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Un guanto
Aleš Šteger è tra gli autori delle nuove generazioni forse il nome più conosciuto, nel mondo letterario, al di fuori della Slovenia. In Germania, in particolare, anche se la sua raccolta di saggi ‘Berlino’, edita da Zandonai, ha permesso di farlo conoscere anche al pubblico italiano.
Šteger è essenzialmente un poeta. Ed un viaggiatore. In un suo libro antecedente ‘Berlino’ aveva raccontato un suo viaggio in Perù, nella sua penultima fatica letteraria ha invece scritto di altri luoghi, non necessariamente fisici. Il libro si intitola ‘S prsti in peto – O prostorih’ (Con le dita ed il tallone – Sui luoghi). Sono undici riflessioni sui movimenti nel fiume carsico della durata, sulla variegata multiformità dei mondi incontrati. In ognuno dei luoghi, siano città lontane che la soglia di casa, Šteger respira con gli occhi, ascolta con le piante dei piedi, e con il suo inconfondibile accento racconta le stazioni del suo errare.
Nuove voci della poesia slovena – di Ivan Crico
Pigna, trottola, dadi…specchio
Nuove voci della poesia slovena
(Ivan Grohar, Il seminatore, 1907)
Perché il canto, emerso dal suo luogo natale,
dopo il compimento, l’errare,
sia che di esso importi o no, debitamente ritorna…
Walt Whitman
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Il pezzullo di db (XX) – A Berlino con Aleš Šteger
E’ da oltre un decennio che questo splendido trentacinquenne organizza d’agosto i Giorni della poesia e del vino a Medana, sul confine tra Slovenia e Italia[1]. Pure Socrate, in effetti, discuteva sul confine tra vino e verità, giungendo nel Simposio a conclusioni più paradossali che aporetiche, ossia: il confine lo si determina solo praticandolo, ergo togliendolo per continui, microscopici sconfinamenti. E, se vogliamo il poeta, eccolo arante sub utrumque finem: l’Orazio lucanus an apulus di Satirae II, 1.
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