Quaderni delle Officine
XXIX. Giugno 2013
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Golem, Robot, Švejk (2013)
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Quaderni delle Officine
XXIX. Giugno 2013
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Golem, Robot, Švejk (2013)
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[Il saggio riprende, rivisto ed aggiornato dall’autore, il testo della conferenza tenuta presso l’Università di Bologna nell’aprile del 2012 e, precedentemente, a Praga, in lingua ceca, nel 2010.
Di seguito si possono leggere i primi tre capitoli; il lavoro completo comparirà a breve in “Quaderni delle Officine“, vol. XXIX, 2013. fm]
Golem, Robot, Švejk
Questo contributo non può fornire novità importanti da un punto di vista ebraistico in senso rigoroso, se non altro perché a me mancano le competenze necessarie. Non intende neppure essere un’analisi strettamente letteraria, vuoi del personaggio haškiano, vuoi di quello čapkiano. Ad tertium, non intende infine neppure semplicemente aggiungere Švejk alla coppia degli altri due. Casomai, secondo la regola per cui il tutto è cosa diversa dalla somma delle parti, vuole proporre un tutto – una trinità o una triade, come si preferisce – sul quale non mi sembra inutile discutere, e che inevitabilmente sarà in parte arbitrario.
La Biblioteca di RebStein
XLIV. Giugno 2013
Sergio Corduas – Francesco Jappelli
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Un’altra Praga (2010, 2013)
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Quaderni di Traduzioni
XV. Aprile 2013
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Mozartiana II (1952-1954)
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Vladimír Holan tradotto da Sergio Corduas
Mozartiana II (1952-54)
Pubblicato nel Libro primo di
In forma di parole, Reggio Emilia, 1980.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Quaderni di Traduzioni
VIII. Agosto 2011
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Assemblea generale
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Sergio Corduas
Richard Weiner
Jakub Deml
Ho scelto questi due scrittori e li ho voluti insieme perché ambedue mordono e fanno male.
Implacabile la lenta unghia ironica in Richard Weiner. Inesorabile l’affannata zanna scrivente in Jakub Deml. Due dulcamare in aggressione. Oggetto primo dell’aggressione, il ceco. Oggetto secondo, i cechi, i lettori.
I Cechi essendo degli umani europei e il ceco una lingua, l’aggressione riguarda gli umani che leggono e perfino quelli che non leggono, cioè noi tutti.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Richard Weiner
Jakub Deml
Richard Weiner (1884-1937) è uno dei principali scrittori cechi del secolo scorso. Karel Capek nel necrologio lo aveva definito «uomo del dolore» per le perduranti tensioni che segnarono la sua vita. In Assemblea generale il carattere dodecafonico della sua scrittura è palese. Le vicende di una Lega Antialcolica di una qualunque cittadina boema sono narrate con inattesi ritorni periodici di frasi, secondo una frammentazione del discorso che non rappresenta la crisi del linguaggio tanto in voga allora, quanto piuttosto lo svaporamento di una realtà unica, accessibile e lineare. La piena ironia dello stile ha la funzione di una teologia negativa che racconta come la realtà, la banale realtà di tutti i giorni, sia irreperibile, nonostante le apparenze. Una letteratura che non fa presa sulla realtà perché è quest’ultima a non aderire a se stessa.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.
Sergio Corduas
Francesco Jappelli
Quello di Francesco Jappelli e Sergio Corduas è un percorso inedito, un viaggio non solo fotografico, in una Praga “né magica, né tragica”, ma “altra” dagli stereotipi di una certa retorica letteraria e dall’immaginario collettivo che gravitano da sempre intorno a questa città. 31 immagini scattate tra il 1983 e il 1988 che rivelano una Praga come spazio urbano quasi completamente svuotato dall’elemento umano. Scorci di strade solitarie, edifici decadenti ma integri nella loro antica regalità, inquadrature in bianco e nero, quasi radiografie, dell’anima complessa di una città assorta sotto un cielo onnipresente e diafano. I testi di Corduas [scritti tra il 2009 e il 2010 – ndr], affiancati alle immagini, analizzano con conoscenza profonda e particolare sensibilità quanto la pellicola non può dire, contribuendo a rendere più viva l’interpretazione originale di “un’altra Praga”.