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Poetica del basso continuo
Il vincolo
Come un bambino la parola nasce e non è sola. Nasce da un essere umano, ma non nasce una volta sola. Nasce continuamente, muore continuamente, per questo il mondo non le apparterrà mai. Per questo il mondo non avrà mai una parola definitiva.
La parola esce dalle labbra in stato d’emergenza. E’ un movimento d’uscita, sì – va verso il fuori, venendo da dentro. Coincide col movimento del ritorno e dell’addio. E più la parola è poetica – cioè più autenticamente politica -, più stretta è la porta da cui riesce a passare. Stretto è il passaggio da cui esce la parola, stretta è la parola finché qualcuno non la spalanca in chiacchiera.
La parola non nasce libera, viene al mondo in un vincolo, e sì, la vita della parola è il movimento di liberazione da quel vincolo. Come il primo respiro, come quando la testa esce dall’acqua e incontra un volto, la terra: fuori!… qui si nasce! Qui si afferma un distacco: movimento di liberazione dal chiuso, dalle cose come stanno, dalla insopportabile oscurità del più luminoso pensiero. (pag. 47)
Ida Travi
Poetica del basso continuo
La scrittura, la voce, le immagini
Bergamo, Moretti & Vitali Editori
“Le forme dell’immaginario”, 2015
Nel cuore della parola
[Alessandra Pigliaru, Nel cuore della parola. Postfazione a IDA TRAVI – Il mio nome è Inna. Scene dal casolare rosso, Bergamo, Moretti&Vitali 2012]
«Hai memoria di questo mondo? | Sai come si chiama questo mondo? || Tutti lo chiamano mondo, ma qual è | il suo vero nome? || Il sole, sai come si chiama il sole? | Perché non risponde mai? E l’incendio?… È già finito? | E l’acqua… Che nome ha | che nome ha? || E tu che mi chiami di notte | come mi chiami? | Ti ricordi il colore dei miei capelli?».
Dal silenzio alla scelta esiste un’età propizia e congrua in cui apprendere l’esercizio del ritmo. Ricordarlo e accoglierlo mentre (ci) avanza. Il corpo della poesia si sa trasfigurare dunque in un orizzonte dirimente; non c’è più un taglio che lascia attoniti, c’è invece l’edificazione della scelta e della distinzione del tempo e dello spazio.
Tà. Poesia dello spiraglio e della neve
Tà. Poesia dello spiraglio
e della neve
– Sbrigati, sveglia il bambino!
*
Io volevo un amore non questa conversione della pena
*
Ecco il mio segreto testamento
C’è al mondo un sasso,
lucido come il ginocchio!
duro come un’idea
Poesia dello spiraglio e della neve
Il nuovo lavoro poetico di Ida Travi si apre all’insegna del post. Un dopo che avanza e che è adesso, un modo di fermare con il polso teso di lancette ciò che è (s)fuggito dalle tasche della Storia. Insieme a ciò che riemerge, modificato e cogente in un unico coro. Una ricerca ininterrotta di dire l’essere in molti modi, di dirne la pluralità non neutra ma differente. Incontrovertibilmente salda. La cesura di Tà. Poesia dello spiraglio e della neve (Moretti&Vitali 2011) sta soprattutto nei luoghi inesplorati dove la poeta porta con sé simboli e cifre che la contraddistinguono cercando nuove tracce, nuove foglie che sanno sollevarsi fieramente, come un preghiera: Inna, mostrami il piede sicuro // C’è un fiore / sotto il piede sicuro // getta la croce // la zolla è calda / l’erba cresce come una santa.
Il corpomente della parola
Tu sei soltanto in allarme
Guarda, c’è una finestra, un pianoforte aperto con un bicchiere d’acqua sul cofano. E c’è una poltrona. Vicino c’è un tavolino… una sedia di legno. Qualcuno ci ha gettato sopra un cencio, forse un golfino rosa. C’è qualcos’altro dietro la poltrona. C’è qualcosa, ma non vedo bene… C’è una ragazza in piedi, girata di schiena. E’ girata di schiena e guarda un piccolo quadro al muro.
Così inizia Tu sei soltanto in allarme, radiodramma di Ida Travi. Il testo fa parte di una raccolta di undici radiodrammi di prossima pubblicazione. E’ stato musicato in collaborazione con Nicola Meneghini, compositore e autore della tesi di laurea sull’autrice.
Su Anterem tutte le informazioni sull’opera.
La scrittura sorgiva dei poeti di “Anterem” – di Stefano Guglielmin
Ida Travi – Neo/Alcesti. Canto delle quattro mura
(Tra le fronde)
Tra le fronde c’è un mistero
Cosa aspetti?
Va’ dal mistero
Metti il mistero al tuo posto
C’è nessuno al tuo posto, lo vedi?
C’è nessuno là
dove stavi seduta prima
dove stavi piangendo prima.
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Manifesto per un teatro poetico – di Ida TRAVI
(Immagine fotografica di Marzia Poerio)
MANIFESTO
per un
TEATRO POETICO
teoria e forma d’un teatro trasparente
FARE POESIA La poesia si fa camminando, lavorando, mangiando, dormendo, sognando. Solo alla fine si può scrivere. La poesia di parola si fa vivendo in quel teatro naturale e trasparente ch’è il mondo visto dall’interno.
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La corsa dei fuochi – di Ida TRAVI
La lingua del primo stupore – Ida TRAVI
Le ombre
C’è una realtà che si manifesta ai sensi nudi. E’ una realtà a misura di quello che gli esseri umani sono, in natura e senza mezzi. E’ modellata sulle loro qualità. Dura, indomabile. E’ una catastrofe permanente.
Un essere povero e nudo nell’impatto con il reale viene gettato in alto, nel movimento contrario alla spinta che, nel nascere, lo gettò in basso, e fuori. Dal punto alto in cui viene lanciato con spinta contraria a quella di nascita, in controluce, l’essere povero e nudo proietta sul mondo la sua stessa ombra. E attraverso l’ombra riattrae il mondo a sé. Lo solleva, lo sospende, lo raddoppia.
Nel mondo doppio, sospeso, l’essere povero e nudo vive impermanente, ombra tra le ombre, in quell’ombra di realtà – impermanente – che confina in ogni punto con l’immaginario.