Depressione e amicizia
Dopo aver pubblicato nel 1976 un volumetto narrativo, Le lecteur, etichettato come récit (racconto), tre anni dopo Pascal Quignard fa uscire il suo primo romanzo, Carus[1]. Nell’avvertenza all’edizione riveduta del 1990, l’autore chiarisce che il titolo dev’essere inteso come un omaggio a due autori latini: «Orazio invecchiato, riflettendo sulla propria vita, la giudicò esente da ogni rimprovero giacché egli era stato caro ai suoi amici: carus amicis. Si dà il caso, inoltre, che Carus sia il cognomen di Lucrezio, che è il patrono segreto di questo libro»[2]. Quignard tornerà a ricordare la formula oraziana anche in opere successive, come Albucius («L’ambizione che nutriva un antico romano del tempo della repubblica era di essere definito, dopo l’incinerazione, “carus amicis”, caro ai suoi amici») e La haine de la musique («Orazio invecchia. Quintus Horatius Flaccus riflette sul corso della propria vita. Di colpo, la considera giustificata per il fatto che egli sarà stato “caro ai suoi amici”. Carus amicis. Queste sono le parole che scrive Orazio, con lo stilo tremolante»)[3].