Un uomo senza ombra

Yves Bergeret

Tratto da Carnet de la langue-espace.
Traduzione di fm.

*

Un uomo senza ombra

Mi ero seduto, sfinito,
sulla roccia grigia vicino alla fontana
per recuperare le forze.

E’ apparso un uomo.
Di età indefinibile. Uno zaino sulle spalle.
Sopra lo zaino una sottile corda gialla
troppo corta per una scalata.

L’ho salutato. Si è fermato. Mi ha salutato.
«Perché quella corda, signore?

«Me l’ha data mio padre, per il viaggio.
Non si sa mai, mi ha detto».

Parlava con calma, a sillabe chiare.
I suoi occhi si erano posati sui miei
e non si muovevano.
La nostra conversazione è stata lunga, lenta.

Girava per le Alpi,
da sessanta giorni, senza mappa.
«Per cercare di capire»,
mi dice.

Il suo intento: tornare a casa in Bretagna
dove i suoi cavalli lo aspettavano.

Era davvero particolare, parole sobrie,
frasi corte, pochi gesti,
sempre in piedi davanti alla fontana.
A tratti sorrideva. Il suo sorriso
sembrava provenire da molto lontano,
da un’isola di marmo nero in mezzo all’oceano,
un’isola deserta dove si adagiano i venti
per bere, trovare il loro nome e morire.

Aveva sessant’anni o trenta, o entrambe le età?
Un corpo snello, che non lasciava ombra.

Il mondo violento turbinava intorno a lui.

Fissava i miei occhi.
Mentre parlava
a ogni piccolo movimento delle spalle
sotterrava la violenza sotto i ciottoli lì nei pressi.
La fontana e il torrente esultavano,
ma sommessamente, sì, sommessamente,
perché la nostra conversazione proseguisse tranquilla
sul sentiero granitico della pazienza.

Gli ho indicato la montagna più vicina
che avrebbe potuto scalare l’indomani.
Con un gesto del braccio gli abbozzavo
il sentiero che risale lungo il ghiaione.
Dei camosci laggiù attraversavano la pietraia.
Non lo inquietava la scarsità di sorgenti,
le trovava sempre.

Tra me e lui, nel mormorio della fontana,
ha notato senza stupirsene
che stava nascendo una montagna scintillante.

E’ lui che l’ha generata, ne sono certo.
Fatta di ossa diafane, quasi bianche.
Altissima, con una vasta cima pianeggiante:
sembrava una lunga piroga bianca
in movimento sul fiume celeste della pace
che ben poche persone conoscono.

E lui era stato partorito da quella montagna.
La sua vita senza età si svolgeva
sulla lunga falesia sommitale
orizzontale bianca luminosa.

Scendere dall’altura
lo costringeva tra le parvenze dei più vari racconti
che non apprezzava e di cui in verità non si curava.
Il silenzio dei cavalli gli era più congeniale
e anche, quel pomeriggio, il mormorio della fontana
dove io ritrovavo le mie forze.

*

*

Un homme sans ombre

Sur le rocher gris près de la fontaine
j’étais assis, épuisé,
voulant retrouver un peu de force.

Cet homme est apparu.
Age insituable. Un sac sur le dos.
Sur le dessus de son sac une mince corde jaune
trop courte pour l’alpinisme.

Je l’ai salué. Il s’est arrêté. M’a salué.
« Pourquoi cette corde, Monsieur ?
-Mon père me l’a donnée pour mon voyage.
On ne sait jamais, m’a-t-il dit ».

Il parlait calmement, à syllabes claires.
Ses yeux s’étaient posés sur les miens
et ne bougeaient pas.
Notre conversation a été longue, lente.

Il marchait par les Alpes,
soixante jours, sans carte.
« Pour essayer, me dit-il,
de comprendre. »

Son seul cap : revenir chez lui en Bretagne
où ses chevaux l’attendaient.

Il était vraiment étrange, mots sobres,
phrases courtes, peu de gestes,
devant la fontaine, toujours debout.
Souriant un peu. Son sourire
n’en finissait pas de continuer à naître très loin
sur une île de marbre noir au milieu d’un océan,
une île déserte où viennent s’allonger les vents
pour boire, choisir leurs noms et mourir.

Avait-il soixante ou trente ans, ou les deux ?
Corps fluet. Ne laissant aucune ombre.

Le monde violent tournait furieusement autour de lui.

Lui fixait mes yeux.
Tout en parlant
à tout petits mouvements d’épaule
il enfouissait la violence sous les galets à côté.
La fontaine jubilait avec le torrent,
mais doucement, oui, doucement,
pour que notre conversation marche en paix
sur le sentier granitique de la patience.

Je lui indiquais la prochaine montagne
qu’il pourrait gravir demain.
D’un geste du bras je lui esquissais
le cheminement montant entre les éboulis.
Des chamois là-bas traversèrent les éboulis.
La rareté des sources ne l’inquiétait pas,
il les trouvait toujours.

Entre lui et moi, dans le murmure de la fontaine,
il a remarqué sans s’étonner
que naissait une montagne phosphorescente.

C’est lui qui l’a suscitée, j’en suis sûr.
Elle avait des os diaphanes, un peu blancs.
Elle était très haute, avec un vaste sommet plat :
en somme une longue pirogue blanche
se mouvant sur le fleuve céleste de la paix
que si peu de gens connaissent.

Or lui avait été accouché par cette montagne.
Sa vie sans âge logeait
dans la longue falaise sommitale
horizontale blanche lumineuse.

Descendre de l’altitude
le faisait entrer dans les parures de récits variés
dont il n’avait à vrai dire ni cure ni goût.
Le silence des chevaux lui convenait mieux
et aussi cette après-midi le murmure de la fontaine
où je retrouvai ma force.

*

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2 pensieri riguardo “Un uomo senza ombra”

  1. Quasi venuti da lontano, questi versi hanno una bellezza calda, luminosa e pacificante.
    In altri tempi potevano raccontare di Mosè che incontra Dio sul monte Sinai.
    (bello quel gesto che descrive la salita al monte).
    E allora immagino (e spero) che la lunga piroga bianca discenda il fiume celeste della pace per renderla infine visibile ai nostri occhi impuri.
    Grazie di cuore per questo dono.

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