(da: Archeologia delle fonti)
A un crocevia di voci
la lingua arroventata della sera
si addentra tra strappi di vertigine.
L’eco è cielo che divide.
Interrato dal docile passaggio delle ombre.
Non c’è stella capace di ricordare
l’inchinarsi di un corpo
alla grazia scomposta del suo precipitare.
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Un testo a più voci e ognuna ha una propria eco che rimbalza e torna sulle pareti della vita, per questo fa sentire chi legge parte di quelle voci. Bellissimo. Te lo rubo per il Domenicale del 9 Aprile