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I privilegi dell’insonnia (Simić e Cornell)

Scatole come mondi:

Boîtes à musique, Wunderkammern, lanterne magiche e anche carnets de voyage, taccuini d’artista, bibelots oppure semplici scatole piene di conchiglie o di sassi o di cartoline continuano ad affascinarci, a sedurre la nostra mente la quale, degna figlia della modernità, nutre questa sua tendenza alla collazione di oggetti disparati da conservare e di quando in quando guardare. Ma nel caso di Joseph Cornell (1903-1972) e del suo appassionato esegeta Charles Simić gli oggetti da cercare e da raccogliere diventano contemporaneamente ragione di vita e d’arte, arte e vita stesse si direbbero quasi una moderna versione dell’erranza medievale, in questo caso metropolitana e dis-incantata (ma disposta, pur aliena da ingenuità e faciloneria, a farsi re-in-cantare). Continua a leggere I privilegi dell’insonnia (Simić e Cornell)

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Breve saggio su Milano (un notturno)

Il centro di Milano va svuotandosi delle persone, chiudono gli ultimi locali di ristoro, quasi più nessuno nelle strade e nelle piazze, piccoli mezzi del servizio di nettezza urbana, i lampeggianti accesi, ronzano a ridosso di un marciapiedi o in un angolo.
Il centro di Milano senza vocio e quasi senza rumori, senza andirivieni e senza l’eccesso delle luci che esplode dai negozi in strada, cerco il centro di Milano restituito al silenzio e alla solitudine apparente dei suoi edifici.

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Breve saggio sul camminare

(L’idea di questo scritto deriva da uno splendido e vibrante intervento di Jonny Costantino pubblicato sul Primo amore il 5 maggio 2018: L’Austria di Bernhard specchio dell’Italia di oggi).

: ma, più che un saggio, scriverò un elogio del camminare, anzi un doppio elogio di un doppio modo di camminare: l’andare a piedi (ma, anche, integrando il camminare, quando necessario, con un tragitto in autobus o in treno, in automobile o in bicicletta) e lo scrivere (sempre rigorosamente a mano).  Continua a leggere Breve saggio sul camminare

Associazioni e poetiche: Charles Simić, Joseph Cornell e Andrew Wyeth

Parlare della poesia di Charles Simić associandola alle fascinazioni delle scatole, delle pellicole assemblate e dei collage di Joseph Cornell, è scontato almeno quanto associare la poetica di Mark Strand ai lavori di Hopper.
Eppure credo che superando la fascinazione e il dichiarato amore di Simić per l’accattonaggio magico di Cornell – cui ha reso omaggio dedicandogli un intero libro che si apre con la citazione di Gérard de Nerval:

«Io? Inseguo un’immagine, nient’altro»

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Il cacciatore di immagini

Charles Simić

E’ dunque possibile che, malgrado le sue mura di mattoni e i suoi volti ben rasati, questo mondo nel quale viviamo sia orlato di meraviglie e che io stesso e l’umanità intera, sotto gli stereotipi con i quali ci ammantiamo, celiamo enigmi che nemmeno le stelle, forse nemmeno i serafini più sublimi, sono in grado di risolvere?” scrive Melville in Pierre.

Domenica di giugno, prima mattina. Ha piovuto dopo mezzanotte e l’aria e il cielo sono meravigliosamente tersi. Le strade sono vuote e i negozi chiusi. Un’occhiata alle cose prima che altri le vedano. Un vecchio edificio commerciale si staglia vuoto all’angolo. Lo stanno restaurando. I muri sono stati ridipinti, e le sue sedici finestre, lavate di recente, ora sfavillavano. All’interno si vedono specchi e altre finestre che danno sul retro, ma niente mobili. E’ tutto molto in ordine, a parte qualche crepa ancora visibile sulla facciata e schizzi di colore sul marciapiede.

La chiarezza della visione è un’opera d’arte.

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