“I migranti continuano ad arrivare perché da noi
c’è ancora troppa solidarietà in giro”.









***
Benedizione urbi et orbi (soprattutto orbi)
dopo l’insediamento delle nuove cariche.
Alba Dorata su Montecitorio
“… che cos’è quest’integrazione? è chiaro che in Europa vogliono distruggere l’identità dei popoli per poterci dominare tutti quanti…
… cosa vogliamo? vogliamo non che arrivino gli immigrati perché abbiamo il problema demografico… noi vogliamo aiutare i popoli d’Europa ad avere più figli europei… vogliamo un’Europa dove il matrimonio sia tra una mamma e un papà e i bambini vengano dati a una mamma e a un papà, le altre schifezze non le vogliamo neanche sentire nominare… la priorità è che ci siano più bambini europei in Europa e non gli animali… sveglia!”
*
Ogni volta che Rocco mi manda un suo testo provo la gioia e l’orgoglio di poter pubblicare uno degli autori che più stimo e amo; questa volta mi permetto anche di aggiungere questa breve premessa perché condivido in pieno i contenuti del testo che andrete a leggere e perché, “se vince la Destra”, questi anni (già bui) diventeranno ancora più bui, ma, certamente, il nostro sentimento antifascista non cederà di un passo e continuerà ad avere nel 25 aprile il suo faro. [A. D.] Continua a leggere Se vince la Destra (di Rocco Brindisi)
Quando i ministri cominciano a non fare i ministri, ma vanno in giro a dire la qualunque, sempre più circondati da un alone di militarismo, la cosa preoccupa molto. E mi preoccupa l’assoluta mancanza di umanità. Non dovrebbe essere prendersi cura dei cittadini il lavoro di chi deve garantire la sicurezza? Mi pare invece sia un lavoro orientato a ignorare i cittadini e spingerli a puntare il dito contro chi sta più in basso. Non si punta mai il dito in alto: perché ci sono milioni di poveri in Italia, non si dice mai.
Da una conversazione di Gino Strada con Chiara Cruciati, pubblicata sul Manifesto del 14 maggio 2019.
Trovo molto significativo il fatto che, di anno in anno, la data del 25 luglio susciti nella memoria collettiva un’eco sempre più debole – è l’ennesima conferma del fatto che l’Italia è un Paese che non ha mai fatto con serietà e determinazione i conti con il ventennio fascista, con quello che ha preceduto e seguito quel ventennio.
Si diffondono e si rafforzano, invece, come incontrovertibili verità menzogne e luoghi comuni (“il fascismo ha fatto anche cose buone”, “in Africa abbiamo portato il benessere”, “sotto Mussolini non esisteva la mafia”, “anche i partigiani, però…”, “ e le foibe, allora?”, eccetera).
Sono nipote di chi (il mio nonno materno), convinto antifascista, catturato sul fronte albanese dopo l’8 settembre, scelse di rimanere nei campi di prigionia tedeschi e sono nipote di chi (un mio zio paterno), carabiniere diventato partigiano, fu ucciso in combattimento dai fascisti di Salò.
Se furono necessari due anni di guerra pagati con lutti da quasi tutte le famiglie italiane affinché gran parte della nazione capisse finalmente che cos’era il fascismo, il 25 luglio rimanga monito e memoria. Oggi SAPPIAMO che quei vent’anni furono privazione della libertà, ch’essi furono violenze e assassini, razzismo e irrazionale fede nell’uomo forte: lo SAPPIAMO e non possiamo ignorarlo.
E a vent’anni dai fatti di Genova dalla Dimora del Tempo sospeso si rinnova il NO convinto a qualunque forma di fascismo e di neofascismo.
Nel 1960 ci fu un tentativo di instaurare in Italia un governo di destra, il governo Tambroni. Era un monocolore democristiano appoggiato dai neo fascisti dell’MSI. Questo governo voleva essere una risposta a una ripresa operaia che era cominciata in Italia nell’anno precedente, e che si esprimeva in una forte ripresa degli scioperi dopo gli anni bui del dopoguerra.
Continua a leggere da QUI.
La morte di Moussa Balde e altre storie tra frontiere e CPR
Ancora un morto di stato, figlio dell’indifferenza, del cinismo e del razzismo delle nostre istituzioni. Questa volta a morire è un ragazzo di 22 anni, Mamodou Moussa Balde, africano della Guinea, morto suicida, dopo essere stato massacrato da tre razzisti e poi (poiché era un clandestino colpito da un provvedimento di espulsione) carcerato nel CPR di Torino, dove è stato lasciato morire in una gabbia da pollaio. «Gli sono stati negati i diritti più elementari e hanno calpestato la sua dignità. –ha detto Monica Gallo, garante dei detenuti della città- Nonostante i dieci giorni di prognosi, è stato trasferito nel Cpr, dove non gli è stato concesso il diritto di essere registrato con le proprie corrette generalità, dove nessuno si è interessato ad ascoltare la sua storia, arrivando alla violazione del più fondamentale dei diritti, quello alla vita». Condannato a morte solo perché nero, povero e nato dall’altra parte del Mediterraneo. Ma, come ha detto l’avvocato Gianluca Vitale, sono tante le mani che hanno stretto attorno al collo di Moussa Balde il lenzuolo con cui si è impiccato: da quelle dei poliziotti della questura d’Imperia al giudice di pace del CPR di Torino, dai medici e dai sorveglianti che hanno fatto finta di niente ai tre ministri degli interni (Minniti, Salvini e Lamorgese) che hanno ideato, costruito e protetto l’orrore disumano dei CPR. Cioè il simbolo stesso del sistema repressivo che è alla base delle politiche italiane ed europee in materia di immigrazione. Politiche volte chiaramente alla criminalizzazione del cosiddetto migrante “clandestino” e al progressivo svuotamento del diritto di asilo. (Arcoiris.tv)
Penso all’esercito di fuggiaschi con appetiti di dittatura che forse, in questo paese di corta memoria, gli scampati a questo tempo d’algebra dannata rivedranno al potere.
René Char, dai Feuillets d’Hypnos (Feuillet 20 nella traduzione di Vittorio Sereni).
“Erano tutti abitanti del rione, tra Teodosio e Loreto. Uno con le mani protese davanti alla faccia, come a proteggersi e a gridare – una faccia paonazza, gli occhi come buchi viola, i capelli impiastricciati, incollati alla fronte bassa; un altro con gli occhi stravolti, bianchi, le labbra tumide, dure; e altri ancora con le dita lunghe come rami, e certi colli gialli tra camicie gualcite, magliette spiegazzate […]
I parenti non potevano onorare i loro morti. Nessun grido, nessun pianto. I fascisti erano lì, giovani e spavaldi. In quel fotogramma della loro vita e della loro storia, sprezzanti, quasi a non dover o non poter tradire la parte che una terribile legge gli aveva assegnato.”
(Leggi l’intero articolo di Giuseppe Natale su Poliscritture)
Giovanni Giovannetti
Malastoria
L’Italia ai tempi di Cefis e Pasolini
Milano, Effigie Edizioni, 2020
Modena, 9 gennaio 1950
[…] a Modena calano 1.500 tra poliziotti e carabinieri armati rispettivamente di mitra Mab e di moschetto, a presidiare quella piazza e quella fabbrica fianco a fianco a tredici autoblindo da combattimento T17 Staghound della compagnia autocarrata dei Carabinieri di Bologna. Dal terrazzo della fabbrica i Carabinieri cominciano a sparare sui lavoratori e chi li sostiene. Mirano ad altezza d’uomo anche dai blindati e il bilancio si fa pesante: sei morti, centinaia di feriti e trentaquattro arrestati. Muore l’ex partigiano Angelo Appiani, 30 anni, colpito al petto da un colpo di pistola sparato a bruciapelo da un carabiniere. Muoiono colpiti da raffiche di mitra lo spazzino disoccupato Arturo Chiappelli, 43 anni, e Arturo Malagoli, 21 anni; sono entrambi ex partigiani. Muore l’ex partigiano Roberto Rovatti, 36 anni, che ha il torto di portare al collo una sciarpa rossa e per questo motivo viene brutalizzato con il calcio dei fucili e poi gettato cadavere in un fossato. Muore il carrettiere Ennio Garagnani, 21 anni, colpito dal fuoco delle autoblindo. E muore l’operaio metallurgico Renzo Bersani, 21 anni, preso a fucilate nei pressi della fabbrica.
(Leggi l’intero articolo qui)
Jean-Noël Schifano
Il gallo di Renato Caccioppoli
Racconto napoletano
Traduzione di Gabriele Anaclerio
Versione in napoletano di Roberto D’Ajello
Opera pittorica di Alfredo Troise
Postfazione di Antonio Devicienti
Napoli, Colonnese Editore, 2020
Facciamo nostro e diffondiamo l’appello del Sindaco di Sant’Anna di Stazzema (Comune sede dell’Anagrafe nazionale antifascista) a proposito delle ripetute aggressioni fasciste nei confronti dei ragazzi del Cinema America di Roma.
Cara cittadina, caro cittadino,
Continua a leggere Solidarietà per il Cinema America di Roma