Archivi categoria: miti
Leggere, oggi
Il labirinto e il Minotauro
Il labirinto è un simbolo potente, la cui origine si perde nella notte dei tempi. L’età antica mise la nascita della civiltà, una nascita drammatica e oscura, nel cuore di un labirinto. Posti al centro di un inestricabile groviglio, si trovarono faccia a faccia l’uomo e il mostro. Il primo trafisse con la spada il mostro e celebrò sotto gli occhi del cielo la vittoria dell’umanità sull’istinto, dell’ordine sul caos, della tecnica sulla forza, dell’intelligenza sul sangue.
La vicenda ha origine sulle coste del Libano, dove la bella Europa, fanciulla dagli occhi grandi e lucenti, viene amata e rapita da Zeus, il quale l’avvicina assumendo l’aspetto di un giovane toro. Europa lo incontra mentre gioca sulla spiaggia con le compagne. L’aspetto mansueto e giocoso dell’animale vince la sua naturale ritrosia, tanto che gli si spinge accanto per ornargli festosamente le corna di una corona di fiori freschi. Ecco che il toro dà uno scatto, la prende rapidamente sul dorso e incurante delle sue grida si getta nelle acque del mare, nuotando fino alle coste dell’isola di Creta. Qui, riassunte le divine sembianze, Zeus sfoga la sua passione e si unisce alla vergine.
Beato San Gennaro…
Lettera impossibile al santo patrono di Napoli
Beato San Gennaro († 305)
mi rendo conto che scriverVi questa lettera potrebbe essere inteso come un gesto inopportuno o sacrilego: non si scrive a un santo patrono come si farebbe al vescovo della diocesi o al vicario di Cristo a Roma. Pur nelle loro funzioni sacrali, un cardinale o un pontefice sembrano più vicini e “umani” perché contemporanei, ieratici finché si vuole ma terreni. Continua a leggere Beato San Gennaro…
La casa dove smontano le maschere
“M’abbarbicai conchiglia con la gobba pietrosa
e fui deposta, lenta, sulla sabbiosa grana. Vidi
lo smisurato e la mia scorza divenne la minima misura.
Il sacco si vuotò senza riflesso e seppi d’un mio ruolo
narrato senza scampo…”
[L’isola]
[…]
Isola è idea fissa piantata là
nell’ossessione del mare agitato
da turpitudini subliminali,
offre infinite vie o labirinti
di fughe per indicibili abissi
ma l’accesso non è che uno. E’ sporgenza
dalla parete equorea che risale
all’orizzonte, l’appiglio al pensiero
per non fare naufragio, derelitto
tesoro che resiste allo scialacquo.
Isola è seno da cui svezzarsi
divo capezzolo a lungo agognato
pietra che galleggia verso occidente
la stessa che è a oriente, segna il nord,
pure il sud. Non ha nulla della bruna
montagna dove si purga chissà
quale peccato d’immortalità
né della vergine rupe che un mare
di soli bracci s’ostina in amplessi,
è una barena sulle cui rive
i bambini si fanno il bagno nudi.
[…]
[Da: Telegonia, Stasimo.
Leggi l’intera opera in Quaderni di RebStein, XXXVI, 2011.]
Quaderni di RebStein (XXXVI)
Quaderni di RebStein
XXXVI. Novembre 2011
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Telegonia (1980, 2011)
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Quaderni delle Officine (XVI)
Quaderni delle Officine
XVI. Giugno 2011
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Pascal Quignard. Tre miti ripensati
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La vendetta della maga
Giuseppe Zuccarino
Pascal Quignard
Al ripensamento dei miti greci è dedicato anche un altro volumetto [dopo Boutès e Lycophron e Zétès], sempre incentrato su un singolo personaggio, in questo caso Medea(1). A prima vista, si tratta di un piccolo lavoro d’occasione, destinato a uno spettacolo rappresentato per la prima volta nel 2010. Gli interpreti erano lo stesso Quignard, nelle vesti di lettore del proprio testo, e la danzatrice Carlotta Ikeda, che nella sua lunga carriera di coreografa ha mostrato di saper unire il butoh giapponese alle tecniche di danza contemporanea occidentali. In realtà l’argomento scelto, vale a dire il personaggio di Medea, è ben radicato nell’immaginario di Quignard, specialmente grazie alla sua conoscenza delle letterature classiche. Continua a leggere La vendetta della maga
Cassandra e la letteratura
Giuseppe Zuccarino
Pascal Quignard
Cassandra e la letteratura
Può stupire l’inclusione del libro di un narratore, Pascal Quignard, in una collana di poesia. E in effetti Lycophron et Zétès (Paris, Gallimard, 2010) rappresenta un prodotto anomalo per molti aspetti. Comprende due testi assai diversi fra loro: il primo è la traduzione dal greco di un poema di Licofrone, il secondo uno scritto nuovo, costituito da una serie di divagazioni in prosa. Procediamo con ordine, ricordando innanzitutto che a un Licofrone vissuto nell’epoca ellenistica (gli studiosi sono però discordi sull’identità e la collocazione cronologica di quest’autore) si attribuisce un poema, Alessandra, famoso per la sua oscurità. Si tratta di un lungo e intricato monologo della protagonista, Cassandra (Alessandra è una variante del nome), la più bella tra le figlie di Priamo, profetessa infallibile ma anche giovane sventurata. Infatti, per volere di Apollo, nessuno crede alle cose vere da lei preannunciate e, dopo la conquista di Troia da parte degli Achei, il destino la condanna a una fine crudele. Continua a leggere Cassandra e la letteratura
Quaderni delle Officine (IX)
Quaderni delle Officine
IX. Giugno 2010
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La luna dei cani
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L’intero deserto
Viviana Scarinci
L’intero deserto
“Se mi vieni a trovare
Vieni lentamente e con gentilezza
Per non spezzare la fragile porcellana
Della mia solitudine.”
Sohrab Sepehri
Quaderni delle Officine (V)
Quaderni delle Officine
V. Gennaio 2010
Antonio Sabino
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Antonio Sabino – Il bosco di Robert Graves
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Separazione dalla luce (II) – di Mario Fresa
L’ombra lunga del mito – di Alfonso Cardamone
forse perché nel sangue giace ancòra
làbile come il profumo d’un codice
corrotto un graffio di bestemmia i giorni
che frantumano il presente col rimorso
attraverso dell’antica bestia doppia
che sognammo
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Il pezzullo di db (VII) – à la coque
Prometeo – di Massimo SANNELLI
Incursioni intorno alla Notte – di Adriano MARCHETTI
(Nyx, particolare del grande fregio dell’Altare di Pergamo,
V sec. a.C., Berlino, Staatliken Museen)
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