinamo in quei mattini veloci che era come se vedessimo l'eternità (offuscante) prodursi a sé stessa, mentre sentivamo la luce vorace consumare i nostri morti sopra la città. * ARTE POÉTICA Não quero morrer não quero apodrecer no poema que o cadáver de minhas tardes não venha feder em tua manhã feliz e o lume que tua boca acenda acaso das palavras – ainda que nascido da morte – some-se aos outros fogos do dia aos barulhos da casa e da avenida no presente veloz. Nada que se pareça a pássaro empalhado múmia de flor dentro do livro e o que da noite volte volte em chamas ou em chaga vertiginosamente como o jasmim que num lampejo só ilumina a cidade inteira ARTE POETICA Non voglio morire non voglio marcire nel poema che il cadavere delle mie sere non venga a puzzare nel tuo mattino felice e il lume che la tua bocca casualmente accenda delle parole – benché nato dalla morte – si sommi ad altri fuochi del giorno ai rumori della casa e delle strade nel presente veloce. Nulla che somigli ad uccello impagliato mummia di fiore dentro il libro e quel che dalla notte torni torni in fiamme o in piaga vertiginosamente come il gelsomino che in un sol lampo illumina tutta la città * FILHOS Daqui escutei quando eles chegaram rindo e correndo entraram na sala e logo invadiram também o escritório (onde eu trabalhava) num alvoroço e rindo e correndo se foram com sua alegria se foram Só então me perguntei por que não lhes dera maior atenção se há tantos e tantos anos não os via crianças já que agora estão os três com mais de trinta anos. FIGLI Da qui ho sentito quando loro sono arrivati ridendo e correndo sono entrati nel salotto e subito invaso anche lo studio (dove io lavoravo) in un trambusto e ridendo e correndo se ne sono andati con la loro gioia se ne sono andati Solo allora mi sono chiesto perché non avevo dato loro abbastanza attenzione se da tanti e tanti anni non li vedevo bambini giacché ora hanno tutti e tre più di trent’anni. * APRENDIZADO Quando jovem escrevi num poema ‘começo a esperar a morte’ e a morte era então um facho a arder vertiginoso, os dias um heróico consumir-se através de esquinas e vaginas Agora porém depois de tudo sei que apenas morro sem ênfase APPRENDISTATO Quando giovane scrissi in una poesia ‘comincio ad aspettare la morte’ e la morte era allora una fiamma che ardeva vertiginosa, i giorni un eroico consumarsi attraverso incroci e vagine Ora però dopo tutto quanto so che muoio e basta senza enfasi. * POEMA BRASILEIRO No Piauí de cada 100 crianças que nascem 78 morrem antes de completar 8 anos de idade No Piauí de cada 100 crianças que nascem 78 morrem antes de completar 8 anos de idade No Piauí de cada 100 crianças que nascem 78 morrem antes de completar 8 anos de idade antes de completar 8 anos de idade antes de completar 8 anos de idade antes de completar 8 anos de idade antes de completar 8 anos de idade POEMA BRASILIANO Nel Piauí ogni 100 bambini che nascono 78 muoiono prima di aver completato 8 anni di età Nel Piauí ogni 100 bambini che nascono 78 muoiono prima di aver completato 8 anni di età Nel Piauí ogni 100 bambini che nascono 78 muoiono prima di aver completato 8 anni di età prima di aver completato 8 anni di età prima di aver completato 8 anni di età prima di aver completato 8 anni di età prima di aver completato 8 anni di età * EXÍLIO Numa casa em Ipanema rodeada de árvores e pombos na sombra quente da tarde entre móveis conhecidos na sombra quente da tarde entre árvores e pombos entre cheiros conhecidos eles vivem a vida deles eles vivem minha vida na sombra da tarde quente na sombra da tarde quente ESILIO In una casa a Ipanema circondata da alberi e piccioni all’ombra calda del pomeriggio fra mobili familiari all’ombra calda del pomeriggio fra alberi e piccioni fra odori familiari loro vivono la propria vita loro vivono la mia vita all’ombra del pomeriggio caldo all’ombra del pomeriggio caldo
Nota, testi e traduzioni sono tratti da Fili d’Aquilone, n. 8 e n. 19.
*****
TRADUZIR-SE
Uma parte de mim
é todo mundo:
outra parte é ninguém:
fundo sem fundo.
Uma parte de mim
é multidão:
outra parte estranheza
e solidão.
Uma parte de mim
pesa, pondera:
outra parte
delira.
Uma parte de mim
almoça e janta:
outra parte
se espanta.
Uma parte de mim
é permanente:
outra parte
se sabe de repente.
Uma parte de mim
é só vertigem:
outra parte,
linguagem.
Traduzir uma parte
na outra parte
— que é uma questão
de vida ou morte —
será arte?
*
TRADURSI
Una parte di me
è ogni uomo:
l’altra parte è nessuno,
fondo senza fondo.
Una parte di me
è moltitudine:
l’altra parte estraneità
e solitudine.
Una parte di me
considera, riflette:
l’altra parte
delira.
Una parte di me
pranza e cena:
l’altra parte
si sorprende.
Una parte di me
è costante:
l’altra parte
si rivela all’istante.
Una parte di me
è smarrimento:
l’altra parte,
linguaggio.
Tradurre una parte
in quell’altra
– questione
di vita o di morte –
sarà arte?
(Traduzione di fm)
*
MEU VENENO
Atrás de meus olhos
Dorme uma lagoa profunda
E o céu que trago na mente
Meu voo jamais alcança
Há no meu corpo um incêndio
Que queima sem esperança
A própria terra que piso
Vira um abismo e me come
Corre em meu sangue um veneno
Veneno que tem teu nome
*
IL MIO VELENO
Dietro i miei occhi
Dorme una laguna profonda
E il cielo che ho nella mente
Il mio volo mai lo raggiunge
C’è nel mio corpo un fuoco
Che brucia senza speranza
La stessa terra che calpesto
Diventa un abisso e mi inghiotte
Scorre nel mio sangue un veleno
Un veleno che porta il tuo nome
(Traduzione di fm)
*
una lettura coinvolgente, ti prende e non ti lascia più. Grazie
Bellissimo tutto, poeta poesie e canzoni. Per tutto il tempo della lettura mi sono sentita in terra di Brasile: il suo cuore è la mia nostalgia, i suoi mali la mia tristezza.
Grazie di cuore.
queste poesie sono un dono, grazie davvero