Archivi categoria: rita florit

Nyctalopia

Rita Florit

Una poesia intitolata in modo diretto con un termine in cui convivono, senza contrasto, due significati che dovrebbero opporsi – vedere nell’oscurità e il suo contrario, questo significa nyctalopia – indica immediatamente una direzione di lettura verso l’esterna formazione di un mondo e, allo stesso tempo, un’idea di scrittura verso l’interiorità del dire poetico. Un fuori e un dentro che nascono e svolgono il loro cammino rivolgendo lo sguardo con reciprocità continua: lì dove il doppio motivo della luce e del buio ingloba e determina la voce e il mutismo, la vista e la cecità. L’autrice, consapevole che il fare poetico assume su di sé, e in sé produce, un dire che non è disvelamento o nascondimento, ma indicazione di uno sguardo mobile, mostra nei suoi testi un pensiero che è ai fondamenti di un reale visionario, che segna la figura profonda di ciò che sente come un vedere. Continua a leggere Nyctalopia

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La fine del mondo

Ghérasim Luca

Quest’antologia offre, per la prima volta al lettore italiano, la possibilità di entrare nell’universo creativo di Ghérasim Luca attraverso un percorso poetico di grande suggestione, che raccoglie i testi di più forte impatto emotivo (Il sogno in azione, Al limitare d’un bosco), senza tralasciare i classici dei suoi recitals (Quarto d’ora di cultura metafisica), e le prime prose poetiche surrealiste (Un lupo attraverso una lente). Infine, quello che può essere considerato il suo manifesto poetico, inedito in volume (Il beccheggio della mia lingua). Prendendo atto della difficoltà di restituire la complessità dell’opera di un autore rimasto troppo a lungo ignorato nel nostro paese (considerato da Gilles Deleuze: il più grande poeta del secolo scorso)… Continua a leggere La fine del mondo

Passo nel fuoco

Rita R. Florit

Passo, cammino, attraversamento, valico attraverso il fuoco, forse purificazione. Nel fuoco dell’amore, e quindi della passione, della combustione anche erotica di essa, delle sue ceneri. Sebbene nessuna Araba Fenice sia mai risorta dalle ceneri dell’amore, almeno nel suo fuoco è vissuta, e vive, in un costante momento che in questi testi sembra contrastare il fluire del tempo. (Giacomo Cerrai)

Passo nel Fuoco è parola corporea che non si appaga. Una poesia che origina dalla voce, dal cuore e dal sangue, fra “il vuoto aperto del desiderio” – distanza che m’uncina allo scavo sonoro – e “il compimento”. La scrittura come il ponte tra me e l’altro, tra due sponde di desiderio. (Alfredo Riponi)

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