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La scoperta della poesia

Giuliano Mesa

Ad esempio. La scoperta della poesia

Ad esempio
Ad esempio, dire di ciò che non sappiamo dire. Senza cercare teoria. Senza temere il conflitto, lo stridore, lo stridere delle parti. Se la poesia è relazione, mette in relazione, non finge sintesi.
(Tutto ciò, e ciò che segue, è detto facendo un passo indietro, incauto, di non-silenzio.)

Rumpelstilzchen
“Trampolino Tonante mi chiamo, / il mio nome nessuno lo sa.” Questa la didascalia sotto il disegno di uno gnomo che armeggia con un arcolaio. La vidi in soffitta, sfogliando un libro di fiabe, che stava tra le cose di una zia. Avevo imparato a leggere da poco. Ne rimasi così turbato che ancora ho nella mente l’immagine di quel bambino che guarda e legge, con gli occhi spalancati, forse spaventati. In casa non c’erano libri, e i primi che poi mi procurai non furono di fiabe. E quel libro che stava in soffitta, la zia se l’era ripreso insieme alle altre sue cose lì in deposito. Per tutta la vita mi sono chiesto chi fosse Trampolino Tonante, fingendo di non poterlo scoprire. Infine l’ho scoperto, “per caso”. Trampolino Tonante è Rumpelstilzchen, una delle fiabe più note dei fratelli Grimm. Lettore bulimico, per tutta la vita ho evitato accuratamente quella fiaba, dove la scoperta del nome può salvare dalla morte una ragazza, e poi ne può salvare il figlio, che altrimenti diverrebbe preda, e prole, dell’innominato… “Ach, wie gut is, daß niemand weiß / Daß ich Rumpelstilzchen heiß!”.

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Un segno di passaggio

Giuliano Mesa visto da D. RaccaGiuliano Mesa
(1957-2011)

cosa frammischia –
cenere (sempre cenere)
e vento (sempre, da sempre)
se non il vuoto, Lucrezio,
il vuoto –
lì possiamo costruire, c’è spazio,
per fare un’orma
e fare un segno di passaggio
(noi siamo, passeggeri,
come argini,
muschi sulla sponda del fossato,
chiocciole ciottoli lucertole
e questo è molto,
a farsene una ragione,
è molto tempo, e spazio,
molta necessità)

[Sempre nella memoria e nel cuore, come tutti i segni
di passaggio
che sopravviveranno alla nostra polvere. (fm)]

Il cesto dei libri sulle acque, 2

Giuliano Mesa

“devi tenerti in vita, Tiresia,
è il tuo discàpito”

I. ornitomanzia. la discarica. Sitio Pangako

vedi. vento col volo, dentro, delle folaghe.
vedi che vengono dal mare e non vi tornano,
che fanno stormo con gli storni neri, lungo il fiume.
guarda come si avventano sul cibo,
come lo sbranano, sbranandosi,
piroettando in aria.
senti come gli stride il becco, gli speroni,
che gridano, artigliando, facendo scaravento, in muta,
ascoltane la lunga parata di conquista, il tanfo,
senti che vola su dalla discarica, l’alveo,
dove c’è il rigagnolo del fiume,
l’impasto di macerie,
dove c’è la casa dei dormienti.
che sognano di fare muta in ali
casa dei renitenti, repellenti,
ricovero al rigetto, e nutrimento, a loro,
scaraventati lì chissà da dove,
nel letame, nel loro lete, lenti,
a fare chicchi della terra nuova,
gomitoli di cenci, bipedi scarabei
che volano su in alto, a spicchi,
quando dall’alto arriva un’altra fame.

prova a guardare, prova a coprirti gli occhi.

Giuliano Mesa
Poesie 1973-2008
Roma, La camera verde, 2010

Dall’età della pietra

Massimo Rizzante

Dall’età della pietra

A Giuliano Mesa,
principe dei poeti

concittadino del popolo
principe dei poeti
o intoccabile in cima alle scale della fortuna
e tu achille dal calcagno d’oro

ora che anche i pesci azzurri del mare
allargano le branchie non per respirare
ma in segno di estremo saluto all’imperatore
prenditi gioco di qualcun altro

nell’età della pietra
dal grembo di una città assediata
Leopoli, Pristina, Berlino, Cracovia che importa?
in ogni caso ai corruttori di Roma in ogni caso in contumacia

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Quaderni delle Officine (LXXVI)

Quaderni delle Officine
LXXVI. Maggio 2017

quaderno part_ b_n

Elisabetta Perissinotto

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L’enciclopedia greca del “Tiresia” di Giuliano Mesa (2016)
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Un talismano di parole

Giuliano Mesa Giuliano Mesa

Noi lo ricordiamo sempre. Lo leggiamo. Ritorniamo ai suoi versi ogni volta che desideriamo sentirci a casa. Stringiamo la carta del suo unico libro come fosse la sua persona, un talismano di parole per fermare negli occhi e nel cuore il suo passaggio. In un paese ormai sepolto sotto tonnellate di libri-di-poesia, ma quasi totalmente privo di poeti, la sua presenza ci rassicura, ci conforta. (fm)

(Da recitare nei giorni di festa)

Il sogno è quello del cerbiatto,
quello che bruca, gli occhi sorridenti.
Però ha il ventre troppo gonfio
e da uno zoccolo esce un liquido scuro,
a fiotti. Dietro di lui
un uomo grande, incappucciato,
e un altro, mingherlino,
che si gratta le ascelle.
Il sole, alto nel cielo –
il cielo è azzurro –
all’improvviso non c’è più.
Dai rami cadono fiocchi di neve,
dolci, zuccherati.
Il cerbiatto si sdraia su un fianco,
apre la bocca
e mangia la neve che cade.
I due uomini hanno scavato una tana.
Il mingherlino raccoglie rami
secchi.

Quello grande rattoppa una camicia.
Poi è buio nero. Squittiscono dei
topi
.

Ο Τειρεσίας (και άλλα κείμενα)

Giuliano Mesa

σε αφήνω εδώ
με αυτά τα σύννεφα φορτωμένα βροχή
αυλακωμένα από μια αχτίδα
που θα σε ξυπνήσει, αύριο κιόλας,
όταν θα ’χεις πια αναμνήσεις
να σκεφτείς.

πηγαίνω
στην παρασκιά που απομένει,
εκεί που επιστρέφω, τώρα,
τώρα που μπορεί να ξαναρχίσω,
που θα μπορούσα,
τώρα υπάρχει μόνο μια αποθυμιά:
ν’ αφήσω, ν’ αφήσω ανέγγιχτη
αυτή τη στιγμή πριν απ’ τη θλίψη
όταν η θλίψη
έγινε μοιρολόι παρηγοριάς
και μετά σιωπή
αυτή η σιωπή που ακούμε μαζί,
τώρα – είναι τώρα που ξέρουμε,
σε αυτή τη στιγμή που διαιρεί

σε αφήνω εδώ

 

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Evanghelìa Polìmou traduce in greco alcuni testi di Giuliano Mesa per la rivista “Poiein“. Continua a leggere qui
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questo silenzio che sentiamo insieme

??????????????????????????????? Giuliano Mesa

 

ti lascio qui
con queste nubi cariche di pioggia
striate da un bagliore
che ti risveglierà, anche domani,
quando avrai più ricordi
da pensare.

vado
nella penombra che rimane,
dove ritorno, adesso,
adesso che potrà ricominciare,
che potrei,
adesso c’è soltanto il desiderio:
lasciare, lasciare intatto
questo momento prima del dolore,
quando il dolore
è diventato nenia di conforto
e poi silenzio,
questo silenzio che sentiamo insieme,
adesso – è adesso che sappiamo,
in questo momento che divide

ti lascio qui

 

(Giuliano Mesa, Tiresia, 2000-2001)

Per Giuliano Mesa

Giuliano Mesa visto da D. Racca

Con Giuliano Mesa se ne è andato forse l’ultimo dei modernisti. E – intendiamoci – non si vuol dire “l’ultimo” secondo la vulgata di un’elegia della fine che vede dappertutto epigoni esausti o svagati postmodernisti: “l’ultimo” intende designare colui che, con radicalità, ha compiuto un estremo tentativo di rappresentare l’istanza modernista in modo adeguato ai tempi.

Al centro di ogni modernismo sta un progetto di ricerca della verità, verità ontologica in primo luogo. Secondo una movenza non certo maggioritaria in questi anni, Mesa non ha dissolto il concetto di verità in una semplice accoglienza nei confronti della venuta dell’altro, ma ha preteso che la poesia dicesse quel che il linguaggio ordinario non sembra più in grado di dire: non la verità dell’oggetto, ma la verità dell’evento: una verità etica. Nell’indistinzione ontologica dei fatti, la scrittura punta a risemantizzare con cura le tessere del linguaggio per restituirle a una nuova vita relazionale, etica.

(Paolo Zublena)

(Continua a leggere qui)

Letteratura necessaria – Voci del Novecento (IV)

Giuliano Mesa

[…] Siamo nel cuore di una lirica che ha come unica ragione quella di non pretendere ragioni, che ha il coraggio di gettare sulla pagina un’esperienza vitale in forme improvvise, non garantite a priori. È una poesia pura, una lirica astratta che si trascina dietro scorie e detriti e che compie il miracolo di avvincere il lettore a una storia, a un dolore, a un’angoscia mai nominati ma che, per le vie segrete dello stile e della grammatica, premono contro le parole. […]

(Guido Caserza, dalla Postfazione a Quattro quaderni)

(Leggi l’intero articolo su Letteratura Necessaria)

[“Letteratura necessaria – Voci del novecento” è una rubrica curata e realizzata da Enzo Campi. Il primo numero è dedicato a Piero Bigongiari, il secondo a Roberto Sanesi, il terzo a Brandolino Brandolini D’Adda.]

Mesa è il poeta

Giuliano Mesa visto da D. Racca

Giuliano Mesa

“l’abbiamo pianto, ora sarà il caso che ci mettiamo a leggerlo

lo avevamo letto anche prima; i suoi versi accampavano il diritto di essere letti, non era una concessione che gli si rendesse ma una occasione di ribellarci alla mediocrità delle parole confuse”

(Marzio Pieri)

 

“Muovendosi fra lutto e utopia, con un linguaggio scheggiato ed essenziale, Mesa ricercava esperienze di verità a partire dalla “non dimenticanza”, con un verso sospeso fra monito e memoria. Contrastava il vuoto producendo resistenza, facendo ostruzione, con una alchimia di segni, silenzi, suoni e respiri che costituivano la grammatica e la materia dei suoi testi.”

(Alessandro Baldacci)

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