4. Pupille in forme d’ali
*
Nella mano che raccoglie schegge di voci
si aprono talvolta pupille in forme d’ali.
Danzano nell’aria come fuochi sommersi
di mille rotte. Continua a leggere Archeologia delle fonti (4.)
4. Pupille in forme d’ali
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Nella mano che raccoglie schegge di voci
si aprono talvolta pupille in forme d’ali.
Danzano nell’aria come fuochi sommersi
di mille rotte. Continua a leggere Archeologia delle fonti (4.)
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LA COMUNIONE DEL SILENZIO
(Tratto da: Il Verbo dei Silenzi, Venezia, Edizioni del Leone, 1991)
Il silenzio ci ridona a noi stessi.
Nudi come la risacca
o una pietra.
Sigillo alle nostre voci di ieri. Continua a leggere La comunione del silenzio
Giacomo Bergamini (1945 – 2004)
Giacomo Bergamini è uno dei poeti più significativi della seconda metà del Novecento. Lo testimoniano le raccolte di poesia Hiatus (1980), Il martello di Faust (1983), 8 poesie sulla paura (con Giorgio Guglielmino, 1996), La malattia delle parole (1997), oltre ai numerosi testi pubblicati, soprattutto tra gli anni Settanta e Ottanta, in riviste, antologie e quaderni collettivi.
Formatosi alla scuola di Adriano Spatola – in quella straordinaria officina poetica che è stata “Tam-Tam” -, Bergamini ha poi fatto parte per oltre vent’anni della redazione della nostra rivista, collaborandovi fino agli ultimi giorni di vita con una ricerca verbale dolorosa e personalissima, che lasciava affiorare il lato oscuro – maudit, se vogliamo – della poetica di “Anterem”. Continua a leggere In memoria di Giacomo BERGAMINI
Le liriche di Jude Stefan sono tratte da Libères, Paris, Gallimard, 1970; le traduzioni di Sergio Solmi da Quaderno di traduzioni II, Torino, Einaudi, “Collezione di Poesia”, 1977.
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Les feues églises
Chaque dimanche à l’heure morte où
parcourent les places en divaguant
les chiens quand on n’entend pas les
nuages que dorment les demeures et Continua a leggere Jude STEFAN tradotto da Sergio SOLMI
I testi di Paolo Fichera sono tratti dal suo blog http://www.cattedrale.wordpress.com
All’autore, un grande e commosso grazie.
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Trapasso #1
Il frammento disteso dei giorni
per Hairesis di Francesco Marotta
prima della lettura ora nel trapasso Continua a leggere Trapassi – di Paolo FICHERA
3. Di uno stesso legame
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Di uno stesso legame.
La parola seme
e il grido denso del vento.
La lacrima che matura appesa al ciglio
e la memoria che resiste
nella macula di oblio
che aggiunge sonno a sonno. Continua a leggere Archeologia delle fonti (3.)
Prima che si proferissero le parole – di María Zambrano
Prima dei tempi conosciuti, prima che si alzassero le cordigliere dei tempi storici, ci dovette essere un’epoca di pienezza che non dava luogo alla storia. E se la vita non si risolveva nella storia, a sua volta la parola non doveva risolversi nel linguaggio, nei fiumi del linguaggio necessariamente già diversi e persino divergenti. Continua a leggere Prima che si proferissero le parole – di María ZAMBRANO
Carlos Germán Belli
(Lima, 1927)
¡Oh Hada Cibernética!
(1962)
Por qué me han mudado
¿Por qué me han mudado
del claustro materno
al claustro terreno,
en vez de desovarme
en agua o aire o fuego?
Continua a leggere ¡Oh Hada Cibernética! – Carlos Germán BELLI
2. All’occhio cieco di una lampada
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A forza di guardarla
come fosse terra immobile in attesa dell’alba
ho visto la mia mano farsi vortice.
Desiderio ventoso di cielo.
Offrirsi senza un grido
all’occhio cieco di una lampada.
Continua a leggere Archeologia delle fonti (2.)
ORFEO COPERTO DI SABBIA
(Tratto da: Il Verbo dei Silenzi, Venezia, Edizioni del Leone, 1991)
Ecco – diremo – è questo
taglio di ferita infetta la memoria.
E’ dare un volto alla morte.
Un nome all’ombra.
Alla pupilla assente che ci scruta
dagli specchi murati dentro un grido. Continua a leggere Orfeo coperto di sabbia
Le Note per una Critica futura sono state pubblicate in http://www.cepollaro.splinder.com/archive/2006-04 nel mese di aprile 2006.
Il testo è ora disponibile anche in formato E-book presso http://www.cepollaro.it/NotCriTe.pdf
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Nota 1
Cosa vuol dire, leggendo della poesia, fare poi della critica? Cosa vuol dire oggi, in un tempo in cui il testo come entità semiologica, tende ad avere diverso statuto, incalzato dall’oralità secondaria della telematica e dall’utilizzo di altri media, diversi dal libro, con relative implicazioni? Continua a leggere Note per una Critica futura – di Biagio CEPOLLARO
Nomothetes
Nel linguaggio non cerchiamo nulla, piuttosto
costruiamo qualcosa.
Wittgenstein
La scrittura è inseparabile dal divenire: scrivendo
si diventa nutrice, si diventa animale o vegetale,
si diventa molecola.
Deleuze
Ognuno dei passi che il poeta arrischia porta al vivo e originario soggiornare presso le cose, a cogliere la tonalità fondamentale della loro voce, a nominarla. Continua a leggere Nomothetes – di Flavio ERMINI
Paul Celan, Die Niemandsrose (1963)
*
ES WAR ERDE IN IHNEN, und
sie gruben.
Sie gruben und gruben, so ging
ihr Tag dahin, ihre Nacht. Und sie lobten nicht Gott,
der, so hörten sie, alles dies wollte,
der, so hörten sie, alles dies wußte. Continua a leggere Die Niemandsrose – Paul CELAN
…Siamo abituati a piantarci su lunghe file alle sette del mattino, a mezzogiorno e alle sette di sera, con la gavetta in pugno, per un po’ di acqua tiepida dal sapore di sale o di caffè o, se va bene, per qualche patata. Ci siamo abituati a dormire senza letto, a salutare ogni uniforme scendendo dal marciapiede e risalendo poi sul marciapiede. Ci siamo abituati agli schiaffi senza motivo, alle botte e alle impiccagioni. Ci siamo abituati a vedere la gente morire nei propri escrementi, a vedere salire in alto la montagna delle casse da morto, a vedere i malati giacere nella loro sporcizia e i medici impotenti. Ci siamo abituati all’arrivo periodico di un migliaio d’infelici e alla corrispondente partenza di un altro migliaio di esseri ancora più infelici …
(Petr Fischl, nato a Praga il 9/9/1929, deportato a Terezin l’8/12/1943, morto ad Auschwitz l’8/10/1944)
(Da: Marina Pizzi, La devozione di stare, nota critica di Giuliano Gramigna, Verona, Anterem Edizioni, 1994)
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Campanile di salsedine
Murato soffio s’infilza la nascita
con scisso suono che sarà di grido
quale felice tonfo il ripetente
cuore parente d’altro corpo sfatto. Continua a leggere La devozione di stare – di Marina Pizzi
DA VOI DERIVA. NOVE OMAGGI
né manca il cibo con la vita al core;
perché da voi deriva,
e pare un fiume senza fondo o riva…
(Torquato Tasso)
Da: Andatura
(1977 – 1978)
*
sfinge simile, che non sei,
calcato palco,
nella più persa ciotola
provviste che tardi attirano:
medesima sfinge, che distoglie
che fa sedere anche premere
corpo piccolo apertamente: Continua a leggere Armi senza insegne – di Nanni CAGNONE
TIRESIA
oracoli, riflessi
(22 luglio 2000 – 24 gennaio 2001)
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“devi tenerti in vita, Tiresia,
è il tuo discàpito”
Continua a leggere Tiresia – di Giuliano MESA