Ricordiamo il poeta polacco Adam Zagajewski (Leopoli, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021) riproponendo questo articolo di Natàlia Castaldi pubblicato su RebStein in data 8 nov 2013.
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Carteggi Letterari, 3
Carteggi Letterari, 2
Le ultime pubblicazioni di Carteggi Letterari – Le Edizioni:
Nanni Cagnone – Corre alla sua sorte
Marcello Meli – Cinquanta quartine facili
Marco Ercolani – Il poema ininterrotto di Francesco Marotta
Carteggi Letterari
Le architetture dell’orrore
E’ il 27 gennaio e, ormai da undici anni, ogni ventisette di gennaio si torna a parlare e polemizzare sull’utilità di celebrare la memoria dell’Olocausto e la liberazione del Campo di concentramento e sterminio di Auschvitz, avvenuto nel corso de La Grande Offensiva dell’Armata Rossa, il 27 gennaio del 1945. La settimana del 27 gennaio anno dopo anno va perdendo di vista il suo obiettivo principale, saturando l’informazione con discussioni sterili, o peggio pavoneggianti, sulla retorica della memoria, sull’inutilità dell’istituzione di una data in cui celebrare una memoria tanto scomoda da meritare l’etichetta dell’ipocrisia, del fastidio, della noia, del trito e ritrito talmente ripetuto e celebrato da causare irritata indifferenza, un distacco emotivo assuefatto e malato che non si ferma al passato, ma si protrae ed estende al presente, al punto di “banalizzare il male” come qualcosa che comunque non ci appartiene se non come spettatori inermi, indispettiti, disturbati.
#1 – La Nuova Scuola Messinese: Gianluca D’Andrea – ECOSISTEMI
Entrare in Ecosistemi è farsi partecipe, parte in causa, di una ricostruzione linguistico-territoriale complessa, frammentata apparentemente, eppur sempre circolare nel suo ruotare intorno alla materia originaria dell’umano, che in sé fonde necessità di memoria e preservazione dello spazio vitale, in uno slancio d’amore conservativo e di contro rivoluzionario proprio in virtù della sua volontà di preservazione del mondo, che in questo libro gioca esso stesso il primario ruolo di attore e metafora del suo connettivo inner sense: il linguaggio. Continua a leggere #1 – La Nuova Scuola Messinese: Gianluca D’Andrea – ECOSISTEMI
Omaggio a Rezső Seress
Vorrei appendere tutti i miei volti a scolare l’acido che la delusione ha inciso nel mio sguardo. Guardami col distacco della leggerezza prendere forma nell’immagine di me stesso, con tutte le sbavature di una nuova consapevolezza. Essere l’osservazione fredda del dolore che concepisce se stesso nell’arte della separazione, l’abbandono prepotente di me a ogni cosa: un incanto. Continua a leggere Omaggio a Rezső Seress
demo-civil 3.0
Turbativa d’incanto
assurdo darsi la mano
a ogni piè sospinto
per non dire di quanti sono pronti
alle pacche sulle spalle
e ti serrano nelle spine dell’abbraccio
***…….……………..
Turbativa d’incanto, ultimo libro di Jolanda Insana, approda alla forma dialogica o, per meglio dire, formalmente dialogica, essendo in effetti un testo sull’incomunicabilità con l’altro e con “la bestia clandestina”, nel libro detta anche “idiota sottostante”, che è l’altro da noi in senso delocativo, ma anche l’altro in noi stessi, con prepotenza e vergogna. Continua a leggere Turbativa d’incanto
Adam Zagajewski
poesie della consumazione

Vicente Aleixandre
Ma se il dolore di vivere come spume scambiabili
poggia sull’esperienza di morire ogni giorno,
non basta una parola a onorarne il ricordo,
perché la morte in lampi come luce ci assedia.
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La prima produzione poetica di Vicente Aleixandre si inquadra in quel processo di rinnovamento operato da alcuni tra i più noti poeti spagnoli della prima metà del Novecento [Machado, Jiménez, Guillén, Diego, Alonso, e i più noti Cernuda, Salinas, Lorca e Alberti] che la critica spagnola sin dagli albori raggruppò per un giudizio di contiguità generazionale, sotto la denominazione di Generazione del 27; Continua a leggere poesie della consumazione
John Berryman: tutti i volti del suicidio

Continua a leggere John Berryman: tutti i volti del suicidio
nelle pause del tuo disamore
Pier Maria Galli
5 semplici righe perché è un quasi sera, ed è inverno.
perché oggi potevo potarti le rose
con l’equilibrio di un bambino e non l’ho fatto.
perché è di un’irresponsabile bellezza
la sciagura di certe felicità inconsolabili
Universalità di scarto – Joseph Cornell
Quaderni di RebStein (XLV)
Quaderni di RebStein
XLV. Maggio 2013
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Solo la parola sopravvive (2013)
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Era l’unica cosa da fare
Era l’unica cosa da fare
“Era l’unica cosa da fare”, ripeteva tra sé, stringendo i lembi del cappotto sul petto. Non aveva mai creduto alle cose durature, all’eterno manco a parlarne, ma non riusciva a dimenticare quel volto, quello che avrebbe dovuto cancellare col suo solito cinismo.
La stagione delle cose passate, quella degli ideali per cui lottare si era spenta dentro il suo sguardo cupo, che a guardarlo bene fino in fondo, rifletteva un abisso di paure e rimpianti infantili, che solo gli abbandoni ingiustificati possono generare. Continua a leggere Era l’unica cosa da fare
I giorni perfetti
“Dove vanno a finire i personaggi di un film ancora da girare?
Qualunque pellicola immagini, l’umano è sempre in agguato con le sue gabbie da raccontare.”
Davide sapeva che non poteva tornare, la scena era ormai cambiata, il regista gli stava riscrivendo ruolo e partitura. La sua canzone tra memoria e compiacenza avrebbe dovuto occultare la scena precedente in una pozza di sangue, ma il sangue di Elvira aveva una dolcezza particolare, che s’intonava all’incarnato bianco, facendo risaltare la passione in un balbettio di reminiscenze. Continua a leggere I giorni perfetti
Elogio dell’incompiuto
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avrei voluto, dove la nuca
si apre convessa alla materia
dura del giorno – lì –, scrivere
la delicatezza della pioggia
e l’ostinazione di una rosa
l’inverno
Quaderni delle Officine (XXIII)
Quaderni delle Officine
XXIII. Dicembre 2011
Enzo Campi–Natàlia Castaldi–Marco Ercolani
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Esilio di voce. Tre letture critiche
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Quaderni di RebStein (XXXIV)
Quaderni di RebStein
XXXIV. Novembre 2011
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La tristezza è un attimo per la creazione
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