
Manuel Cohen
Tolmino Baldassari
Martedì 27 aprile è scomparso Tolmino Baldassari, grande vecchio della poesia italiana, straordinario e puro lirico neodialettale romagnolo, presenza discreta e luminosa, amico e uomo indimenticabile di affabile ospitalità. Lo ricordiamo, con affetto e con dolore, con questo intervento apparso su “Il parlar franco”, anno VI, n. 6, 2006, che lui considerava un ‘fiore all’occhiello’ – sue testuali parole – di una critica che era riuscita a penetrare nella quintessenza della sua poesia. (M.C.)
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[MANUEL COHEN]

Ci sono poeti che nella maturità piena e consapevole hanno in dono la possibilità di dire tutto, e con acquisita naturalezza o semplicità dicono l’incanto e lo stupore (e, a proposito, in tempi ormai lontani fu Remo Pagnanelli a preconizzarne parlando di poetica della sospensione e della stupefazione) dicono di una non ingenua felicità che è nelle cose, che travalica le trafitture, una serenità del vivere che va oltre le ferite, che penetra persino il lettore disincantato ben più avvezzo a scritture senza riparo.
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Non potendo cantare il mondo che lo escluse, Reb Stein cominciò a leggerlo nel canto.