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Continua a leggere Poeti Greci Contemporanei (2014-2022)Grazie a Federico Federici e a tutta la redazione di Die leere Mitte per l’ospitalità: die leere Mitte, issue 14
In this issue: Werner Preuß, Massimiliano Damaggio, Antonio Devicienti, John M. Bennett, Jason Heroux, John Grey, Daniel Barbare, Mark Young, Joshua Martin, Steffen M. Diebold, Joseph Salvatore Aversano, Patrick Sweeney.
poeti greci contemporanei tradotti da Massimiliano Damaggio
Reclusione
Di nuovo lunedì – e la porta del pomeriggio
di nuovo chiusa.
E quando vedere gli alberi, s’allontanano
sempre più. Sempre più vuoto il cortile.
Il canto nella gabbia, una ferita.
La domenica non basta!
La sedia accanto alla finestra.
La strada inizia e finisce nella stanza.
Calano ancora le ore.
L’eco oltre il cancello, le grida dello stadio
– un altro modo che hanno di piangere i ragazzi
per un attimo.
Fa notte presto la domenica!
Quando viene il lunedì
ti fai ancora più sottile.
Una lama nuda il giorno. E la paura –
non parlare non protestare.
Ti vedono dovunque.
E non un solo istante
che le mani facciano pace.
3 (poesie) di Katerina Agyioti tradotte da Massimiliano Damaggio
Noi quaranta-cinquantenni giochicchiamo
Noi quaranta-cinquantenni giochicchiamo
aspiranti amanti
sotto il sole spietato, brutti
le bollette non pagate, mezzo antidepressivo al giorno e un piede nel divorzio
coi padri che si cagano nel pigiama
facendo dalla sala alla cucina
coi figli irriconoscibili fra i cubicles
della comunità spaziale di Shanghai.
Rughe, rughe e pori aperti
dente giallo rossetto rosso
anni fa abbiamo studiato qualcosa d’importante
dacci un amore ancora, puttana d’una vita, vedi che magari si attiva il filtro beauty
adesso che ne abbiamo bisogno.
3 poesie di Marios Markìdis tradotte da Massimiliano Damaggio
Vecchie isole
A un certo punto si stancò anche dei palazzi
e delle fragranze di Calipso
Le sere s’inventava un mal di denti per sottrarsi
alle sue carezze
Non voleva più viaggiare
non aveva altri anni da dedicare al mare
ma l’alba lo trovò che faceva le valige
per qualche scoglio assetato
per un cane stecchito che trema e la sua ombra
per posti da quattro soldi giù al molo dove si sfondano ogni sera
i pretendenti
3 (poesie) di Rània Karahàliou (Ράνια Καραχάλιου)
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Yannis Yfandìs
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Stràtos Kossiòris (Στράτος Κοσσιώρης)
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Yòrgos Kartàkis
tradotte da Massimiliano Damaggio
3 (poesie) di Andréas Kentzòs
tradotte da Massimiliano Damaggio
Ian Hamilton Finlay
Little Sparta
ianhamiltonfinlay.com
traduzioni dall’inglese
Massimiliano Damaggio
Ian Hamilton Finlay (1925 – 2006), poeta, concretista, scrittore, artista visivo e giardiniere. Nel 1966 si trasferì nella fattoria di Stonypath, South Larnakshire, Scotland, e insieme alla moglie Sue iniziò a creare ciò che sarebbe diventato un giardino di fama mondiale, “Little Sparta”, dove giardinaggio, progettazione del verde, poesia e scultura s’intrecciano e danno vita a un’opera unica nel suo genere.
Vinicius de Moraes
Soneto de separação
De repente do riso fez-se o pranto
Silencioso e branco como a bruma
E das bocas unidas fez-se a espuma
E das mãos espalmadas fez-se o espanto.
De repente da calma fez-se o vento
Que dos olhos desfez a última chama
E da paixão fez-se o pressentimento
E do momento imóvel fez-se o drama.
De repente, não mais que de repente
Fez-se de triste o que se fez amante
E de sozinho o que se fez contente.
Fez-se do amigo próximo o distante
Fez-se da vida uma aventura errante
De repente, não mais que de repente.
Paulo Leminski
Transpenombra
tempesta
che passa
ma lascia i petali intatti
sei passata in me
le tue ali aperte
è passata
ma sento ancora un dolore
nel punto esatto del corpo
che la tua ombra ha toccato
che razza di dolore è questo
che quanto più duole
più ne esce sole?
“In ognuno di noi esiste ciò che si chiama “comprensione immobile”. Questo devi esercitare. Immobilità non vuol significare essere come una pietra o un tronco d’albero senza intendimento. La comprensione immobile è quanto di più agile vi sia al mondo, pronta a intraprendere ogni possibile direzione e non ha essa alcun punto su cui sosta. Immobile vuol significare senza eccitazione, non fissare né trattenere l’attenzione sopra un unico punto, in tal maniera impedendo ad essa di dirigersi su altri punti che in continuazione si susseguono. La v’è un albero con molti fusti e rami e foglie. Se la tua mente si limitasse a una di quelle foglie, non potresti tu vedere tutte le altre, mentre ne vogliamo vedere la totalità. Perciò, non dobbiamo trattenerci in alcun punto che tolga integrità alla sequenza dell’esistente.”
Paulo Leminski
Distratti vinceremo
(Destraídos venceremos)
Cura e traduzione di Massimiliano Damaggio
Forlimpopoli, Editrice L’Arcolaio, 2022
inferno
qui l’ala non esce dal bozzolo, il blu
non esce dal buio, la terra
non semina, il seme
non esce dallo scroto, lo scolo
non scorre, non sgorga
la fonte, il ponte
riporta allo stesso lato, il gallo
tace, non canta la serena, l’uccello
non cinguetta, il loglio
divora il grano, il verbo avvelena
il mito, il vento
non muove il velo, il tempo
non passa, ritarda,
la pace annoia, fermo
il mare, senza maremoto,
come una foto, la vita
senza uscita, qui,
si spegne la luna, termina
e continua.
José Gomes Ferreira
Porto 9/6/1900 – Lisboa 8/2/1985
Traduzioni di Massimiliano Damaggio
Viver sempre também cansa! O sol é sempre o mesmo e o céu azul O mundo não se modifica. As paisagens também não se transformaram. Tudo é igual, mecânico exacto. Ainda por cima os homens são os homens. E há bairros miseráveis sempre os mesmos, E obrigam-me a viver até à Morte! Pois não era mais humano Ah! se eu pudesse suicidar-me por seis meses, Quando viessem perguntar por mim E virias depois, suavemente,
Anche vivere sempre stanca! Il sole è sempre lo stesso e il cielo azzurro Il mondo non si modifica. Anche i paesaggi non si trasformano. Tutto è uguale, meccanico ed esatto. Per giunta gli uomini sono gli uomini. E ci sono quartieri miserabili sempre gli stessi, E mi obbligano a vivere fino alla Morte! Ma non era più umano Ah! Se potessi suicidarmi per sei mesi, Se venissero a chiedere di me E poi verresti, soavemente |
Giovanni Nuscis legge Edifici pericolanti
di Massimiliano Damaggio
(…) Il titolo Edifici pericolanti e l’esergo di Vinicio de Moraes (Questo cercare l’equilibrio sul filo del coltello …) preannunciano la tensione che pervade dall’inizio alla fine quest’opera. Pericolante, secondo il dizionario Treccani, è ciò “che è in pericolo, che minaccia di crollare, di rovinare”. E fin dai primi versi troviamo conferma del sentimento di precarietà generato da una filosofia economica spietatamente selettiva della specie che ha segnato il destino, con poche eccezioni, della popolazione globale, finendo per ammorbarne le relazioni, lo slancio vitale e la fiducia tra le persone e nel futuro. Di rado la poesia azzarda a tradurre in versi un fenomeno epocale così complesso e impoetico come il capitalismo, il neoliberismo, la metastasi del tessuto sociale ed economico che ne è derivata; come avviene a seguito di una guerra o di altro evento devastante.
(Leggi l’intero articolo qui)
Massimiliano Damaggio
Edifici pericolanti
Postfazione di Fabio Franzin
Nota di lettura di Nino Iacovella
Milano, Dot.com Press, 2017
a Francesco Marotta Le parole che non trovi sono tutte in certi uomini impegnati a coltivare interi alfabeti d’aria E anche se nel posto dove vivono l’unica acqua è quella della pioggia loro li affidano a certe bottiglie per i naufraghi, che se non s’infrangono prima c’è il rischio che possano perfino dissetare
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José Gomes Ferreira
Porto 9/6/1900 – Lisboa 8/2/1985
Traduzioni di Massimiliano Damaggio
Entrei no café com um rio na algibeira e pu-lo no chão, a vê-lo correr da imaginação... A seguir, tirei do bolso do colete nuvens e estrelas e estendi um tapete de flores a concebê-las. Depois, encostado à mesa, tirei da boca um pássaro a cantar e enfeitei com ele a Natureza das árvores em torno a cheirarem ao luar que eu imagino. E agora aqui estou a ouvir A melodia sem contorno Deste acaso de existir – onde só procuro a Beleza para me iludir dum destino. Sono entrato nel caffè con un fiume nel borsello e l'ho messo a terra per vederlo correre di fantasia... Poi ho tirato fuori dalla tasca del gilet nubi e stelle e ho steso un tappeto di fiori per concepirle. Dopo, appoggiato al tavolino ho estratto dalla bocca un uccello che cantava e con lui ci ho adornato la Natura degli alberi intorno per farli profumare del chiardiluna che m'immagino. E ora sto qui ad ascoltare la melodia senza rilievo di questo esistere per caso - dove solo cerco la Bellezza per illudermi di un destino.Continua a leggere José Gomes Ferreira. Gli uccelli quando muoiono cadono nel cielo.