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L’altro dentro di noi

Marco Ercolani

La tua domanda mi tormenta fin dall’inizio del nostro colloquio. Essere schiavi è l’inizio di tutto il dolore umano. Quando si è asserviti a teorie o a persone, si comincia a impazzire, proprio per combattere quelle prigioni. Da qui l’istinto di fuggire, l’ossessione del nomadismo. Ascoltare sì, ma non assentire al mondo come se ne fossimo solo gli specchi. Vivere da monaci in esilio, fuori dal mondo non per troppo tempo, solo per il tempo che siano noi a decidere. Mi chiedi se si può guarire dalla follia: non hai trovato medici competenti per risponderti? Ne deduco che ti fidi di me come psichiatra. Non so se fai bene, ma ho letto Freud e Binswanger, e ho capito che sono malinconico. La malinconia non è un’entità clinica ma il necessario riposo da tutte le malattie psichiche. L’uomo è una scia non richiusa. Torni in quella scia quando entri in una casa abbandonata e non trovi nulla: sono tutti corridoi, lunghi corridoi immersi dentro una nebbia; apri le porte, una per una, e se non trovi niente, pazienza; dietro quelle porte ci sono altri piani da salire, e se sopra non vedrai nulla, slànciati per altre scale, canta, sorridi. Finché non smetti di salire non smettono di esserci i gradini sotto i tuoi piedi. Niente chiude il viaggio. Ma bisogna fare attenzione alla fine della luce, ai muri freddi e improvvisi. Lì vedrai il limite, lì si spegnerà l’istinto nomade: e ti spaventerà la morte. (pp. 19-20)

Marco Ercolani, L’altro dentro di noi,
Verona, Anterem Edizioni / CierreGrafica,
“Piccola Biblioteca Anterem”, 2024.

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Sono seduta su una sedia…

Chiara Serani

Sono seduta su una sedia, la loro. Disposti tutto intorno a me ci sono un bambolotto nudo di plastica rosa, un bisturi, dei rotoloni di carta bianca su cui sono tracciati in oro caratteri e simboli che non conosco, colla a pronta presa, chicchi d’uva, unghie, vecchie monetine, cantucci di pane, un osso di agnello. Raccolgo il bambolotto, non ha i genitali ma ha la pancia sporgente e vuota. Afferro il bisturi tra pollice indice e medio, procedo alla laparotomia. Prendo i rotoli, le unghie, il pane, le monete, l’uva, l’osso, riempio la pancia. Suturo la ferita con la colla.

[«Poi, prima di partirsene, l’asperge / con succhi d’erbe dell’Averno e subito, / per via di quel malefico incantesimo, / le cadono i capelli, poi scompaiono / gli orecchi e il naso, mentre tutto il corpo / e la testa si fanno piccolissimi; / zampe sottili al posto delle gambe / le spuntano dai fianchi, tutto il resto / non è che un ventre»]

Chiara Serani
Dialoghi della sedia. Azioni a più voci
Riflessione critica di Giorgio Bonacini
Verona, Anterem Edizioni / Cierre Grafica
“La ricerca letteraria”, 2023

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Naufragi nella selva oscura: su “Ostrakon” di Alessandro Ghignoli

         Prenderei avvio dall’endiadi zanzottiana “oltranza oltraggio” per riflettere sul libro di Alessandro Ghignoli Ostrakon (Anterem Edizioni / Cierre Grafica, Verona 2022) e questa volta, diversamente dalla mia prassi di lettura abituale, non “attraverserò” Ostrakon perché esso, semplicemente, resiste a un tale tentativo e lo vanifica, ma, appunto, dispiegherò una serie di riflessioni e di ipotesi.

          Sia chiaro da subito che, a mio giudizio, siamo davanti a un’opera di straordinaria e rara forza espressiva, concettuale e artistica e mi permetto di aggiungere che ho l’impressione di trovarmi non davanti a un volume a stampa, ma innanzi a un oggetto-spazio, a una scatola colma di enigmi e di sfide e di insidie, a un libro che rinnega sé stesso pur avendo, tra le mani che lo aprono per la prima volta, la tradizionale, rassicurante apparenza del libro.      Continua a leggere su Via Lepsius

Elegia per Caron dimonio occhi di T-rex / Sui libri di Mariasole Ariot e Paola Silvia Dolci

di Lorenzo Mari

In poesia, che si tratti di complesso di Orfeo o meno, i morti parlano molto – forse troppo – con i vivi. L’eccesso, tuttavia, non è ravvisabile, se l’approccio è materico, con esiti talvolta tragici, oppure se, al contrario, è aereo, con calviniana leggerezza – in fondo, l’eccesso nel commercio con i “morti” riguarda soltanto la più ridicola, e mediocre, delle medietas, la retorica delle morte: non è questo il caso. Di appiglio più materico, infatti, appare la forma dell’Elegia, per Mariasole Ariot; levitano, invece, i Dinosauri psicopompi di Paola Silvia Dolci Continua a leggere Elegia per Caron dimonio occhi di T-rex / Sui libri di Mariasole Ariot e Paola Silvia Dolci

Misura del sonno

Federico Federici

Parola in una bocca buia
nido nella tenebra di un ramo
che si fa albero, bosco,
montagna, mondo.

L’assoluta luce
che governa il tempo
e contorna il buio
ha da questa parte
un varco stretto
per l’eternità: l’occhio
che la copre
illuminato.

*

Federico Federici
Misura del sonno
(e altre ricerche verbovisive)

/
Maß des Schlafes
(und andere verbovisuelle Forschungen)

Verona, Anterem Edizioni / Cierre Grafica
“Nuova Limina”, 2021

Oniriche invenzioni

Silvia Comoglio - Afasia - Copertinadi Marco Furia

nota di lettura a Afasia di Silvia Comoglio (Anterem Edizioni, Verona 2021)

 

Il sogno di una lingua è già una lingua?

O meglio, l’invenzione di una lingua è già una lingua?

Ecco i quesiti che suscita la lettura delle precise scansioni di Afasia, ultima raccolta di Silvia Comoglio.

La risposta, in ogni modo, è sì, se non altro perché le parole proposte, ricche di peculiare tensione poetica, sono le parole di tutti: Continua a leggere Oniriche invenzioni

Geologia di silenzi

Gian Giacomo Menon

orlo della terra e dell’acqua
dove ritorna e viene il bisbiglio
fondo obliquo di squali
la gola semplificata dalla fame
emerge il guscio abitato dalle onde
nelle notti di pesca
preghiera di amare icone
non fanno presa gli uncini sono strappate le reti
aprire le maschere marine profezia di sepolture
per gli uomini gonfiati dal vento
e io nudo sulla sabbia
sgretolato palco di ossa polvere di granchi
farmi crosta di sale
tu altra di sentenze anatema di furore
con bastoni e conchiglie
nell’ultimo insulto a carpirmi la cifra

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Gian Giacomo Menon
Geologia di silenzi
Introduzione e cura di Cesare Sartori
Saggi critici di Flavio Ermini e Giacomo Trinci
Verona, Anterem Edizioni/Cierre Grafica
Collana “Itinera”, 2018

Sirene

Caterina Pardi

primi metri

l’osso punta affonda
nel materasso:
anca, caviglia, ginocchio
nuove articolazioni
pronte per essere usate
(la coda non c’è più)
più tardi inquieta
si abitua al verde
le gambe seminano pazienza
nello spazio di un temporaneo recinto

attende
che la luna scavi chiare vie
si tratta di capire
come muoversi senz’acqua:
sul terrestre fondo
gli intervalli sono marcati
da una forza che trattiene i passi

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Caterina Pardi, Sirene
Riflessione critica di Giorgio Bonacini
Immagini di Albano Morandi
Verona, Cierre Grafica/Anterem Edizioni
Collana “Opera Prima“, 2017
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Teneri acerbi

Teneri acerbi - Copertina

Un tenero esserci
(Recensione di Marco Furia)

Con “Teneri acerbi”, Giorgio Bonacini presenta una raccolta di poesie giovanili che, sottoposte negli anni ad alcune modifiche, sono state pubblicate nel corso del 2014.
Si legge a pagina 27

“Ancora quei muti chiarori
le luci, i sottili vapori che io
se mi scopro a ridosso di un lento

sfiorire ora sento ‒”

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