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Memoria dell’oggi: Gino Strada
Quando i ministri cominciano a non fare i ministri, ma vanno in giro a dire la qualunque, sempre più circondati da un alone di militarismo, la cosa preoccupa molto. E mi preoccupa l’assoluta mancanza di umanità. Non dovrebbe essere prendersi cura dei cittadini il lavoro di chi deve garantire la sicurezza? Mi pare invece sia un lavoro orientato a ignorare i cittadini e spingerli a puntare il dito contro chi sta più in basso. Non si punta mai il dito in alto: perché ci sono milioni di poveri in Italia, non si dice mai.
Da una conversazione di Gino Strada con Chiara Cruciati, pubblicata sul Manifesto del 14 maggio 2019.
Scritto 64
Trovo molto significativo il fatto che, di anno in anno, la data del 25 luglio susciti nella memoria collettiva un’eco sempre più debole – è l’ennesima conferma del fatto che l’Italia è un Paese che non ha mai fatto con serietà e determinazione i conti con il ventennio fascista, con quello che ha preceduto e seguito quel ventennio.
Si diffondono e si rafforzano, invece, come incontrovertibili verità menzogne e luoghi comuni (“il fascismo ha fatto anche cose buone”, “in Africa abbiamo portato il benessere”, “sotto Mussolini non esisteva la mafia”, “anche i partigiani, però…”, “ e le foibe, allora?”, eccetera).
Sono nipote di chi (il mio nonno materno), convinto antifascista, catturato sul fronte albanese dopo l’8 settembre, scelse di rimanere nei campi di prigionia tedeschi e sono nipote di chi (un mio zio paterno), carabiniere diventato partigiano, fu ucciso in combattimento dai fascisti di Salò.
Se furono necessari due anni di guerra pagati con lutti da quasi tutte le famiglie italiane affinché gran parte della nazione capisse finalmente che cos’era il fascismo, il 25 luglio rimanga monito e memoria. Oggi SAPPIAMO che quei vent’anni furono privazione della libertà, ch’essi furono violenze e assassini, razzismo e irrazionale fede nell’uomo forte: lo SAPPIAMO e non possiamo ignorarlo.
E a vent’anni dai fatti di Genova dalla Dimora del Tempo sospeso si rinnova il NO convinto a qualunque forma di fascismo e di neofascismo.
luglio ’60 / Carlo Bordini
Nel 1960 ci fu un tentativo di instaurare in Italia un governo di destra, il governo Tambroni. Era un monocolore democristiano appoggiato dai neo fascisti dell’MSI. Questo governo voleva essere una risposta a una ripresa operaia che era cominciata in Italia nell’anno precedente, e che si esprimeva in una forte ripresa degli scioperi dopo gli anni bui del dopoguerra.
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ΧΡΟΝΙΑ ΠΟΛΛΑ
I funerali di Pinelli
Solidarietà per il Cinema America di Roma
Facciamo nostro e diffondiamo l’appello del Sindaco di Sant’Anna di Stazzema (Comune sede dell’Anagrafe nazionale antifascista) a proposito delle ripetute aggressioni fasciste nei confronti dei ragazzi del Cinema America di Roma.
Cara cittadina, caro cittadino,
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Nell’esilio / Il ritmo dell’andare (dedicato a W. G. Sebald)
Il dispiegarsi dell’opera sebaldiana parte da due concetti fondanti: il valore (altissimo) della letteratura e la necessità etica di fare i conti con il passato – e con il presente in quanto figliato da quel passato.
La letteratura non è momento di svago o elegante ornamento della vita borghese o vituperata attività da intellettualoidi con tanto tempo da perdere, ma inflessibile interrogare il mondo e la storia, o, ribaltando la prospettiva ma senza che il nucleo fondante muti, sono il mondo e la storia a interrogare, traverso la letteratura, lo scrittore e il lettore.
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Fino al cuore della rivolta
Ora e sempre Resistenza.
Altri 25 aprile (4)
Altri 25 aprile (3)
Altri 25 aprile (2)
25 aprile
antifascista, antirazzista e libertario
(Tessera di Giuseppe Pinelli, sedicenne, staffetta partigiana
delle Brigate Bruzzi-Malatesta)
Altri 25 aprile (1)
25 aprile
antifascista, antirazzista e libertario
(Brigata partigiana I leoni di Breda Solini,
formata da Sinti italiani e operante nel mantovano)
Per un omaggio a Letizia Battaglia
Molteplici le forme della scrittura – e inattese se ci si ostina a identificarla soltanto con modi d’espressione verbale e alfabetica – nobilissima scrittura è, infatti, la fotografia di Letizia Battaglia perché commuove la mente parlandole con l’evidenza di una scelta libertaria ed etica, conoscitiva e accogliente. Politica.
Letizia Battaglia scrive di noi e per noi.
“Scrivere” va connesso, etimologicamente, con incidere e scavare: queste fotografie incidono e scavano dentro di noi come individui e come membri di una comunità.
Breve saggio balbettante (Port Bou: dedicato a Walter Benjamin)
studiare:………………..conoscere:……………….capire
e quegli occhi miopi dietro le lenti rotonde vedevano meglio e più in profondità; lo incontravi nella sala di lettura della Bibliothèque Nationale (scriveva di rues, boulevards, passages) contemporaneo ed epigono di Baudelaire – sodale e lettore di Baudelaire
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La Memoria: Porrajmos
Appello degli artisti per Riace
Nell’esilio / Laterza Editori per la “polis” che vorremmo
Per me che sono nato nel Salento, che mi sono formato nelle scuole pubbliche salentine prima di dovere poi forzatamente emigrare nel Nord d’Italia (sorte comune a migliaia di Meridionali) vivere e crescere nella stessa regione della Casa Editrice Laterza è stato sempre motivo d’orgoglio (non di bieco sciovinismo o di provinciale senso di rivincita: di orgoglio adulto ed estremamente aperto a tutte le realtà europee e mondiali capaci di fare cultura e di promuovere il progresso civile e politico); nella biblioteca della mia famiglia continuano ad affluire i volumi della Laterza, essi vengono studiati e poi condivisi con gli amici e, nell’esilio di questi anni, le molteplici iniziative cui gli attuali responsabili della Casa editrice, i cugini Giuseppe e Alessandro, hanno dato vita rappresentano un saldo e incoraggiante punto di riferimento e molto degnamente continuano la vocazione e la tradizione democratica e antifascista della Casa Editrice barese.
Oggi voglio ringraziare da questo spazio della Dimora del Tempo sospeso in particolare Giuseppe Laterza che lancia l’idea di “cartoline” in distribuzione nelle librerie sul tema dell’immigrazione: si tratta di un atto civile, d’estrema pacatezza e forza, un’idea di cui la nostra polis ha disperato bisogno, l’invito a capire, a voler capire, a sottrarsi al pressappochismo dell’informazione e dei luoghi comuni, alla violenza machista dilagante sui “social”, a un razzismo sbugiardato dalla scienza e dalle cifre e al non più latente fascismo che sta accecando molti Italiani, giovani compresi.
Qui il “link” al video in cui Giuseppe Laterza illustra la propria iniziativa.
Memoria dell’oggi: Aldo Braibanti
“Lo so – presente è la violenza – ancora di metafisica si muore
la tolleranza del pubblico merita solo i sondaggi della pubblicità
il consumatore ha quello che vuole – il consumatore l’avete inventato voi
voi avete venduto abusato massacrato per sole parole
voi siete fermi all’orda – perseguitate torturate braccate il diverso […]
la vostra idea è natura
castrata”
Aldo Braibanti dal carcere di Rebibbia (1968)
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Nell’esilio / Catania 3 agosto
NELL’ESILIO – inauguro oggi una rubrica dalla cadenza del tutto irregolare, il cui titolo ho voluto fosse ispirato al libro Doveri dell’esilio di Nanni Cagnone, nel senso che, da una condizione sia esistenziale che civile di “esilio” da un’ideale polis retta dai valori dell’amicizia, della bellezza, della libertà, osservo fatti, incontri, idee proprio al fine di ritrovare, per sprazzi e baluginii lo so, modi e motivi per trasformare l’esilio in luogo invece abitabile.