Quaderni di Traduzioni
LXIII. Febbraio 2021
Ernst Meister
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Jetzt/Ora
(Traduzione di Stefanie Golisch)
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Quaderni di Traduzioni
LXIII. Febbraio 2021
Ernst Meister
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Jetzt/Ora
(Traduzione di Stefanie Golisch)
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…………….Senza perché
Non so se la poesia di Ernst Meister vuole veramente comunicare, arrivare al lettore, al mondo o essere soltanto, senza destinatario preciso, senza perché.
Per via della sua discrezione, il suo essere sfuggente, mi ricorda i quadri di Giorgio Morandi: la stessa aura di intoccabilità. Non avvicinatevi troppo: esplorate il mio mondo piuttosto sulla punta del piede. Ciò che succede in questo incontro leggero, danzante, è difficilmente traducibile in un linguaggio analitico che non si ferma mai e che mira sempre a qualcos’altro: conseguenze, risultati, dibattiti, ragioni. Penso che non sono quelle le categorie di Ernst Meister, che invece di dividere il mondo in vincitori e vinti, invita il lettore a fare un passo indietro, a guardare semplicemente come il pensiero, con l’aiuto delle parole minime, crea una nuova realtà sul foglio di carta Continua a leggere Jetzt / Ora
Tra le pagine più riuscite del già notevole libro di Lutz Seiler im felderlatein (nel latino dei campi, Berlino, Suhrkamp, 2010) ci sono le tre del poemetto die fussinauten (i calcionauti). Se è vero che la DDR ha annoverato durante i suoi quarant’anni d’esistenza una nient’affatto piccola schiera di poeti d’altissimo valore, è anche vero che la riunificazione tedesca (data ufficiale: 3 ottobre 1990) ha portato con sé la necessità di ripensare certi temi, certi paesaggi, certi stilemi. E Lutz Seiler è protagonista di primissimo piano: nato nel 1963, ha conosciuto dall’interno il sistema politico, educativo, militare, letterario della Repubblica Democratica Tedesca, la sua infanzia, giovinezza e prima maturità (sino al novembre 1989, anno della caduta del Muro di Berlino) si sono svolte entro l’orizzonte tedesco-orientale e della guerra fredda, l’inizio della seconda maturità ha avuto, invece, come sfondo storico-sociale la Wende (la “svolta” come in Germania è chiamata la riunificazione) e il faticoso, ancora oggi problematico e non concluso processo di quella stessa riunificazione. […]
(Leggi l’intero articolo su Zibaldoni e altre meraviglie)
Stefan George
Gedichte/Poesie Volume I
Cura e traduzione di
Antonio Devicienti
Introduzione di Friedrich Gundolf
Lavis (TN), La Finestra Editrice
Collana “Archivio del ‘900”, 2019
L’infante
Con scudo e spada sotto pallido fregio,
con bianco sguardo sorride l’infante
nello scuro ovale cinto d’oro. Non lontano,
nell’allora inviolata sala, un fratello gemello:
la fredda brezza montana era nel gioco
anche troppo rozza gregaria.Tuttavia egli non rimpiangerà
d’esser divenuto in fretta un uomo cupo
come questi e quell’altro sui muri vicini,
ché delle gioie per lui furon decise:
che venga a prenderlo una radiosa fanciulla
degli elfi, quando innanzi alla luna fioriscono
i melograni di cristallo: gli sia concesso seguire
insieme con lei, in volo e caduta, la palla di seta
fedelmente serbata, che sulla mensola di legno
di quercia scintilla ancora di rosa e verde oliva.
Quando si affronta la lettura di una qualsiasi opera di Arno Schmidt (Amburgo, 18 gennaio 1914 – Celle, 3 giugno 1979) credo sia opportuno essere consapevoli del fatto che uno degli obiettivi programmatici dello scrittore è non compiacere in alcun modo il lettore, non dargli quello che quest’ultimo, probabilmente, si aspetta, condurlo lungo itinerari narrativi che lo provochino e che ne scuotano la coscienza, che la disturbino e la inquietino, la scandalizzino – ma fondamentale è anche comprendere che tutto questo, nella concezione che Schmidt ha della scrittura, non accade in maniera gratuita, non ha niente dell’ostentazione fine a sé stessa o di un eventuale narcisismo o di un giuoco pseudoavanguardistico, bensì possiede motivazioni precise e stringenti di carattere sia etico che politico che storico, oltre che letterario.
Continua a leggere La Repubblica dei Dotti secondo Arno Schmidt
Quaderni di Traduzioni
XLV. Giugno 2018
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Duineser Elegien, 1923
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(Notizie dall’esilio)
Niente,
nessun luogo.
C’è ancora rumore
di sventura nella testa,
e sulla mappa del cielo
io non sono presente.Mai è stata primavera,
sussurrano le voci di cenere,
sulla bilancia del linguaggio
sono una parola senza peso
e trafiggo il tempo
con occhi armati.Futuro?
Non assolve
me, nata sghemba.
Vieni, dice,
la morte è un ciglio
sulla palpebra della luce.
(Traduzione di Anna Ruchat)
SALMO
Nessuno ci impasta di nuovo da terra e fango,
nessuno evoca la nostra polvere.
Nessuno.Sia lode a te, Nessuno.
E’ per amore tuo che noi vogliamo
fiorire.
Incontro
a te.Un Nulla
eravamo, siamo,
resteremo, fiorendo:
la rosa di Nulla,
di Nessuno.Con
lo stilo chiaro d’anima
il filamento da cielo deserto,
rossa la corolla
per la parola purpurea, quella che cantammo
sopra la spina,
oltre.
(Traduzione di Francesco Marotta)
Sebald a Stoccarda, Celan a Brema:
una piccola geografia dei sentimenti
A Stefano Gulizia, con affetto
Nel volumetto intitolato Moments musicaux (Adelphi, Milano, 2013, traduzione di Ada Vigliani) si può leggere il denso testo di W. G. Sebald Un tentativo di restituzione (pag. 31-41), originariamente pubblicato sulla Stuttgarter Zeitung il 18 novembre 2001 e poi raccolto nel libro postumo Campo Santo. Si tratta del discorso che lo scrittore tenne il 17 novembre dello stesso anno allo Haus der Literatur di Stoccarda e nel quale, con il girovagare tra luoghi, fatti e testi più o meno lontani tra di loro che gli è peculiare, Sebald stabilisce connessioni nient’affatto arbitrarie, intessendo con la sua inarrivabile finezza trame insospettate e rivelatrici.
Johannes Bobrowski
Davide Racca
Dort
einen Menschenmund
hӧrte ich rufen:
Komm in dein Haus
durch die vermauerte Tür,
die Fenster schlag auf
gegen das Lichtmeer.
Quaderni di Traduzioni
XIII. Gennaio 2013
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Wir müssen wahre Sätze finden
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L’ombra e l’anello.
Di un motivo circolare in
Zeitgehöft di Paul Celan
Unser Glas
füllt sich mit Seide,wir stehn.(1)
(Il nostro bicchiere
si riempie di seta,teniamo.)
Paul Celan
ES IST ALLES ANDERS, als du es dir denkst, als ich es mir denke,
die Fahne weht noch,
die kleinen Geheimnisse sind noch bei sich,
sie werfen noch Schatten, davon
lebst du, leb ich, leben wir.
Die Silbermünze auf deiner Zunge schmilzt,
sie schmeckt nach Morgen, nach Immer, ein Weg
nach Rußland steigt dir ins Herz,
die karelische Birke
hat
gewartet,
der Name Ossip kommt auf dich zu, du erzählst ihm,
was er schon weiß, er nimmt es, er nimmt es dir ab, mit Händen,
du lost ihm den Arm von der Schulter, den rechten, den linken,
du eftest die deinen an ihre Stelle, mit Händen, mit Fingern, mit Linien,]
Mitsamt meinen Steinen,
den großgeweinten
hinter den Gittern,
schleiften sie mich
in die Mitte des Marktes,
dorthin,
wo die Fahne sich aufrollt, der ich
keinerlei Eid schwor.
Flöte,
Doppelflöte der Nacht:
denke der dunklen
Zwillingsröte
in Wien und Madrid.